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Ambiente

Dissesto idrogeologico: un piano strategico per l'ambiente e l'energia

Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentare e Forestali, dispone di un Piano ad ampio raggio che punta a coniugare protezione del territorio, fonti energetiche rinnovabili e occupazione. Le recenti calamità in Sardegna dimostrano la necessità e l'urgenza di un intervento organico

di Matteo Monni
dicembre 2013 | Back

Più di una volta, attraverso gli spazi che questa testata dedica alla bioenergia, Itabia ha potuto evidenziare il problema del dissesto idrogeologico che minaccia la penisola italiana, e descrivere le possibili soluzioni attivabili attraverso interventi urgenti e continui di prevenzione. Questi devono necessariamente considerare una serie di fattori quali: la cementificazione e l'abbandono delle aree agricole, l'incuria dei boschi e degli alvei fluviali, la crisi economica contingente e la cronica carenza di governance del territorio. Tutti questi aspetti in qualche modo interessano le filiere legate all'impiego energetico delle biomasse, che possono produrre ricadute positive, sia a livello globale sul clima – attraverso la riduzione di emissioni di CO2 fossile e quindi sulle temperature e i regimi delle piogge – sia in ambito locale per lo stretto legame tra le risorse da utilizzare e il territorio che le produce.
Oggi ci troviamo a fare i conti con l'ennesima alluvione, che questa volta si è abbattuta con una forza devastante sulla Sardegna, una Regione già afflitta da gravi difficoltà sociali ed economiche. In altri tempi lo stesso tipo di sciagura si è verificata in Veneto, Liguria, Toscana, Calabria, Sicilia, ecc., flagellando da Nord a Sud, senza eccezioni, l'intero Paese. Per quale motivo continuiamo ad inseguire con affanno le emergenze senza riuscire a scongiurarle?
Sarebbe l'ora di prendere atto che per alcuni problemi lo stato di emergenza si è cronicizzato, quindi il livello d'allarme deve essere tenuto alto nella gestione ordinaria del Paese e non accantonato fino a quando "fatalmente" si manifesta una nuova calamità. E' doveroso rispettare il minuto di silenzio che la Camera ha dedicato alle sedici vittime del maltempo in Sardegna, si fa però fatica a tollerare gli anni di assordante silenzio e inerzia delle nostre amministrazioni per l'attivazione di misure adeguate a prevenire il peggio. La vicinanza dello Stato alle popolazioni sarebbe molto più utile percepirla nella programmazione strategica della politica e nel quotidiano, piuttosto che nel cordoglio inevitabile e non evitato.
La gente comune non sa, ma chi ci governa dovrebbe, che, secondo quanto emerge da un recente studio condotto dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, negli ultimi 40 anni la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) è diminuita di circa 5 milioni di ettari (28%), per l'abbandono delle aree rurali da parte degli agricoltori. Tale processo ha determinato due fenomeni ad alto impatto ambientale, la cementificazione in contesti facilmente accessibili e l'incuria in vaste aree collinari e montane non più presidiate dall'uomo. Parallelamente alla riduzione della SAU, e in buona parte come sua diretta conseguenza, l'estensione del patrimonio forestale italiano è praticamente raddoppiata in 40 anni, passando da 5,5 a quasi 11 milioni di ettari, un incremento questo che esula da una politica lungimirante di governo del territorio. Oggi, infatti, una parte consistente dei boschi nazionali sono il frutto di ricolonizzazioni spontanee da parte della vegetazione forestale di aree in cui sono cessate le "piccole", ma preziose, attività agro-silvo-pastorali. L'assenza di una loro corretta gestione limita enormemente il potenziale produttivo (legna da opera o ad uso energetico) e protettivo delle nostre foreste, con serie ripercussioni sul fronte del dissesto idrogeologico, di intensità e frequenza in costante crescita, a cui concorrono, sia aspetti di tipo fisico (geologia e morfologia), sia di mancata governance del territorio.
Le cause e gli effetti di tali dinamiche sono cosa nota e ben analizzata, non a caso i Ministeri dell'Ambiente e dell'Agricoltura italiani hanno elaborato congiuntamente le "Linee guida per la valutazione del dissesto idrogeologico e la sua mitigazione attraverso misure e interventi in campo agricolo e forestale". In questo documento sono chiaramente indicati i costi che la collettività deve sostenere, anche in termini di vite umane, per le calamità (alluvioni, incendi, frane, ecc.) che potrebbero essere prevenute con opportuni interventi di manutenzione e messa in sicurezza del territorio e, tra questi, si individua anche la valorizzazione delle biomasse per un impiego energetico.
Lo studio in questione evidenzia anche le opportunità occupazionali, quindi nuovi posti lavoro, per gli operatori che verrebbero impiegati in attività di ripristino e manutenzione degli ambiti territoriali più fragili dal punto di vista ambientale. Si tratta di mansioni che porterebbero, secondo stime attendibili, a quota 410 milioni le ore di lavoro incrementali per i prossimi 10 anni, corrispondenti all'incirca a 19.000 posti di lavoro equivalenti per anno, in ambienti altrimenti destinati a spopolamento e perdita di identità culturale oltre agli squilibri ambientali!
Non attivarsi tempestivamente in tal senso ha gravato sulle casse dello Stato – e dunque dei contribuenti – nell'ultimo decennio, per quasi 10 miliardi di Euro tra ordinanze della protezione civile, aiuti di emergenza al settore primario, impegni delle amministrazioni comunali.

