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Risorse idriche, una sfida territoriale

Si è svolto a Foggia, nell'ambito della Fiera internazionale dell'agricoltura, un incontro sul tema dell'acqua e delle strutture e tecnologie per la corretta gestione della risorsa. Rappresentanti del Consorzio per la Bonifica della Capitanata, dell'Università di Foggia, dell'Istituto Agronomico Mediterraneo e di FederUnacoma hanno convenuto sulla necessità di collegare in modo più stretto le attività sul territorio. Dall'assessore all'agricoltura Leonardo Di Gioia le indicazioni per un potenziamento delle strutture e per una politica delle risorse idriche

di Mirko Rinieri
maggio - giugno 2016 | Back

L’agricoltura non può ormai prescindere dall’irrigazione, sia per i volumi produttivi, sia per la qualità delle produzioni che essa riesce a garantire. Tuttavia, in considerazione dei cambiamenti climatici in atto e della necessità di una gestione responsabile delle risorse idriche, esauribili e costose, diventa sempre più importante adottare tecniche e metodi finalizzati all’uso razionale dell’acqua. Sulla direzione da intraprendere in tal senso ha indicato prospettive il convegno “Acqua per l’agricoltura, una sfida tecnologica”, organizzato dall’Ente Fiere di Foggia e da FederUnacoma alla 67ª Fiera internazionale dell’agricoltura e della zootecnia.

«L’ottimizzazione delle risorse irrigue rappresenta uno dei temi chiave per lo sviluppo competitivo dell’agricoltura in Puglia come nell’intero Mezzogiorno, ha introdotto l’assessore regionale pugliese alle Risorse agroalimentari Leonardo Di Gioia. È perciò importante adottare tecniche e metodi finalizzati all’uso razionale dell’acqua, mediante l’introduzione di colture o varietà con minori esigenze idriche e attraverso lo sviluppo di sistemi di irrigazione ad impatto sempre più contenuto. L’impiego sostenibile delle risorse irrigue coinvolge tutti gli operatori, non solo gli agricoltori e gli enti gestori degli invasi e della rete distributiva, ma anche la ricerca e l’industria di settore, impegnate a offrire sistemi di irrigazione tecnologicamente avanzati».

Il legame tra acqua e agricoltura è oggi più forte rispetto al passato, ha concordato Francesco Santoro, direttore generale del Consorzio per la bonifica della Capitanata. «Attualmente il 40% della produzione agricola nazionale proviene da colture irrigue, valore che raddoppia per le produzioni destinate all’export agroalimentare. In Puglia, secondo dati Istat, le aziende agricole irrigue sono 63.909, maggior valore assoluto in Italia, per una superficie irrigata complessiva di 238.500 ettari. In provincia di Foggia, oltre all’utilizzo di acque sotterranee, l’agricoltura e la zootecnia delle aree pianeggianti e delle zone più interne possono contare su impianti irrigui collettivi e acquedotti rurali realizzati e gestiti dal Consorzio per la bonifica della Capitanata e dal Consorzio di bonifica montana del Gargano».

Tuttavia, ha aggiunto Santoro, l’applicazione di meccanismi di risparmio idrico non significa affatto dare alle colture meno acqua di quanta ne occorra, bensì definire criteri di gestione dell’acqua in grado di renderne più efficiente l’impiego.

«Non esiste un’unica soluzione, ma un insieme di strategie che devono essere integrate per conseguire buoni risultati. Occorre da un lato utilizzare i metodi irrigui più efficienti, l’irrigazione a goccia e la microaspersione, considerare i metodi gestionali a supporto degli agricoltori, introdurre nuove tecnologie come i gruppi di consegna automatizzata adottati dal Consorzio; dall’altro coinvolgere tutti i soggetti interessati, aziende agricole, consorzi di bonifica, industrie e istituzioni, affinché ognuno svolga bene e prontamente il proprio compito».

L’irrigazione consente di stabilizzare ed elevare la produttività e di migliorare la qualità delle produzioni, ha ribadito Emanuele Tarantino, docente del Dipartimento SAFE dell’Università di Foggia.

