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Tecnica

Strip-Tillage: i benefici agronomici di una nuova tecnica di lavorazione

La tecnica dello strip-tillage è in questi ultimi anni in fase di sviluppo in Italia e in Europa con risultati interessanti, specialmente dove le condizioni pedoclimatiche rendono meno agevole la corretta e continua applicazione della semina su sodo

di Andrea Pezzuolo
ottobre - novembre 2014 | Back

 

Lo strip-till (abbreviazione di strip-tillage o coltivazione a strisce) permette di concentrare la lavorazione esclusivamente su “strisce” di terreno entro le quali avverrà la successiva operazione di semina della coltura mantenendo inalterata la superficie interfilare.

Le bande di terreno, lavorate generalmente a profondità comprese tra 15 e 25 cm, presentano una larghezza pari a 15-20 cm e uno spazio interfilare variabile tra 40 e 75 cm a seconda delle esigenze della successiva operazione di semina.

Con la tecnica dello strip-tillage, il terreno viene lavorato per circa il 30-40% della sua superficie mentre il resto rimane coperto dai residui colturali della coltura precedente.

 

L’attuale, e sempre più importante, strategia di riduzione dei costi da parte delle aziende agricole sta riguardando, in questi ultimi anni, anche una delle voci colturali più importanti ovvero quella relativa alle lavorazioni del terreno. Le lavorazioni del terreno hanno da sempre l’obiettivo di creare un ambiente favorevole, in grado di agevolare la riuscita della coltura specialmente nelle sue prime fasi fenologiche; tuttavia, se tale obiettivo viene raggiunto semplificando il numero di interventi necessari, oltre a positive implicazioni di carattere agronomico-ambientale si possono raggiungere anche importanti benefici di ordine economico.

Oltre alla possibilità di ridurre il numero di interventi, avvalendosi per esempio di attrezzature combinate, o l’intensità stessa, orientandosi su lavorazioni più superficiali, un’ulteriore potenzialità, sviluppatasi in modo concreto solo da qualche anno sul mercato italiano, è quella di andare a localizzare una lavorazione senza inversione degli strati entro l’area che sarà successivamente interessata alla deposizione del seme.

Questa soluzione, da un punto di vista tecnico prende il nome di strip-tillage e permette, di fatto, di conciliare parte dei principi operativi delle lavorazioni ridotte del terreno e della semina su sodo portando oltre che a una riduzione dei costi di coltivazione anche a una migliore condizione di accrescimento sin dalle primissime fasi fenologiche specialmente per le colture a semina di precisione.

 

Un compromesso tra minima lavorazione e semina su sodo

 

Lo strip-tillage ha iniziato a svilupparsi negli anni ‘70 nel nord degli Stati Uniti dove, il problema dei “terreni freddi” in concomitanza del periodo di semina frenava le potenzialità produttive del no-tillage, ma al tempo stesso, la condizione sodiva, caratterizzata dalla costante presenza di residui colturali in superficie, rappresentava un elemento cardine sia da un punto di vista agronomico che ambientale per il contenimento dei fenomeni erosivi.

Un primo importante vantaggio, che trova riscontro anche nelle realtà agricole dell’Italia settentrionale, è quello riguardante l’aumento della temperatura del suolo, in quanto l’effetto della lavorazione e lo spostamento del residuo colturale dalla superficie della “striscia” consentono al terreno di riscaldarsi più rapidamente grazie alla maggiore esposizione all’aria, permettendo cosi di anticipare l’epoca di semina ma soprattutto di agevolare le successive fasi di germinazione ed emergenza della coltura.

Agevolare queste fasi colturali ben si presta, soprattutto, per colture a semina di precisione, dove è necessario garantire che il numero di piante per metro quadrato non si discosti solo che di pochissimi punti percentuali dal numero di semi deposti, in quanto parte di queste colture (es. mais, girasole) non sono in grado di compensare, da un punto di vista produttivo, fallanze o disomogenee ripartizioni degli spazi.

Oltre all’aspetto termico, benefici derivanti dall’adozione di questa tecnica di lavorazione localizzata derivano anche dalla maggiore espansione dell’apparato radicale che, grazie anche alla possibilità di eseguire una distribuzione localizzata di fertilizzante in concomitanza con la lavorazione, permette di conseguire una maggiore stabilità produttiva e una minor sensibilità a stress idrici.

