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Distretti

Forlì-Cesena, un distretto in trasformazione

Wellness, Ict, turismo-cultura sono le nuove filiere che, nonostante la crisi economica congiunturale, si stanno affermando nel tessuto produttivo del distretto accanto a quelle tradizionali. In evidenza, tra le attività manifatturiere, la meccanica, le calzature e l'alimentare, legato a doppio nodo alle eccellenze produttive del settore primario

di Giovanni M. Losavio
dicembre 2013 | Back

Non accenna ad allentarsi la morsa della crisi sul distretto di Forlì-Cesena, che nel secondo trimestre del 2013, come rileva la Camera di Commercio locale, ha visto in territorio negativo i principali indicatori economici. Soffre l’industria – la produzione industriale è calata del 4,1% sullo stesso periodo dello scorso anno – ma soffre soprattutto il comparto delle costruzioni, il cui volume d’affari ha registrato una flessione di ben sei punti percentuali rispetto al secondo trimestre 2012. Non è andata meglio ad alcuni dei tradizionali settori di punta del sistema produttivo provinciale, quali quello turistico, dove nei primi sette mesi del 2013 si è verificata una diminuzione delle presenze di poco inferiore al 4%, che ha inciso negativamente sul giro d’affari delle strutture ricettive. Segno “meno” anche per il valore aggiunto (in calo dell'1,7% sul 2012) e per il numero di imprese attive (in totale sono poco più di 39 mila) diminuite di circa 600 unità rispetto al primo semestre dello scorso anno. Insomma, se si eccettua una discreta ripresa delle esportazioni e una buona performance dell’industria calzaturiera - fiore all’occhiello della provincia che ha nel “polo del lusso” di San Mauro Pascoli la sua punta di diamante – per l'economia forlivese e cesenate ancora non si intravede l’uscita dal tunnel della recessione. Al di là dell’attuale congiuntura negativa, il distretto produttivo di Forlì–Cesena esprime comunque grandi potenzialità, legate, in parte all’emergere di nuove attività, in parte allo sviluppo di quelle tradizionali, legate al manifatturiero e in particolar medo alle filiere agro-industriali.

Wellness, Ict e Turismo, nuove filiere per l’economia e l’occupazione. Secondo il Rapporto annuale sull’economia della provincia presentato il 14 giugno dalla Camera di Commercio di Forlì – Cesena, la scomposizione dei dati aggregati sembrerebbe indicare una certa evoluzione della struttura imprenditoriale del distretto. Per cogliere appieno queste tendenze emergenti – osserva sempre l'istituto camerale – è necessario spostare l'analisi da ciò che le imprese producono al modo in cui beni e servizi vengono resi disponibili attraverso un processo al quale partecipa, in funzione delle loro rispettive specializzazioni, una pluralità di attori economici. Occorre, in altri termini, passare da un'ottica settoriale ad una di filiera. Questa particolare prospettiva dimostra come nel sistema economico forlivese e cesenate, accanto alle filiere tradizionali (agroalimentare, meccanica, moda, edilizia) se ne stiano affiancando di nuove, legate soprattutto all'universo del “wellness”, all'industria turistico-culturale, all'information communication tecnology. «Le vecchie filiere – si legge nel rapporto 2012 della Camera di Commercio – registrano una flessione dell'occupazione e, complessivamente, un calo nel numero delle imprese; nelle nuove crescono le aziende e si creano posti di lavoro (solo wellness e turismo contavano l'anno scorso circa 10 mila addetti, ndr)». Con una spinta propulsiva che l'anno scorso ha permesso alla ditte manifatturiere della filiera wellness di aumentare addirittura di un terzo gli addetti, a fronte di una dinamica settoriale molto difficile per l'intera provincia. D'altro canto, le nuove attività produttive del forlivese e del cesenate possono vantare punti di assoluta eccellenza nel wellness campus della Technogym alle porte di Cesena - un'area di 150 mila metri quadrati tra linee di montaggio, laboratori, uffici, sale convegni, palestre, inaugurata nel settembre 2012 alla presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e dell'ex Presidente USA Bill Clinton – e nel tecnopolo di Forlì-Cesena, che si sviluppa su una superficie di oltre 10 mila metri quadrati con laboratori dedicati all'avionica, all'Ict, all'agroalimentare.

