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Il ruolo del contoterzismo nell'agricoltura italiana

La crisi del settore agricolo ha avuto come riflesso il calo degli investimenti e l'esternalizzazione di alcune lavorazioni. Una analisi realizzata da Nomisma con il supporto di Confai e Unima mette a fuoco il fenomeno del contoterzismo, evidenziando come il ricorso alle imprese agromeccaniche sia per gli agricoltori un vantaggio non soltanto in termini economici ma anche in termini di qualità delle lavorazioni e disponibilità di personale qualificato

di Stefano Baldi e Denis Pantini
Gennaio/Febbraio 2015 | Back

Nell’ultimo decennio, la stagnazione dei redditi agricoli, la crescente volatilità dei prezzi e l’incremento del costo degli input (carburanti, fertilizzanti, agrofarmaci, ecc.) se da un lato hanno intaccato la capacità delle imprese agricole italiane di accantonare risorse economiche, dall’altro hanno innescato un processo di ottimizzazione per una gestione efficiente dell’azienda agricola. Tutto ciò siè tradotto in un calo degli investimenti e nell’esternalizzazione di alcune lavorazioni. Se poi a ciò si aggiunge la crescente necessità di disporre di personale qualificato e di macchine in grado di realizzare lavorazioni complesse, è facile comprendere le motivazioni che spesso spingono le imprese agricole a rivolgersi ai contoterzisti.

La crescente importanza di questo comparto tuttavia non va di pari passo con la conoscenza e le informazioni che si hanno dello stesso. Per tale ragione, Nomisma ha realizzato uno studio che fornisce un quadro generale del settore degli agromeccanici professionali in Italia.

Il primo elemento di rilievo che emerge con forza dallo studio è quello che mette in evidenza l’ampia diffusione dei servizi di contoterzismopassivo (utilizzo di servizi e mezzi in azienda forniti da terzi) nell’agricoltura italiana. Secondo i dati dell’ultimo censimento agricolo, infatti, sono circa 534.000 le imprese agricole che fanno ricorso a servizi di contoterzismo, pari al 33,4% delle imprese totali, alle quali sono riconducibili superfici per 5,6 milioni di ettari (44% della SAU nazionale). In particolare, se si esamina il comportamento di queste imprese attraverso l’analisi dell’evoluzione del numero medio di giornate di lavoro per azienda, si osserva come la domanda di lavorazioni in conto terzi sia aumentata significativamente. Se nel 2000 mediamente un’azienda agricola faceva ricorso a servizi di contoterzismo per circa 3,8 giornate all’anno, nel 2010 questo valore è raddoppiato raggiungendo le 7,5 giornate. Le ragioni di questo crescente affidamento di lavorazioni agricole ad aziende agromeccaniche sono da ricercarsi da un lato nella crescente domanda di innovazione e tecnologia in agricoltura (che si traduce in una crescente necessità di conoscenza e professionalità nelle operazioni colturali), dall’altro nella necessità di ridurre i costi di produzione tagliando gli sprechi e incrementando l’efficienza produttiva.

Un altro aspetto interessante che emerge dai dati è quello relativo alle tipologie di servizi richiesti che dimostrano come il contoterzista non debba semplicemente disporre di competenze meccaniche ma che al contrario abbia le capacità per gestire un’impresa agricola in toto. Sul totale delle imprese che richiedono servizi di contoterzismo, infatti, il 32% (10% delle aziende agricole italiane) affida all’agromeccanico la completa gestione dell’attività: dalle scelte colturali, alle lavorazioni, pratiche amministrative fino alla commercializzazione del prodotto.

Se per la domanda di servizi in contoterzi sono disponibili molte informazioni a livello censuario, lo stesso non si può dire per l’offerta. Ad oggi infatti, data l’estrema variabilità dei soggetti che si identificano come agromeccanici, risulta difficile calcolare con esattezza il numero di imprese che realizzano l’attività in conto terzi in maniera professionale. In generale, presso le Camere di Commercio, si rilevano oltre 31.000 imprese iscritte come contoterzisti (codice ATECO 01.61) pur non essendo tutte in realtà imprese agromeccaniche professionali. Tra queste, oltre 18.000 sono imprese agricole che svolgono una o più fasi della lavorazione dei terreni presso terzi utilizzando mezzi meccanici propri e che, secondo i dati del Censimento Agricoltura, effettuano 921.548 giornate di lavoro presso altre aziende. Si tratta quindi di circa il 23% delle giornate complessivamente effettuate dai contoterzisti in agricoltura.Come risultato, il restante 77% viene quindi realizzato da imprese che si possono definire agromeccaniche professionali in virtù dell’elevata specializzazione e della predominanza dell’attività in conto terzi.

Su questo universo di imprese, Nomisma, con il supporto di Confai e Unima, ha realizzato un’indagine – rivolta a un campione di 377 imprese – volta ad individuare i principali caratteri che definiscono questo settore. I risultati, oltre a definire i contorni del comparto hanno messo in luce come i contoterzisti siano in grado di offrire un’ampia gamma di servizi, gestiscano macchine mediamente di età compresa tra i 5 e i 10 anni e finanzino i propri investimenti principalmente tramite il credito bancario (39,5% del campione) e strumenti offerti dal rivenditore o dalla ditta produttrice (33%). Dalla survey emergono tuttavia anche alcune criticità sottolineate dalle imprese; prime fra tutte le difficoltà generate dai tempi di pagamento dei clienti e dal prezzo dei fattori produttivi.

D’altra parte, i contoterzisti offrono anche qualche spunto di riflessione sul punto di vista degli agricoltori e, in particolare, sulle motivazioni che spingono le imprese agricole a ricorrere a questa tipologia di servizi. Gli imprenditori agricoli infatti richiedono il supporto delle imprese agromeccaniche a causa della mancanza di risorse economiche per acquistare le macchine (48%), dell’inferiore costo aziendale dei servizi in contoterzi rispetto alla lavorazione in proprio (30%) e della maggiore qualità delle lavorazioni in contoterzi (12%).

L’incrocio dei risultati ottenuti ha permesso in definitiva di comprendere come il fenomeno del contoterzismo sia in aumento non tanto in termini di aziende servite quanto di numero di giornate dedicate per azienda agricola; questo aumento dell’”intensità del contoterzismo” in agricoltura fornisce una prova del crescente bisogno delle imprese agricole di ricevere supporto per la realizzazione di specifiche operazioni colturali e, in alcuni casi, per la gestione completa dell’azienda (dalle scelte colturali alla raccolta e commercializzazione). Generalmente, si è osservato come l’aumento della domanda di tali servizi sia legato prima di tutto ad aspetti economici; le ridotte dimensioni medie dell’azienda agricola italiana in molti casi non lasciano spazio per gli investimenti necessari a costituire alcuni cantieri di lavoro. In ogni caso, sarebbe importante che l’imprenditore agricolo valutasse attentamente il costo orario del cantiere che intende allestire per comprendere quale sia la strategia migliore da adottare per ottenere la massima efficienza economica senza compromettere la produttività e la qualità delle lavorazioni. In conclusione, il ricorso al contoterzismo non si configura semplicemente come una questione economica ma anche di qualità. 

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