Non operando su tutta la superficie di lavoro, lo strip-tillage - oltre a presentare rilevanti vantaggi economico-gestionali derivanti dalla riduzione dei consumi, dalla maggiore capacità di lavoro e dalla conseguente richiesta di trattori di minore potenza – permette, ispirandosi ai concetti della semina su sodo, di preservare la superficie interfilare attraverso l’importante presenza di residuo colturale o colture cover-crops con positivi benefici in termini agronomici.

 

Lo strip-tiller

 

La tecnica dello strip-till, per una sua corretta applicazione, richiede l’utilizzo di specifiche macchine operatrici, definite strip-tiller, in grado di operare, in modo localizzato, una prima fase di taglio e spostamento del residuo colturale dalla futura linea di semina, e una successiva lavorazione sottosuperficiale della stessa. 

Gli elementi sono collegati, in modo indipendente, a un telaio principale (fisso o pieghevole idraulicamente in base alla larghezza di lavoro) tramite una struttura a parallelogramma che permette di garantire un costante adattamento al profilo superficiale del terreno necessario per assicurare una perfetta orizzontalità della macchina affinché ogni elemento sia in grado di operare in condizioni ottimali.

La preliminare operazione di pulizia della striscia di terreno è garantita da elementi “preparatori”, già largamente impiegati sulle seminatrici da sodo, come dischi taglia residuo e utensili in grado di spostare il residuo colturale presente sulla futura linea di semina sulla superficie interfilare (es. coppia di dischi stellati).

La successiva fase di lavorazione avviene, invece, mediante ancore in grado di operare a una profondità di 15-30 cm, supportate da una coppia di dischi deflettori e da un rullo finale che assesta e affina la zona lavorata. Concettualmente, l’obiettivo principale dell’ancora è di eseguire una lavorazione sottosuperficiale ma senza sconvolgere in modo eccessivo la superficie, sulla quale invece, opereranno gli utensili complementari pocanzi citati.

 

I requisiti per una semina di qualità

 

L’azione decompattante prodotta dallo strip-tiller agevola il successivo lavoro dell’assolcatore della seminatrice e contribuisce a scongiurare buona parte delle problematiche che si possono verificare nella fase di chiusura del solco di semina, spesso una delle maggiori cause di una ridotta emergenza. Le migliori condizioni di lavoro permettono alla seminatrice di rispettare con maggiore precisione la profondità di deposizione e creare in prossimità del seme un ambiente edafico ottimale.

Tuttavia, per riuscire ad adattarsi anche a condizioni operative non ottimali è importante che la seminatrice sia in grado di affrontare con successo anche possibili presenze di residuo colturale. Per questo motivo, la dotazione di elementi sparti-residuo e la presenza di un disco a profilo ondulato che vada a rompere possibili superfici più compattate è fortemente consigliato.

Infine, ma non meno importante, è la necessità di valutare attentamente la tipologia di organo chiudisolco e la sua corretta regolazione. Questi organi, infatti, vengono spesso erroneamente “trascurati” dagli operatori, ma rivestono un ruolo fondamentale per garantire un’adeguata e costante copertura specialmente su terreni particolarmente argillosi o limosi.

 

 

Un importante aiuto dall’agricoltura di precisione

 

La corretta adozione a livello aziendale dello strip-tillage non dipende solo ed esclusivamente dalle peculiarità tecniche delle operatrici impiegate ma anche dall’attenta programmazione ed esecuzione dei singoli interventi.

Nello specifico, tale lavorazione, avviene generalmente a velocità sostenute attestandosi a valori prossimi ai 7-12 km/h. Velocità sostenute e l’esigenza di ripercorrere a distanza di tempo la striscia lavorata al momento della semina fanno si che la tecnica dello strip-tillage ben si presti all’adozione di un sistema di guida assistita.

L’esigenza di operare una corretta deposizione della semente al centro della “striscia lavorata” è un aspetto molto importante che, se non adeguatamente garantito, può negativamente incidere sull’omogeneità dell’emergenza e sullo sviluppo radicale della pianta.

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