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Tecnica

Nuovi attrezzi per potature agevoli e sicure

La potatura secca delle colture arboree richiede perizia e strumenti adeguati. L'attrezzatura di base è sicuramente la forbice manuale ma possono essere utilizzati utensili di taglio più impegnativi come seghetti e cesoie. Per agevolare l'operatore possono essere utilizzate, o le forbici servoassistite che si basano su un piccolo stantuffo ad aria compressa comandato dall'operatore tramite un grilletto, o le forbici elettriche nelle quali il movimento della lama è dato da un motorino elettrico. Infine diffusa solamente in vigneto si sta diffondendo la potatura meccanizzata, perché permette di ridurre notevolmente i costi

di Davide Giordano
Febbraio 2014 | Back

Vigneti, frutteti, colture boschive sono tutti settori dove la potatura secca, o invernale, è indispensabile per una corretta gestione agronomica. Oltre a mantenere la voluta forma di allevamento della pianta, tale operazione è deputata a determinare anche il carico di gemme dell’anno successivo, con notevoli ricadute su quantità e qualità della produzione.

È importante quindi che gli operatori siano ben addestrati, in possesso di una solida base sulla fisiologia della coltura su cui intervenire, in grado quindi di decidere con competenza quali tralci o rami siano da mantenere e quali invece debbano essere asportati. L’attrezzatura di base è sicuramente la forbice manuale: una robusta lama tagliente, mantenuta sempre ben affilata, recide di netto il ramo, con un’azione di cesoiamento verso una controlama non tagliente. La struttura di base è molto simile per tutti i modelli in commercio: le lame sono collegate ad un manico, che può essere di diversi materiali, ed incernierate tra loro grazie ad un bullone. Una molla interna riapre la forbice dopo il taglio, mentre un piccolo dispositivo la mantiene in posizione di chiusura.

Le maggiori differenze tra i vari modelli in commercio sono imputabili ai diversi materiali adottati per la lama così come per i manici, che possono essere in acciaio, in plastica e in materiali compositi.

Unitamente alle forbici, possono essere impiegati utensili per tagli più impegnativi, quali i seghetti e le cesoie. Queste ultime si differenziano dalle forbici per la presenza di uno o più rinvii della forza di azionamento, per eseguire tagli di rami  di dimensione anche notevole. Viceversa, i seghetti più diffusi sono sicuramente quelli a serramanico, che si possono facilmente riporre in tasca quando non in uso.

 

Forbici servoassistite

Lo step successivo riguarda la riduzione della forza sviluppata dall’operatore, che deve però comunque selezionare il materiale da tagliare. Si tratta attualmente della soluzione di potatura agevolata più diffusa, e di fatto l’unica possibile in ambito frutticolo nonché in varie forme di allevamento del vigneto (come il guyot). Dover diminuire la forza applicata dall’operatore implica l’azione di un servomeccanismo, azionato idraulicamente, con aria compressa o tramite energia elettrica.

Le forbici pneumatiche si basano su un piccolo stantuffo azionato da aria in pressione e  comandato dall’operatore tramite un grilletto. Un corpo in metallo, o in materiale plastico nei modelli più economici, contiene al suo interno i componenti necessari: il pistone appunto, la lama con il suo punto di incernieramento e il grilletto di comando, mentre nella parte posteriore è collocata la presa della tubazione dell’aria compressa. Si tratta di attrezzi semplici, robusti, dal costo di acquisto relativamente ridotto (poche centinaia di euro per i modelli migliori). L’azione di taglio è però on-off, senza proporzionalità del movimento. Una volta dato il via (consenso), la lama percorre l’intera traiettoria prevista, senza arresto, e richiede quindi una grande attenzione operativa, perché qualsiasi oggetto presente tra le lame verrà inesorabilmente tranciato (inclusi fili di sostegno o, peggio, dita!). Inoltre, il tubo di collegamento dalla forbice al compressore può facilmente impigliarsi nei rami a terra o nelle piante, rendendo difficoltoso il procedere dell’operatore.

