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Russia, un patrimonio di risorse da mettere a frutto

L'economia della Federazione ha intrapreso, a partire dall'inizio del nuovo millennio, una fase di crescita basata in gran parte sull'esportazione di materie prime energetiche. La struttura produttiva del Paese deve tuttavia evolvere verso altri settori, fra i quali l'agricoltura, che sconta però un ritardo nella dotazione tecnologica e nella qualità complessiva del parco macchine. Nel piano di sviluppo dell'agricoltura varato dal Governo nel luglio 2012, è inserito un sub-programma specificamente finalizzato al rinnovo del parco agromeccanico

di Alessio Nanni
ottobre/novembre 2013 | Back

Chissà se Diderot, guardando la Russia del nuovo millennio, l'avrebbe ancora definita con la celebre espressione "colosso dai piedi d'argilla". Probabilmente no. Il Paese rappresenta oggi la massima unità politica del mondo per estensione territoriale (pari a oltre l'11% delle terre emerse), ed anche se porta sulle spalle la pesante eredità della ex Unione Sovietica, si presenta come uno dei maggiori protagonisti nello scenario mondiale. Da sempre oggetto di investimenti esteri grazie al suo poderoso serbatoio di materie prime, dopo la dissoluzione dell'URSS la Russia ha mantenuto il proprio ruolo sia pure dovendo fronteggiare una fase di transizione per molti aspetti ancora complessa. Sul piano politico deve ancora consolidarsi il processo di democratizzazione del Paese e sul piano economico il modello liberista importato negli anni Novanta fatica ancora a trovare un equilibrio con strutture amministrative e un'organizzazione sociale costruite e consolidate in oltre un settantennio di collettivismo, quando l'iniziativa individuale, tanto nel settore agricolo quanto nei comparti industriali e di servizio, era soffocata.

Tuttavia, l'economia della Federazione Russa ha preso a correre con l'inizio del nuovo millennio, spinta dagli alti prezzi del petrolio, di cui la Federazione Russa è il secondo esportatore mondiale.

Nel 2012 la crescita economica è proseguita agli stessi ritmi del 2011, anche se nella seconda parte dell'anno e nei primi mesi del 2013 si è registrato un rallentamento, in parte riconducibile ad un effetto "contagio" dall'Eurozona. Le stime più recenti prevedono per l'anno in corso una crescita del PIL inferiore al 3%. Parallelamente, la disoccupazione si attesta intorno al 6% (con un minimo del 5,2% nel Maggio 2013) e l'inflazione, fisiologicamente elevata, ad un tasso del 7% circa.

Se nel 2012 la produzione russa di petrolio è aumentata dell'1,3% raggiungendo il nuovo massimo storico dell'era post-sovietica (oltre i 10 milioni di barili al giorno), la produzione di gas naturale è diminuita del 2,3%, in particolare per via della compressione della domanda di metano in UE (diminuzione stimata intorno al 7-8% nel 2012); va peraltro sottolineato che Mosca resta il primo esportatore di gas al mondo. Il tessuto delle piccole e medie imprese è ancora scarsamente sviluppato e concentrato essenzialmente nel settore commerciale ed in quello dei beni di consumo, mentre l'industria è ancora debole. Limitate sono le politiche di sostegno delle Autorità nei confronti delle PMI, così come gli strumenti finanziari predisposti a loro vantaggio.

Le autorità sono impegnate a migliorare il clima degli investimenti nel Paese, puntando a rimuovere gli ostacoli di diversa natura (legislativi, tariffari, amministrativi, giurisdizionali e burocratici) che costituiscono fattori di incertezza per gli investitori esteri (fra questi, le incertezze del quadro giuridico, complicato da frequenti cambiamenti legislativi e dalla difficoltà dell'apparato giuridico-amministrativo ad applicarli). Da alcuni anni esiste tra Italia e Federazione Russa la figura del "Tutor", ovvero un'istanza governativa per prevenire e, ove necessario, cercare di risolvere i contenziosi economico-commerciali, soprattutto in quei casi in cui sia coinvolto un partner straniero, evitando, ove possibile, il ricorso allo strumento giudiziario. In alcuni casi l'azione del "Tutor" si é dimostrata efficace ed ha portato a soluzioni positive dei contenziosi.

