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Irrigazione e macchine agricole per superare la "variabile meteorologica"

La presenza dei monsoni e le variabili legate all'andamento delle precipitazioni incidono in modo determinante sulla produttività di vaste regioni dell'India. I progetti governativi e le iniziative per lo sviluppo della rete idrica e della meccanizzazione puntano ad accrescere la produttività dell'agricoltura riducendo la dipendenza dall'andamento meteorologico

di Davide Gallarate
dicembre 2015 | Back

Per anni l’India ha rappresentato uno dei mercati di riferimento a livello globale per la meccanica agricola ed in particolar modo per le trattrici, con 2,6 milioni di unità
vendute nel quinquennio 2009–2013. Il 2014 ha visto il Paese confermarsi come primo mercato al mondo, sempre per quanto concerne le trattrici, sebbene fosse stata già registrata una prima flessione nelle vendite. Quest’anno, contrariamente alle previsioni, il segmento ha fatto invece registrare un considerevole calo, stimato nell’ordine del 20%, nel contesto di un più generale rallentamento del mercato delle macchine agricole, che, sebbene più difficile da quantificare, è percepito dello stesso ordine di grandezza. Tale calo è da imputare direttamente alla minore produttività dei campi e, di conseguenza, alle minori disponibilità economiche degli agricoltori.
Causa principale della minore produzione agricola è la sempre maggiore imprevedibilità e scarsità delle piogge, in particolare di quelle collegate al monsone di sud-ovest, vento che raggiunge il subcontinente indiano da giugno a settembre e a cui è collegata la maggioranza delle precipitazioni annue. In un Paese in cui oltre metà delle coltivazioni dipendono ancora interamente dalle piogge per l’approvvigionamento idrico, e in cui dall’agricoltura dipende il sostentamento di oltre il 60% della popolazione, questo deficit ha causato, e continua a causare, enormi problemi a livello socio-economico. Nell’anno 2014, precipitazioni pari all’88% del livello normale si sono tradotte, secondo le stime del Ministero dell’Agricoltura per il raccolto Kharif (ossia quello che avviene durante la stagione del monsone) nell’anno fiscale aprile 2014 – marzo 2015, in sensibili cali della produzione, uno su tutti quello del 7% relativo al complesso dei foodgrains (riso, grano, cereali, ecc…). Per l’anno 2015, la situazione non si presenta affatto migliore: l’India Meteorological Department, al termine della stagione, ha comunicato precipitazioni inferiori del 14% rispetto alla media su scala nazionale (addirittura del 17% nel nordovest del Paese) cifre che si tradurranno sicuramente in un danno ancora maggiore per l’agricoltura rispetto all’anno precedente. Quello della dipendenza dal monsone è un problema storico dell’agricoltura indiana, per il quale nel corso degli anni la risposta è stata in molti casi insufficiente. Secondo i dati ufficiali, solo il 45% dei 140 milioni di ettari che costituiscono la superficie agricola netta dell’India risulta ad oggi raggiunta da sistemi di irrigazione, con enormi discrepanze tra i vari Stati: anni per aumentare la superficie agricola irrigata e, nel contempo, ridurre sprechi e perdite, tramite una migliore gestione sia delle risorse che delle infrastrutture. Il PMKSY va ad aggiungersi al novero dei numerosi programmi messi in atto negli ultimi anni dal Governo indiano per il miglioramento dell’agricoltura, diversi dei quali prevedono strumenti di sostegno economico all’acquisto di macchine ed attrezzature agricole. In particolare, si può citare la Sub-Mission on Agricultural Mechanization, all’interno della quale, oltre ad altri provvedimenti quali incentivi al contoterzismo ed alla formazione di operatori, sono presenti sussidi all’acquisto che variano dal 25% al 40% del valore della macchina, rivolti principalmente ai cosiddetti Small and Marginal Farmers, ossia agricoltori le cui proprietà sono pari o inferiori a due ettari (che in India rappresentano oltre l’80% del totale). Del resto, la meccanizzazione è, oggi più che mai, una necessità dell’agricoltura indiana, ed il mercato correlato presenta ancora enormi margini di sviluppo, considerando che il livello di meccanizzazione nelle fasi colturali è stimato unicamente al 35%. Andando poi nel dettaglio delle diverse operazioni, emergono forti discrepanze: mentre per la lavorazione del terreno il livello è pari all’85% (con picchi del 95% per la lavorazione dei terreni adibiti alla coltura del grano), esso è del 30% per semina e trapianto e del 25% per la raccolta. L’operazione dove si riscontrano le maggiori carenze è la protezione delle colture, il cui livello è unicamente pari al 3% del potenziale, valore che scende al 2% in caso di coltivazioni quali riso, canna da zucchero e cotone. Il raggiungimento di livelli di meccanizzazione comparabili a quelli delle economie più avanzate permetterebbe all’India di sfruttare l’ancora largamente inutilizzato potenziale agricolo. Un esempio su tutti è quello relativo alla coltivazione del granturco: se la produttività dei campi indiani, pari a 2.321 kg/ha, raggiungesse i livelli di quelli statunitensi, primi al mondo con 8.858 kg/ha, la produzione annua passerebbe dagli attuali 24 milioni di tonnellate all’impressionante cifra di 93 milioni di tonnellate, facendo dell’India il terzo produttore mondiale dopo Stati Uniti e Cina. Se infatti nel nord del Paese, negli Stati tradizionalmente agricoli di Punjab, Haryana e Uttar Pradesh, la superficie irrigata è pari ad oltre l’80% del totale, negli Stati dell’India orientale, come ad esempio West Bengal, Orissa e Bihar, dove è in generale minore il livello di sviluppo dell’agricoltura, tale percentuale si attesta unicamente al 25% circa. Nell’ottica di rispondere a questa situazione, il Governo indiano ha lanciato il programma Pradhan Mantri Krishi Sinchai Yojana (PMKSY), che prevede l’allocazione di 500 miliardi di Rupie (circa 7 miliardi di Euro al cambio odierno) nell’arco dei prossimi cinque

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