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Tecnica

Distribuzione sostenibile di liquami e digestati

I carri spandiliquame si sono rapidamente adattati alla necessità di distribuire in campo prodotti di provenienza diversa, anche con modalità "sitospecifiche". Migliorando al contempo le prestazioni in tema di manovrabilità, sicurezza e comfort, specie in fase di trasporto

di Domenico Pessina
dicembre 2016 | Back

 

Lo sfruttamento delle deiezioni zootecniche, sia in forma solida come letame che liquida come liquame, ha da sempre costituito il fondamento della fertilizzazione organica delle coltivazioni di pieno campo. Rispetto a quello tradizionale come lettiera degli animali, le recenti utilizzazioni alternative delle paglie di cereali hanno comportato una progressiva carenza del letame, con il contestuale imponente aumento del liquame quale forma preponderante di produzione degli effluenti di allevamento.

Ciò ha comportato una serie di importanti adeguamenti aziendali, che sostanzialmente riguardano lo stoccaggio temporaneo e la distribuzione in campo, tenendo conto che l’effettuazione di tali operazioni è spesso minuziosamente normata, sia per questioni logistiche (ad es. la gestione delle vasche di contenimento, i cosiddetti “vasconi”) che ambientali, se si considerano ad esempio il problema degli odori e soprattutto le dinamiche relative al carico di azoto dei terreni.

Di conseguenza, anche il macchinario agricolo deputato alla distribuzione in campo ha subito una rilevante evoluzione, per minimizzare i problemi accennati e al contempo aumentare la capacità lavorativa, al fine di operare al meglio entro le finestre temporali consentite per l’intervento di campo.

 

Il carico di azoto e le finestre temporali di distribuzione

La Direttiva 91/676/CEE, meglio nota come “Direttiva nitrati”, che mira a ridurre e prevenire l’inquinamento delle acque causato direttamente o indirettamente dai nitrati di origine agricola, ha comportato nel tempo l’emanazione a livello nazionale e poi regionale di una serie di provvedimenti atti a disciplinare anche i possibili periodi di distribuzione in campo dei fertilizzanti azotati, specie di natura organica. Senza entrare nel dettaglio, ogni anno è predisposto a livello locale un preciso calendario delle distribuzioni, il cosiddetto “bollettino nitrati”, anche in relazione alla sensibilità dei terreni agricoli all’accumulo di azoto, tale da disciplinare in maniera rigorosa l’entrata dei mezzi in campo.

 

Il problema degli odori

Parallelamente, la distribuzione di concimi azotati, soprattutto quelli in forma liquida, ha fatto sorgere un ulteriore problema, ovvero quello del contenimento dell’emissione di odori, che possono risultare molesti per i soggetti che dimorano in insediamenti abitativi collocati nelle immediate vicinanze degli appezzamenti concimati. Va anche puntualizzato che lo sviluppo non sempre armonico dei centri urbani ha fatto sì che le nuove lottizzazioni sorgessero in zone tradizionalmente vocate all’agricoltura, con la creazione di una serie di problemi di convivenza, tra cui quello illustrato.

 

Il biogas e la gestione del digestato

Da diversi anni, la rapida diffusione nel mondo agricolo dei digestori anaerobici finalizzati alla produzione di biogas (da destinare poi all’alimentazione di potenti gruppi elettrogeni finalizzati alla co-generazione di energia elettrica e calore) ha comportato il problema dello smaltimento del sottoprodotto di risulta, ovvero il cosiddetto “digestato”, che ormai di routine viene sottoposto ad un trattamento di separazione solido-liquido, al fine di differenziarne le modalità di utilizzazione finale. Per la parte liquida, in particolare, si ripropongono le questioni sopra evidenziate.

 

L'uso dei fanghi 

Siano essi provenienti da impianti di depurazione urbana oppure di tipo industriale, la distribuzione in campo dei fanghi rappresenta da qualche tempo un’interessante diversificazione di reddito per l’azienda agricola. Tralasciando in questo contesto il problema, pur importantissimo, della corretta gestione ambientale di questo sottoprodotto, è del tutto evidente che la fase di distribuzione deve essere effettuata con opportune attrezzature, a­dottando tecniche appropriate.

 

L’evoluzione del carro spandiliquame

In estrema sintesi, la macchina si compone di un carro a uno o più assi (spesso ravvicinati) sul quale è installato un serbatoio del refluo con i necessari componenti per il carico/scarico del liquido (e, se del caso, la messa in pressione o depressione), la regolazione della portata e la distribuzione. La differenza fondamentale che caratterizza le tipologie dello spandiliquame è riconducibile essenzialmente alle modalità di carico del liquame, che può avvenire a pressione atmosferica oppure per immissione/aspirazione di aria nel/dal serbatoio.

Negli “spandiliquame a pressione atmosferica” una pompa centrifuga preleva dal vascone aziendale e avvia sotto pressione il liquido all’apparato di distribuzione, collocato nella parte posteriore della macchina. In questo caso, il preventivo riempimento del serbatoio avviene tramite un’apposita pompa a turbina, che carica il serbatoio ad una pressione uguale a quella esterna. Ciò rende possibile l’adozione di serbatoi di robustezza normale, con una sensibile riduzione sia della massa a vuoto che del costo dell’attrezzatura. Peraltro, tale sistema è soggetto ad una significativa usura e a pericoli di intasamento, che vengono talvolta minimizzati grazie alla presenza di un dispositivo trituratore, che separa ed omogenizza le parti solide.

