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Tecnica

Trasmissioni elettroniche e dose variabile, le nuove frontiere della semina

La ricerca di una maggiore capacità di lavoro dei cantieri di semina, ma al tempo stesso anche una maggiore precisione di deposizione, e la possibilità di poter operare più agevolmente a dose variabile, ha spinto i costruttori di seminatrici a revisionare in modo importante gli elemnti di semina. Tale evoluzione ha interessato anche i sistemi di controllo portandoli ad essere, oltre che precise e polivalenti periferiche di controllo, anche veri e propri sistemi di acquisizione dati

di Andrea Pezzuolo
Marzo - Aprile 2014 | Back

Il comparto agricolo italiano guarda con interesse crescente alla possibilità, offerta dall’agricoltura di precisione, di dosare i fattori produttivi o di gestire alcune lavorazioni in relazione alle reali necessità di campo. L’opportunità di adattare la lavorazione alla diversa attitudine produttiva dell’appezzamento, ad oggi, ha riguardato per lo più gli interventi di concimazione minerale, con la possibilità di svincolare l’operazione dalla canonica “dose prestabilita” (calcolata nel migliore dei casi sulla base delle caratteristiche medie dell’appezzamento) per arrivare a sfruttare il potenziale delle zone ad alta produttività evitando al tempo stesso un sovradosaggio in quelle non in grado di ottimizzare la fertilizzazione apportata. Le attività sperimentali a riguardo, ma anche la concreta adozione da parte di aziende agricole, hanno dimostrato che i vantaggi che ne derivano sono importanti, sia dal punto di vista economico che ambientale. Tuttavia, la possibilità di estendere una gestione variabile anche ad altre agrotecniche può contribuire ulteriormente ad aumentare l’efficienza produttiva aziendale. Attribuire un diverso investimento colturale su zone con proprietà e attitudini produttive diverse rappresenta oggi una reale opportunità per l’azienda, facilitata anche dalla recente immissione sul mercato di elementi di semina ad azionamento elettrico e da sistemi di controllo notevolmente più precisi e versatili.

 

Quando la semina diviene “variabile”

 

Attraverso la semina a dose variabile è possibile quindi impartire in aree più piccole della dimensione dell’appezzamento un diverso investimento colturale ragionato sulla base delle specifiche caratteristiche pedoclimatiche. Lo studio della variabilità di campo, a tal proposito, rappresenta quindi un aspetto di prioritaria importanza, in quanto, il primo obiettivo è chiaramente quello di riuscire a determinare le aree omogenee in cui le interazioni tra i fattori limitanti la potenzialità produttiva hanno causato livelli di resa differenti ma stabili in termini temporali, in modo tale da permettere all’operatore di pianificare una gestione uniforme e differente rispetto ad altre zone dell’appezzamento. A tal proposito, la mappatura delle produzioni al momento della raccolta è una delle soluzioni più diffuse per contribuire a evidenziare la variabilità spaziale, grazie sia all’elevato livello tecnologico che hanno raggiunto le macchine da raccolta, sia all’importanza che la conoscenza della “resa” ha da sempre come indicatore primario dell’efficienza colturale e delle pratiche agronomiche ad esse dedicate.

La successiva elaborazione di questi dati produttivi georeferenziati, uniformandone il contenuto di umidità ed eliminando eventuali rilevazioni errate, porta alla formazione di mappe di produzione colturali che possono essere ulteriormente affiancate da specifici programmi di campionamento georeferenziati, mirati ad analizzare le proprietà chimico-fisiche del suolo in modo tale da poter definire da un punto di vista spaziale i diversi livelli produttivi.