BOX – Aria compressa dal trattore

 Le forbici da potatura di tipo pneumatico sono alimentate spesso da un compressore installato sull’attacco a tre punti del trattore e mosso dalla sua pdp; in rari casi si impiegano invece motocompressori autonomi. Il dispositivo di compressione può essere rotativo, a vite o a pistone. Sono provvisti di un serbatoio d’accumulo, e garantiscono elevate portate d’aria ad una pressione di 10-12 bar circa. Opportune tubazioni in gomma, sia semplici che con arrotolatore automatico, collegano l’unità operativa a più forbici.

Le forbici elettriche, o meglio elettroniche, sono attualmente le attrezzature per potatura agevolata maggiormente richieste dal mercato. Sulla batteria di alimentazione si è concentrato lo sviluppo tecnologico recente, grazie alla progressiva diffusione degli accumulatori Li-ion, sui quali è stato praticamente eliminato il fastidioso “effetto memoria”, con un tangibile aumento della loro vita utile. Inoltre, l’elevata densità di carica ha permesso di ridurne notevolmente le dimensioni, aumentandone al contempo l’autonomia. Inoltre, sono eliminati tutti i rischi connessi ad eventuali folgorazioni, dovute all’assenza di connessione diretta alla rete elettrica. Le dimensioni ridotte del pacco batterie ne permettono l’inserimento in gilet o piccole imbragature, che indossate sopra all’abbigliamento normale non interferiscono minimamente con i movimenti dell’operatore. Un cavo flessibile ma robusto connette la batteria alla forbice, costruita quasi sempre con materiali plastici ad elevata resistenza, anche se sono disponibili modelli con scocca in alluminio. A differenza degli altri modelli, in questo caso il grilletto non comanda la lama direttamente, ma per mezzo di una scheda elettronica che ne rileva la posizione, e determina di conseguenza l’apertura o la chiusura della lama con una corsa proporzionale, permettendo all’operatore di bloccare un taglio già in corso, con un considerevole aumento della sicurezza.

Il movimento della lama è attuato per mezzo di un motorino elettrico, che può agire o su una vite senza fine o su un pignone. Nel primo caso la vite muove un albero filettato che è collegato alla lama tramite uno snodo; nel secondo il pignone agisce direttamente sulla lama.

Dal punto di vista meccanico la forbice è quindi piuttosto semplice: il circuito elettronico è invece relativamente complesso, dovendo gestire sia il dispositivo di taglio che la batteria, e comunicando con l’utente per mezzo di uno o più display a cristalli liquidi. L’informazione più importante è l’entità della carica residua, anche se vengono forniti altri parametri, come ad esempio il tempo di funzionamento o il numero di tagli.

 

Potatura meccanica

Diffusa solamente in vigneto e limitatamente ad alcune forme di allevamento (cordone speronato, GDC, etc.), la potatura meccanizzata si sta progressivamente diffondendo perché permette di ridurre notevolmente i costi. Le potatrici (o prepotatrici se richiedono un intervento di rifinitura manuale successiva) sono attrezzature tipicamente portate sulla parte anteriore del trattore, anche se non mancano modelli destinati ai portattrezzi scavallanti (cioè le vendemmiatrici a testata intercambiabile). Se la prepotatura con successivo intervento manuale è adattabile anche a forme di allevamento tipo Casarsa, la potatura integralmente meccanica può essere invece praticata solo su forme a sperone (cordone speronato, GDC). Tra l’altro, richiede comunque un intervento manuale alternato a quello meccanico, che altrimenti non rispetterebbe completamente lo sviluppo della pianta.

La macchina lavora con organi di taglio a dischi rotativi o a barre falcianti. Sulla struttura di base, le regolazioni dell’altezza e della distanza dalla vegetazione sono realizzate idraulicamente, tramite cilindri alimentati dal circuito del trattore.

Nelle potatrici rotative gli organi di taglio sono costituiti da una doppia colonna di dischi orizzontali dentati che si incastrano tra di loro scavallando il filare. Il numero di dischi dipende dalla forma di allevamento e dal tipo di potatura che si vuole realizzare. I dischi convogliano la vegetazione in modo concentrico, frantumando e stralciando il legno. Grazie a dei tastatori, le colonne si aprono automaticamente in prossimità dei pali.

Gli organi di lavoro delle potatrici a barre falcianti sono identici a quelli delle comuni cimatrici, ma più robusti, per riuscire a tagliare anche il legno secco. Non sono in grado di stralciare, e quindi vengono proficuamente utilizzate solo su forme di allevamento tipo Casarsa.

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