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Tecnica

Pacciamatura: una copertura vantaggiosa

La copertura del terreno agricolo con materiali di varia natura offre numerosi vantaggiosi, in particolare nelle coltivazioni specializzate. Per la stesura dei teli in materiale plastico vengono impiegate le pacciamatrici. Pur disponibili in versione autonoma, sono spesso abbinate alle trapiantatrici, così da realizzare operazioni combinate in un unico passaggio

di Stefano Albanesi
Marzo - Aprile 2014 | Back

PVC, polietilene, cellulosa, Mater-Bi, nylon, carta…ma anche corteccia sminuzzata, foglie, paglia, cartone, foglie secche, ghiaia, strame…o addirittura lapillo e bucce di cacao. Sono moltissimi i materiali e i substrati utili per realizzare la pacciamatura, quella pratica agricola che consiste nel coprire una determinata porzione di terreno, al fine di mantenere la temperatura dello stesso più elevata durante l'inverno e la corretta umidità nei mesi più caldi. Inoltre (e a volte soprattutto), la pacciamatura costituisce un efficace ostacolo alla crescita delle malerbe, protegge il terreno da rischi di erosione ed evita la formazione della crosta superficiale. In ogni caso, specie nell’ambito dell’ortoflorovivaismo di tipo professionale, la pacciamatura consiste sostanzialmente nella stesura di un telo realizzato con diversi materiali, tutti però dotati di elevata elasticità e adattabilità alla superficie del terreno.

Le macchine che vengono impiegate allo scopo sono le pacciamatrici, che possono operare sia in campo aperto che nelle colture protette (serre o tunnel). In estrema sintesi, si tratta di operatrici piuttosto semplici, quasi sempre portate all’attacco a 3 punti posteriore del trattore, che provvedono a stendere una o più strisce di varia larghezza di materiale coprente sul terreno, assicurandole ai bordi tramite un riporto di terra, creato allo scopo da specifici vomerini o dischi.

Il film viene svolto dalla relativa bobina, che ruota folle su un robusto albero di supporto e viene assicurata su una superficie che può essere piana, baulata o aiuolata.

In funzione delle esigenze, il film può essere steso in forma continua, per essere poi successivamente forato in fase di trapianto delle piantine, oppure la copertura del suolo può essere creata contestualmente al trapianto, con macchine trapiantatrici combinate con il modulo di pacciamatura.

Gli elementi costitutivi

Su un telaio in profilati metallici conformato nella sua parte anteriore per il collegamento all’attacco a 3 punti del trattore, è collocato inferiormente un robusto rullo (di solito liscio, a volte anche in acciaio inox) deputato a livellare e a compattare leggermente la striscia di terreno da pacciamare. Nella parte immediatamente sovrastante trova posto un albero sul quale è imperniata la bobina di film plastico che progressivamente si svolge verso il basso, indirizzata verso la superficie del terreno tramite un ulteriore piccolo rullo lungo tutta la sua larghezza, e premuta sul suolo da una coppia di ruotini pneumatici folli che agiscono ai bordi della striscia. Una coppia di vomerini o di dischi regolabili in altezza e in larghezza, situati immediatamente dietro ai ruotini, provvedono a smuovere una certa quantità di terra, che va a rincalzare le estremità laterali del film, in modo da mantenerlo saldamente in sede, realizzando così il giusto grado di tensione trasversale del telo.

Possono infine essere presenti altre due ulteriori ruote pneumatiche costipatrici, poste subito dopo i vomerini o i dischi, che hanno il compito di compattare la terra riportata sopra i bordi del telo, in modo da stabilizzarne la stesura; si tratta di un’opzione utile a scongiurare indesiderati movimenti successivi, possibili specie in zone ventose.

 

Diverse combinazioni

Pur disponibile in versione indipendente, la pacciamatrice è spesso combinata con la trapiantatrice o con altre macchine, a realizzare un’operazione combinata in un unico passaggio in campo. Si tratta di un’opzione preziosa, per ridurre i tempi di lavoro ma soprattutto il compattamento del terreno, un parametro sempre molto importante quando si tratta di coltivazioni specializzate.