Le specializzazioni della manifattura provinciale. Lo scenario diventa ben più complesso se si prende in considerazione l'industria manifatturiera nel suo complesso che nel 2012 ha visto calare sia la produzione in volume (-3,3,%) sia il fatturato (-1,5%) a causa della diminuzione della domanda interna, non compensata da un incremento di quella estera. E le difficoltà del comparto hanno “contagiato” i tradizionali settori di specializzazione manifatturiera forlivese e cesenate. Dal punto di vista strutturale – evidenzia il Rapporto della Camera di Commercio – il primato spetta alle imprese della lavorazione del metallo, che rappresentano la quota maggioritaria (il 20,2%) delle aziende manifatturiere provinciali, seguite con il 14,4% da quelle della meccanica (macchine per l'agricoltura e da cantiere, macchine per l'industria alimentare, carrozzerie per autoveicoli), e dell’ alimentare (9,8%). Peso di rilievo anche per il settore delle calzature – conta oltre 250 ditte localizzate tra San Mauro Pascoli, Savignano sul Rubicone e Gatteo, ed impiega poco meno di 4 mila addetti – e per quello del mobile (346 ditte e circa 3 mila addetti) che ha nel distretto del mobile imbottito di Forlì uno dei suoi fiori all'occhiello. Se si eccettua il segmento delle calzature, che nel corso del 2012 grazie alle produzioni per la fascia alta del mercato ha mantenuto la propria vitalità, gli altri hanno avuto un andamento ben più problematico. Così è stato soprattutto per le aziende specializzate nei prodotti di metallo e nella fabbricazione di mobili, i cui indicatori economici sono stati quasi tutti in territorio negativo. La meccanica, invece, rispetto agli altri settori industriali, ha mostrato una buona capacità di tenuta pur in un contesto difficile. Infatti, a fronte di un calo registrato negli ordini e nella domanda aggregata, le imprese meccaniche hanno comunque mantenuto sui livelli dell'anno precedente tanto il volume della produzione (+0,5%) quanto il fatturato (-0,6%). In tale comparto significativo è il peso della meccanica agricola, sia sotto il profilo quantitavo – le aziende del segmento sono circa 70, pari al 12,5% del totale di quelle attive nel comparto meccanico – sia dal punto di vista qualitativo. Infatti, se si considerno le sole immatricolazioni di trattrici, in un periodo di crisi per il mercato italiano che tra il 2013 e il 2012 ha registrato un ulteriore calo (-5,6%), il distretto è andato in netta controtendenza registrando un incoraggiante incremento, superiore ai 10 punti percentuali. Un dato, questo, di poco inferiore alla performance dell'Emilia Romagna che tra il 2012 e il 2013 ha visto aumentare le immatricolazioni dell'11,4%. Da segnalare, in particolare, che nel 2012 i costruttori di macchine agricole del distretto - come rende noto l'istituto camerale - sono riusciti a guadagnare quote di mercato all'estero, non solo in Europa (Gran Bretagna e Cipro) e nel vicino Oriente (Turchia) ma anche in Paesi più lontani quali Filippine, Malaysia, Corea del Sud e Repubblica Sudafricana, ai quali si aggiungono le “nicchie” di Hong Kong e del Bahrein.

Alimentare e agricoltura: un binomio vincente. Discorso a parte merita l'industria alimentare (380 aziende pari a circa il 10% del totale del manifatturiero), legata a doppio nodo alle specificità produttive del settore agricolo provinciale dove spiccano soprattutto gli allevamenti avicoli. Non è dunque un caso se una delle più importanti imprese italiane di lavorazione delle carni avicole, la Amadori – 7 mila addetti per un fatturato di 1,2 miliardi di euro nel 2011 (dati del produttore) – abbia iniziato ad operare proprio nel cesenate. D'altro canto, in questo campo i numeri del distretto sono “da record”. Infatti, secondo quanto reso noto dall’istituto camerale, nel 2012 la Produzione Lorda Vendibile (PLV) avicola provinciale (+11% in valore sul 2011) è stata pari al 40% della PLV agricola totale di Forlì e Cesena con circa un miliardo di uova da consumo, 66 milioni di polli da carne e più di due milioni di tacchini prodotti. E sempre nel territorio forlivese e cesenate, che può vantare una lunga tradizione nel segmento dell'ortofrutta, ha sede il Gruppo Orogel specializzato nella lavorazione dei vegetali (freschi e surgelati), uno dei principali punti di riferimento per la nostra industria agroalimentare. Il settore primario provinciale può inoltre vantare posizioni di assoluta eccellenza anche nel comparto vinicolo nel quale ai noti Sangiovese e Trebbiano si affiancano numerose altre etichette Doc e Docg. Insomma, per il sistema economico locale, l'agricoltura, che nel 2012 ha registrato un sensibile incremento delle esportazioni contribuendo con una quota del 9% circa all'export totale del distretto, rappresenta un vero e proprio volano di sviluppo economico.

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