«Eppure, mentre aumentano i fabbisogni irrigui, si verificano gravi fenomeni di carenza idrica: grosse perdite, poiché nel bacino del Mediterraneo in media solo il 45% dell’acqua irrigua somministrata viene effettivamente utilizzata dalle colture; crescente inquinamento dei corpi idrici, causato da sedimenti, sali disciolti, metalli pesanti, agrofarmaci e patogeni; cambiamento climatico, che influenza negativamente la produttività delle colture, in particolare di quelle primaverili-estive dell’Italia meridionale, per le quali è previsto un incremento d’uso dell’acqua; intrusione di acque marine, che causa la salinizzazione delle falde».

Perciò, ha consigliato Tarantino, «occorre gestire le risorse idriche con oculatezza a livello sia di distretto, comprensorio e bacino, con la loro ottimale allocazione ai fini irrigui e non irrigui, sia di singola azienda, con la scelta dell’ordinamento colturale e dell’adeguata ripartizione di superfici e volumi irrigui fra le colture, sia di singolo appezzamento, con la scelta adeguata di coltura e metodo irriguo, la programmazione irrigua e il soddisfacimento dei fabbisogni colturali. Le possibili strategie per la salvaguardia e la valorizzazione di tali risorse sono: il riuso in agricoltura di acque reflue urbane e agroindustriali, come dimostrato dal progetto Pon “INnovazioni TEcnologiche e di processo per il Riutilizzo irriguo delle acque Reflue urbane e Agro-industriali ai fini della gestione sostenibile delle risorse idriche (In.Te.R.R.A.)”, e il risparmio idrico, con la valutazione dei fabbisogni idrici delle colture rientranti nell’ordinamento aziendale e il ricorso all’irrigazione deficitaria».

Senza irrigazione non c’è agricoltura competitiva, perché l’acqua è garanzia di quantità e qualità delle produzioni, ma oggi la conversione dei sistemi irrigui è fondamentale e imprescindibile per contenere i consumi irrigui, ha sostenuto Jacopo Fratus De Balestrini, del Gruppo Irrimec, nonché consigliere FederUnacoma.

«Il miglioramento dell’efficienza distributiva impone l’abbandono delle tecniche irrigue idroesigenti (scorrimento) e l’adozione di quelle di somministrazione razionale dell’acqua. Le tecniche più efficienti sono l’aspersione, con impianti fissi, gli irrigatori a pioggia lenta e i pivot, o mobili, i rotoloni, e la microirrigazione o irrigazione a goccia. La scelta della tecnica più adeguata a ogni specifica azienda va fatta in funzione, oltre che del risparmio delle risorse idriche, anche dell’idoneità alla coltura in atto, della sua economia, in termini di costi iniziali e di costi di esercizio, e delle caratteristiche del territorio».

L’evoluzione tecnologica è fondamentale anche nella gestione sostenibile delle risorse irrigue, ma solo una formazione continua può consentire di esprimere tutte le sue potenzialità, ha affermato Nicola Lamaddalena, responsabile del Dipartimento di Gestione del Suolo e delle Risorse Idriche del Ciheam-Iamb di Bari.

«Negli ultimi 40 anni le scelte politiche di gestione dell’acqua hanno privilegiato le grandi infrastrutture idrauliche e irrigue dando priorità all’aspetto quantitativo piuttosto che a quello qualitativo. Invece le scelte politiche attuali evidenziano l’importanza del controllo della domanda, favorendo sia il ricorso a tecnologie innovative per il risparmio idrico e l’utilizzo di acque non convenzionali sia l’accesso alla formazione tecnica. La Fao ha definito la modernizzazione della gestione dell’acqua irrigua come “un processo di aggiornamento tecnico e gestionale dei sistemi di irrigazione combinati con riforme istituzionali, con l’obiettivo di migliorare l’utilizzo delle risorse idriche e la fornitura del servizio acqua alle aziende agricole”. Ecco quindi l’importanza della formazione continua, del trasferimento delle conoscenze dalla scuola al campo».

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