Nel quadro del processo di modernizzazione del Paese e dell'attenzione dedicata allo sviluppo delle aree produttive periferiche, ed al fine di attrarre investimenti dall'estero, sono state create e sviluppate delle Zone Economiche Speciali (ZES). A livello federale esistono quattro tipi di zone: industriali e produttive (Lipetsk, Tatarstan, Samara, Sverdlovsk); tecnologiche e per l'innovazione (aree di Mosca: Zelenograd e Dubna; Tomsk; San Pietroburgo); aeroportuali (Ul'janovsk) e portuali (Khabarovsk e Murmansk), oltre a 13 zone turistiche e ricreative. A queste devono aggiungersi le numerose Zone Economiche Speciali stabilite dalle Regioni (fra cui si segnala in particolare, per l'elevato potenziale di sviluppo, quelle delle Regioni di Sverdlovsk e Ul'janovsk). Interessante risulta anche il quadro che verrà delineato dall'ingresso della Federazione del WTO: secondo alcune stime preliminari della Banca Mondiale, nel medio periodo l'ingresso nel WTO determinerà un aumento della crescita economica russa compreso fra l'1 e il 3%, mentre nel lungo periodo l'incremento potrebbe anche raggiungere l'11%.

La Commissione Europea ha calcolato che ciò dovrebbe tradursi in un risparmio sui dazi all'import di circa 2,5 miliardi di euro e in un aumento delle esportazioni UE verso la Russia pari a 3,9 miliardi. Le principali riforme che la Russia si è impegnata a intraprendere in sede di adesione al WTO riguardano l'apertura del mercato interno e l'aumento del proprio livello di integrazione nel sistema multilaterale degli scambi. Ciò implica tra l'altro una riduzione dei dazi e delle tariffe attualmente applicate, l'accesso facilitato al mercato dei servizi, il rispetto di una serie di norme che regolano il commercio internazionale e che tutelano la proprietà intellettuale. L'adozione di questi provvedimenti dovrebbe determinare in prospettiva un sensibile miglioramento dell'ambiente nel quale esportatori e investitori stranieri si trovano a operare. A regime ciò comporterà una riduzione delle tariffe doganali applicate ad una media compresa tra il 10% del 2011 e il 7,8%; per i prodotti agricoli l'indice di copertura tariffario passerà dal 13,2% attuale al 10,8%, mentre per i prodotti industriali dal 9,5% al 7,3%.

Si tratteggia quindi l'immagine di un Paese in forte evoluzione industriale, capace di stimolare investimenti esteri, di produrre beni di primaria importanza ma ancora bisognoso di know how straniero per colmare lacune produttive e poter sfruttare l'immenso potenziale delle sue risorse naturali. La Russia è infatti il principale fornitore di prodotti energetici al mondo ma ha una base industriale ed un settore primario ancora relativamente poco sviluppati; l'Italia, al contrario, non dispone di materie prime ma vanta un ampio e diversificato settore manifatturiero ed agro-alimentare. Si tratta di una complementarietà fra i due sistemi produttivi che rende i due Paesi naturali partner economici e commerciali.

La complementarietà si riflette non solo nella bilancia commerciale ma anche nelle numerose joint ventures che favoriscono il trasferimento di tecnologia. Secondo dati Eurostat, nel 2012 l'interscambio tra Italia e Federazione Russa è stato pari a quasi 28 miliardi di euro, di cui 18 di importazioni e 10 di nostre esportazioni. Inoltre, le statistiche relative ai primi quattro mesi del 2013 indicano un trend in netta crescita delle nostre esportazioni nella Federazione: da 2.948 miliardi di euro del periodo gennaio-aprile 2012 si è passati ai 3.288 miliardi di euro dello stesso periodo del 2013, con un aumento del 11,5%.

Se questo trend si manterrà costante, a fine anno verrà superato il record storico registrato dalle nostre esportazioni nel 2008 (10,5 miliardi di euro). Siamo complessivamente il quinto partner commerciale a livello mondiale (quarto cliente e settimo fornitore della Federazione) e secondo in Europa (dopo la Germania). La principale destinazione degli investimenti italiani rimane il settore energetico dove, oltre al tradizionale ruolo di ENI, spicca anche l'attività di ENEL e quella di Finmeccanica.