Viceversa, gli “spandiliquame con serbatoio in pressione” comprendono una pompa esterna che, generando una depressione, aspira i liquami dalla vasca per il carico, mentre la pressione del refluo creatasi all’interno del serbatoio permette il suo scarico tramite spandimento. In tal caso, per effetto di queste continue sollecitazioni di pressione e depressione, sussiste un pericolo di scoppio o deformazione per implosione. Pertanto, il serbatoio (e il relativo depressore) sono soggetti ad omologazione, collaudo e verifiche periodiche, il cui esito favorevole va annotato sull’apposito libretto a corredo.

Come per qualsiasi attrezzatura trainata abilitata alla circolazione su strada pubblica, è obbligatoria l’omologazione (e la successiva immatricolazione), che prevede come principali requisiti il montaggio di un occhione idoneo, di un impianto frenante e di un kit luci.

Gli spandiliquame in pressione sono oggi decisamente più diffusi rispetto a quelli a pressione atmosferica, perché caratterizzati da un limitato numero di parti in movimento a diretto contatto con il liquame, con ridotta corrosione dei materiali.

 

La distribuzione a terra

La soluzione tradizionale è quella “superficiale” effettuata con un piatto deviatore del getto. Nonostante la notevole semplicità costruttiva, persistono in questo caso diversi problemi operativi, correlati alla scarsa uniformità di distribuzione trasversale e alla considerevole polverizzazione del getto, con conseguenti fenomeni di deriva e intensa emissione di odori.

Per ovviare a questi problemi, di recente sono stati introdotti sistemi a getto oscillante, a piatto deviatore oscillante e a barra con getti deviati.

Un’importante alternativa è costituita dall’interramento (superficiale o profondo) del liquame, grazie ad una lavorazione più o meno fine dello strato di terreno interessato alla deposizione del refluo, ad opera di utensili fissi o rotanti.

Tale soluzione limita gli odori, riduce le perdite di azoto ammoniacale e la contaminazione della parte epigea della coltura, elimina i rischi di contaminazione delle acque superficiali da parte del refluo e migliora le condizioni fisiche del suolo, rendendo in definitiva possibile la distribuzione del prodotto anche in prossimità di abitazioni. Gli svantaggi riguardano la maggior complessità della macchina, un significativo aumento della potenza richiesta per l’esecuzione della lavorazione (e quindi dei costi energetici) e la temporanea impraticabilità del terreno dopo la distribuzione.

Oltre alla distribuzione a rateo variabile, se del caso anche “sitospecifica”, l’evoluzione recente dei carri spandiliquame è sostanzialmente orientata ad un miglioramento della capacità operativa, grazie al progressivo aumento della capacità del serbatoio e alle più elevate prestazioni delle pompe per il carico e la distribuzione del refluo, nonché all’adozione di alcuni automatismi delle varie routine lavorative, da gestirsi anche in remoto. Ciò ha comportato anche il montaggio di una serie di accorgimenti sulla componente carro della macchina, finalizzati alla massima sicurezza in trasporto, specie su strada pubblica a velocità elevata.

 

Novità dal mercato

Per ottimizzare l’accoppiamento con il trattore, la Vaia di Calvisano (BS) monta su diversi modelli dei suoi carri spandiliquame un timone idraulico, in grado di variare facilmente in continuo l’altezza dell’occhione, in modo da mantenere il più basso possibile il collegamento, a tutto vantaggio della stabilità dell’insieme motrice-operatrice.

Sempre per la migliore operatività anche in appezzamenti con capezzagne strette, per la distribuzione localizzata di digestato su mais la Vendrame di Silea (TV) offre il timone e le ruote sterzanti, anche con manovra comandata.

Per il più alto livello di sicurezza (e comfort) in trasporto, sui suoi modelli top di gamma la Al.Pa.Car Pagliari di Squarzanella di Viadana (MN) offre la sospensione pneumatica di derivazione industriale con valvola livellatrice e molla “a ginocchio”, completata da ruote sterzanti (anche in retromarcia) comandate idraulicamente con una centralina dedicata.

Analogamente la Zaccaria di Montese (MO) prevede il montaggio di sospensioni idrauliche su mozzi indipendenti, che consentono un carico costante su tutte le ruote a terra in ogni situazione di campo e una più corretta distribuzione delle forze frenanti in fase di arresto del mezzo. Il tutto può essere completato a richiesta dalla registrazione “sitospecifica” della distribuzione.

La possibilità di poter gestire a distanza le varie fasi della routine di lavorazione tramite radiocomando rappresenta un notevole passo avanti in tema di sicurezza operativa. Molti costruttori prevedono questa funzione, sia con pannelli di comando remoto da collocare al posto di guida del trattore, sia con radiocomandi dedicati, come quello offerto dalla Bonsegna di Nardò (LE).

La diffusione del protocollo ISOBUS ha rappresentato una svolta fondamentale in tema di automazione, in particolare nel “dialogo” tra trattore e operatrice, per la più efficiente esecuzione dell’operazione colturale. Ovviamente anche gli spandiliquame hanno beneficiato di questa innovazione, come i modelli della Bossini di Carpenedolo (BS), sui quali le informazioni si interfacciano tra lo spandiliquame e il trattore con un unico collegamento a connessione unificata e vengono visualizzate sul monitor già in dotazione.

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