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Olimac, alta specializzazione nei sistemi di raccolta del mais

Innovazione tecnologica, pianificazione dei processi di fabbrica, impianti produttivi di nuova generazione. Sono questi i fattori che hanno permesso alla cuneese Olimac di imporsi sui mercati globali con una gamma di macchine "hi tech" per la raccolta del mais. Dall'export deriva il 98% del fatturato dell'impresa

di Giovanni M. Losavio
luglio - agosto - settembre 2016 | Back

La nascita della Olimac, impresa con sede a Margarita (Cuneo), è legata allo sviluppo di una soluzione per i sistemi di raccolta del mais. Correvano i primi anni ‘50 quando Emilio Olivero, che diede un contributo decisivo alla nascita dell’azienda, ebbe un’intuizione: se si fosse modificata l’architettura costruttiva della testata, adottando un profilo leggermente concavo, “ad anfiteatro”, si sarebbe riusciti ad ottimizzare la lavorazione della granella. In altri termini, sarebbe stato possibile dividere le pannocchie dal fusto e sgranellare il mais lasciando gli steli sul terreno ad andane. All’epoca, l’idea di Olivero rappresentava una novità assoluta – che avrebbe reso molto più profittevole la coltivazione del mais, allora penalizzata da sistemi di raccolta poco efficienti – che aspettava solo di prendere forma. A dargliela, tuttavia, non fu il suo ideatore, ma il genero, Giuseppe Carboni, il quale, seguendo le indicazioni di Emilio riuscì a trasformare il progetto (brevettato come Testata Integrale) in una macchina pienamente operativa. Sin da quei primi anni di attività – la Olimac venne fondata da Giuseppe Carboni e dalla moglie Maria – venne fatta una chiara scelta di campo alla quale il management continua ad essere fedele: si decise cioè di puntare tutto sul segmento di mercato della raccolta del mais, rinunciando quindi a diversificare la produzione. Anche questa fu un’intuizione vincente poiché permise alla ditta di concentrare tutte le proprie risorse in unico settore, aggiornando continuamente il profilo tecnologico delle proprie applicazioni e offrendo sempre soluzioni all’avanguardia. Così è stato, ad esempio, per gli spannocchiatori della serie Drago, grazie ai quali la Olimac ha potuto consolidare la propria presenza sui mercati globali – il 98% fatturato proviene dall’export – e dare il via ad una gamma di attrezzatture hi-tech nella quale spicca Drago GT premiata come Novità tecnica all’edizione 2016 di Fieragricola. Declinata in tre modelli – Drago, Drago 2 e il già citato Drago GT – in versione fissa e ribaltabile, con un numero di fila compreso tra un minimo di quattro e un massimo di 24, la linea Drago si fa infatti apprezzare per i suoi contenuti tecnologici di alto livello. Come i piatti spannocchiatori ammortizzati, che attutiscono l’impatto delle pannocchie evitando così perdite di prodotto o di granella, o i piatti spannocchiatori a regolazione automatica, la cui apertura si adatta alle differenti dimensioni degli steli in modo automatico e indipendente. E sempre in tema di contenuti innovativi, è doveroso menzionare il doppio trinciastocchi con effetto forbice, le cui lame, quattro per ogni fila (due per ogni lato), lavorano con una rotazione inversa a ricordare, appunto, il funzionamento di una forbice. Del resto, alla Olimac la tecnologia è di casa. Tutto, a partire dall’organizzazione dei processi di fabbrica, è studiato per agevolare, quasi accompagnare, la nascita di una soluzione innovativa. Lo stesso stabilimento di Margarita, esteso su una superficie di oltre 90 mila metri quadrati, è un sito produttivo all’avanguardia, equipaggiato – fra l’altro – con un sistema domotico di ultima generazione (gestisce in modo coordinato e computerizzato gli impianti tecnologici, oltre a controllare le funzionalità dello stabilimento); con magazzini robotizzati (i materiali costruttivi sono movimentati in modo automatico grazie a un sistema computerizzato); con un sistema di verniciatura di nuova concezione, (che garantisce al prodotto un ciclo di vita superiore alla media); con quattro centri di lavoro orizzontale (producono le scatole di trasmissione e i riduttori) e con ben nove isole di tornitura robotizzata. Insomma, tutti i processi di fabbrica, ad alta tecnologia e pianificati con grande cura, si svolgono all’interno del sito di Margarita perché è proprio sulla qualità dei criteri costruttivi che la Olimac ha realizzato il proprio successo sui mercati globali.

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