Definita la variabilità di campo, il passo successivo è quello di tradurre in termini operativi e gestionali le differenze riscontrate nelle varie zone omogenee, grazie anche all’utilizzo di modelli previsionali. A livello applicativo, ovvero al momento delle operazioni di semina, la gestione variabile prevede quindi la possibilità di differenziare il numero di piante per unità di superficie agendo direttamente sulla distanza di deposizione dei semi sulla fila. Rispetto a quanto avviene nelle “convenzionali” seminatrici, dove la ruota di trasmissione è collegata direttamente al sistema di distribuzione del seme, nelle seminatrici a dose variabile la variazione è resa possibile dalla presenza di un motore idraulico o elettrico tra la ruota di trasmissione e il sistema di distribuzione del seme che va ad agire sul distributore, in modo tale da variarne il regime di rotazione in base alla prescrizione impartita. La gestione dei parametri operativi della seminatrice e il fondamentale trasferimento delle “informazioni” contenute nella mappa di prescrizione entro cui sono stabilite le diverse densità di semina da applicare avvengono mediante connettori ISObus.

Ad oggi, la variazione della densità di semina è l’applicazione più considerata e inseguita, ma la necessità di adeguarsi maggiormente alle reali condizioni di campo sta portando a ulteriori evoluzioni dell’elemento di semina offrendo la possibilità di arrivare a controllare e regolare l’intensità di lavoro degli elementi preparatori (row-cleaners) in modo da garantire un’azione precisa e coerente con la quantità e la qualità del residuo colturale eventualmente presente, aiutando cosi a ridurre la comparsa di fenomeni di hairpinning, ma anche la successiva profondità di deposizione del seme variando il carico al suolo necessario per rispondere correttamente alla profondità di semina stabilita in funzione della condizione operativa (tessitura, compattamento, depressioni superficiali, ecc).

 

Elementi di semina con trasmissione elettronica

 

La ricerca di una maggiore produttività dei cantieri di semina, ma al tempo stesso anche di una maggiore precisione di deposizione e la possibilità di poter operare più agevolmente a dose variabile, ha spinto i costruttori di seminatrici a revisionare in modo importante gli elementi di semina.

In particolare, costruttori nazionali e non, si stanno sempre più indirizzando nella sostituzione della tradizionale trasmissione meccanica per la distribuzione del seme con sistemi elettronici in grado di controllare e azionare ogni singolo elemento distributore. I sistemi di trasmissione elettronica, applicati direttamente al distributore, infatti, svincolano la presenza di trasmissioni e cambi meccanici, semplificando notevolmente l’elemento di semina da un punto vista costruttivo e gestionale. Per ogni elemento di semina vi è quindi la presenza di un motorino elettrico in grado di guidare la rotazione del disco di semina la cui velocità di rotazione (in relazione alla velocità di avanzamento) definisce la distanza di deposizione del seme. L’alimentazione di tali trasmissioni può essere indipendente o alternativamente fornita dalla batteria della trattrice con ridotti assorbimenti di potenza.

 

Evoluzione dei sistemi di controllo

 

Parallelamente all’evoluzione degli elementi di semina, un importante sviluppo ha interessato anche i sistemi di controllo delle seminatrici, arrivando questi a essere, oltre che precise periferiche di controllo, anche veri e propri sistemi di acquisizione dati. Infatti, l’importante presenza di sensori per ogni elemento di semina permette, rispetto a qualche anno fa, di poter trarre utili informazioni operative (distanza effettiva di deposizione sulla fila, doppie deposizioni, fallanze, ecc) ma ha richiesto al tempo stesso importanti interventi sulla comunicazione e il controllo dati.

A tal proposito, già da parte di molti costruttori è stata recepita la possibilità di interfacciare il cantiere di semina attraverso moduli di trasmissione wireless che permettono di trasmettere e ricevere dati senza l’utilizzo di cavi elettrici (salvo quello di alimentazione). Questi sistemi di controllo permettono quindi di controllare i parametri operativi della seminatrice attraverso monitor o molto spesso attraverso veri e propri tablet. Il tablet, presente in cabina su un supporto dedicato, interfacciandosi con una centralina wi-fi presente sulla seminatrice, permette di controllare attivamente i parametri di semina e la taratura della seminatrice, mentre la presenza di un’antenna DGPS integrata consente anche di eseguire una registrazione dei dati di campo.

La possibilità di poter gestire informazioni operative attraverso queste polivalenti unità di controllo agevola l’operatore nella sua gestionalità aziendale ma chiaramente apre anche a futuri sistemi di interazione e comunicazione extra - aziendale.

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