E' facile intuire quindi come la Russia del nuovo millennio si sia affermata come un mercato ampio ed in continua crescita anche per quando riguarda il settore dei macchinari. Nel 2011 il Paese ha importato quasi 106 miliardi di dollari nel valore di macchinari ed attrezzature, che rappresentano circa il 60% del totale delle importazioni del paese e una crescita del 40% rispetto all'anno precedente. I macchinari agricoli sono strumenti molto richiesti tra le imprese russe che hanno bisogno di macchine per lavorare in modo efficiente le abbondanti risorse naturali del Paese.

Secondo le stime del Ministero dell'Agricoltura della Russia (basate sui dati degli organi regionali del comparto agro-industriale e del Censimento agricolo Nazionale), nel 2011 i macchinari utilizzati dai produttori agricoli russi sono risultati in gran parte obsoleti, con un periodo di utilizzo superiore a 10 anni: circa 35.000 trattori con potenza dei motori superiore a 250 CV (di cui circa 4000 unità in forza presso aziende agricole a conduzione familiare), circa 75 000 mietitrebbiatrici e 13.000 raccoglitrici di foraggio, di cui 21.000 mietitrebbiatrici e 1.000 raccoglitrici di foraggio nelle aziende familiari. Sembra tuttavia che il governo della Federazione abbia compreso la domanda urgente di moderne attrezzature per l'agricoltura proveniente dal tessuto agricolo della Russia.

Il 14 luglio 2012 ha quindi visto l'approvazione di un programma di sviluppo dell'agricoltura che comprende il sub-programma. "Ammodernamento tecnico e tecnologico, sviluppo innovativo" che prevede al suo interno misure specifiche per l'acquisto di macchine agricole. Il Programma di rinnovo 2012-2014, con un volume di finanziamento pari nel primo anno a 8,5 mld rubli, ha la finalità di implementare il parco trattrici nella misura di quasi 128 mila unità complessive e quasi 53 mila macchine combinate (comprese le macchine semoventi per la raccolta). Attualmente, infatti, più del 50% dei trattori e dei macchinari combinati utilizzati nei lavori agricoli ha superato i termini di utilizzo.

Il paese, pur possedendo una tradizione storica nell'industria della meccanica agricola che si sta avviando verso un miglioramento degli standard qualitativi, vede comunque una cospicua fetta del proprio mercato (circa il 35%) coperta da macchinari di importazione, quota destinata ad aumentare ulteriormente con le nuove normative sui commerci con l'estero adottate dal Governo federale, contestualmente all'entrata del paese in seno al WTO nell'agosto 2012.

Entro i prossimi anni, inoltre, in misura diversa a seconda della tipologia dei macchinari, si ridurranno i dazi doganali creando quindi migliori condizioni per lo sviluppo degli scambi commerciali. Sulla scia di queste considerazioni FederUnacoma – Federazione Nazionale Macchine per l'Agricoltura, guarda da anni al mercato russo, punta di diamante tra i Paesi BRIC e anticamera di rotte di penetrazione commerciale che si dirigono verso l'Asia più lontana: Kazakhstan, Turkmenistan, Mongolia, Cina, Thailandia, Vietnam.

Le opportunità offerte dal mercato russo mescolate alla reale e profonda esigenza di internazionalizzazione che sta permeando il nostro network imprenditoriale sono alla base delle scelte strategiche di FederUnacoma che, sensibile alle necessità delle imprese del comparto, promuove da diversi anni la presenza delle aziende italiane nell'area russa. Oltre alla consueta presenza alla fiere più importanti del settore – Golden Autumn ed Agrosalon – quest'anno, al fine di incentivare il dialogo tra le due realtà commerciali, è stato organizzato un incoming di operatori russi e kazaki che hanno avuto la possibilità di incontrare i rappresentanti delle maggiori aziende produttrici di macchine per l'agricoltura.

Per consolidare i rapporti intrapresi e inaugurarne di nuovi una delegazione di businessmen russi sarà presente anche ad Agrilevante (Bari, 17-20 ottobre 2013) nell'ottica di intrecciare sempre di più gli interessi commerciali di Italia e Russia associando ad un'importante vetrina del Sud Italia un momento di business che possa rappresentare un volano che riattivi, anche in piccola parte, l'andamento delle aziende del nostro comparto.

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