Visto che il comparto agroforestale interessa quasi il 75% del nostro Paese ci si aspetta dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, una presa di posizione decisa nella pianificazione strategica, di lungo termine e in chiave sistemica, del territorio nazionale.
Partendo da questi presupposti e considerando anche gli obiettivi vincolanti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, il MiPAAF ha incaricato Itabia (Italian Biomas Association), Enea, Cra (Centro Ricerche in Agricoltura) e Chimica Verde Bionet di elaborare il Piano di Settore per le Bioenergie. Tale Piano è stato presentato in bozza lo scorso 6 novembre, al Sottosegretario Giuseppe Castiglione (con delega alla bioenergia), alla presenza delle confederazioni agricole (Cia, Coldiretti, Confagricoltura e Copagri), al fine di attivare una sinergia per definire in tempi rapidi la versione definitiva del documento. L'obiettivo chiave del Piano è quindi stabilire degli indirizzi strategici di sviluppo sostenibile del settore delle bioenergie, raccordando le numerose attività già avviate dal Ministero ed orientando le amministrazioni locali e gli agricoltori verso filiere virtuose e ben integrate al comparto agroforestale e al tessuto sociale locale, curando in particolare: divulgazione delle buone pratiche (gestionali, tecniche e normative); l'adeguamento e semplificazione della normativa nazionale e regionale; la valorizzazione, rafforzamento e ampliamento delle ricerche in atto e in programma.
Inoltre, le filiere bioenergetiche vengono viste alla luce della Strategia Energetica Nazionale (SEN, marzo 2013) che ha individuato sfide, obiettivi, priorità quali l'efficienza energetica, il mercato del gas, lo sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili, lo sviluppo delle infrastrutture e del mercato elettrico, la ristrutturazione della raffinazione e della rete di distribuzione dei carburanti, la produzione sostenibile di idrocarburi nazionali; la modernizzazione del sistema di governance ecc.
Quindi, gli indirizzi tracciati dal Piano di Settore sono pienamente coerenti con i quattro obiettivi individuati dalla SEN (ridurre il costo dell'energia; superare i target ambientali del pacchetto europeo Clima-Energia 2020; ridurre la dipendenza energetica dall'estero; favorire l'economica attraverso le FER), con specifico riferimento al comparto agricolo, zootecnico e forestale di competenza del MiPAAF, mentre lo sviluppo delle filiere bioenergetiche presenta numerosi punti di contatto e può potenzialmente contribuire in modo significativo all'attuazione della maggior parte delle priorità.
Con tale approccio vengono individuati gli obiettivi e le strategie del Piano di Settore per le Bioenergie affermando il ruolo centrale dell'intero comparto agricolo nel panorama energetico nazionale. Vengono quindi proposti i criteri ritenuti necessari (strutture operative e azioni prioritarie) per orientare da subito le azioni del Ministero verso una strategia di medio-lungo periodo per uno sviluppo armonico della bioenergia e della chimica verde in coerenza con le diverse politiche di settore comunitarie, nazionali e regionali per la tutela dell'ambiente e la decarbonizzazione dell'economia. In particolare, si ritiene necessario: assicurare un coordinamento efficace tra i Ministeri competenti e la Conferenza Stato Regioni, creare un ufficio dedicato alle bioenergie interno al MiPAAF affiancato da un gruppo di supporto tecnico-scientifico, promuovere la ricerca e l'innovazione del settore delle bioenergie per l'intera filiera, e attivare un piano di formazione/informazione a livello nazionale in collaborazione con le Regioni. Le diverse filiere individuate comprendono: biomasse solide, biogas e biometano, biocarburanti e bioliquidi, chimica verde. Per ciascuna di esse è stato predisposto un quadro prospettico che mette insieme e confronta i punti di forza, i punti di debolezza, le opportunità e i rischi (minacce).

Infine, la diffusione e l'affermazione delle filiere bioenergetiche non può prescindere da un'azione capillare di informazione e formazione presso le amministrazioni locali e le imprese agricole, con il duplice obiettivo di far conoscere i benefici ambientali e le opportunità di sviluppo offerte da queste filiere e, al tempo stesso, prevenire reazioni negative da parte della pubblica opinione nei confronti di nuove iniziative (sindrome NIMBY).
L'approvazione definitiva del Piano Filiera Bioenergie si avrà in sede di Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, che dovrà deliberare sulla durata, la proroga, il successivo adeguamento. L'applicazione e l'attuazione del Piano è demandata al MiPAAF, coadiuvato dai coordinatori del tavolo di filiera per le bioenergie e in coerenza con altri Piani (legno, innovazione e ricerca, ecc.) per tematiche comuni. Il MiPAAF viene stimolato anche a promuovere la cabina di regia con il Ministero dell'Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare e con il Ministero dello Sviluppo Economico.
Se l'Italia, attraverso il Piano di Settore per le Bioenergia, riuscirà a tradurre in azioni concrete l'articolato quadro di misure utili a risolvere i problemi in esso individuati, avremo un'eccellente strumento per rilanciare in chiave sostenibile l'economia del Paese, e per esportare all'estero un modello solido e credibile di green-economy made in Italy.

BOX
Un aspetto considerato di estrema importanza nel processo di consolidamento della bioenergia in chiave sostenibile è la ricerca e l'innovazione, che deve prendere in considerazione:
- Miglioramento del materiale vegetale
- Innovazione dei cicli produttivi
- Semplificazione della tecnica colturale
- Miglioramento della gestione delle risorse
- Recupero dei suoli marginali
- Individuazione delle aree agricole da valorizzare
- Interfaccia tra produzione delle materie prime e trasformazione energetica
- Analisi tecniche ed economiche
- Analisi del ciclo di vita delle filiere bioenergetiche

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