Inoltre, è possibile abbinare anche dispositivi per l’esecuzione di concimazioni, alcuni trattamenti fitosanitari e posa di manichette per irrigazione.

 

Le prestazioni

Non avendo alcun organo azionato tramite la pdp o idraulicamente, e richiedendo un modesto sforzo di trazione, le pacciamatrici possono essere accoppiate a trattori di potenza limitata (intorno ai 50 CV), anche se sono disponibili modelli in grado di stendere due o anche 3 teli contemporaneamente, nel qual caso le esigenze di potenza del trattore (ma soprattutto in termini di massa, per assicurare la necessaria stabilità del cantiere) crescono fino a 100 CV.

Nel caso di teli preforati o forati in sede di trapianto, la capacità lavorativa può variare tra 4.000 e 12.000 piantine/ora in pane di terra cubica da separare o già separati.

Sono state predisposte anche pacciamatrici che non coprono la superficie messa a coltura, ma eseguono la stesura di teli tra tunnel, mediante il sollevamento della terra nella parte anteriore e lo spostamento in quella posteriore, dove ricade sul film steso e pronto per la zavorratura, in modo da mantenere anche in quella zona il giusto grado di umidità del terreno, e impedire la crescita delle infestanti.

 

BOXIl Mater-Bi

 

Noto inizialmente al grande pubblico come materiale adatto alla raccolta della frazione umida dei rifiuti urbani, e da poco materiale di elezione per i comuni sacchetti della spesa, il cosiddetto “Mater-Bi” è la denominazione commerciale assegnata da Novamont ad un gruppo di cosiddette bio-plastiche a base di componenti naturali (come ad es. l’amido di mais o gli oli vegetali) e polimeri biodegradabili ottenuti da materie prime sia di origine fossile che rinnovabile. Tra gli innumerevoli impieghi del Mater-Bi, uno tra i più interessanti è rappresentato proprio dalla produzione di film per la pacciamatura di colture vegetali specializzate. Infatti, il telo per pacciamatura in Mater-Bi evidenzia proprietà meccaniche e caratteristiche d’uso assimilabili a quelle dei materiali plastici tradizionali adottati per questo scopo, ma al contempo offre un’alternativa agronomicamente molto efficiente, minimizzando l’impatto ambientale e facendo risparmiare non poco tempo e risorse nel gestire il fine vita delle colture pacciamate.

Innanzitutto, i teli in Mater-Bi si stendono e si forano con le pacciamatrici tradizionali, assicurando al contempo un’ottima resa in copertura per il loro spessore ridotto. Grazie alla loro certificata biodegradabilità, una volta incorporati nel suolo si trasformano in sostanza organica, acqua e anidride carbonica, per cui non devono essere né rimossi né smaltiti al termine del ciclo colturale, annullando in tal modo i relativi costi di manodopera. Inoltre, le emissioni complessive di gas serra sono grandemente ridotte: è stato stimato un risparmio di oltre 500 kg/ha di CO2 (considerando una copertura del terreno al 60%). 

La novità di Novamont del 2013 è stata la commercializzazione di un nuovo Mater-Bi specificamente progettato per la produzione di teli per pacciamatura trasparenti (e ovviamente biodegradabili nel suolo), resistenti ai raggi UV grazie a stabilizzanti naturali a matrice polimerica, provenienti da filiere agricole non alimentari, che non alterano le proprietà iniziali del prodotto e che, una volta in campo, mantengono le performance per tempi confrontabili alle tradizionali versioni additivate.

E i costi? Il Mater-Bi è ormai paragonabile al tradizionale telo in polietilene (circa 1000 euro/ha), ma la differenza sostanziale in termini di risparmio è che a fine coltura non deve essere rimosso e smaltito, essendo sufficiente trinciarlo insieme ai rimanenti residui vegetali in campo.

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