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Cooperazione italo-indiana, una realtà di successo

I driver che guidano la crescita del Paese sono solidi, e il numero di trattrici vendute nel 2018 non ha eguali. Tuttavia, la formula per lo sviluppo di relazioni industriali nel settore della meccanica agricola è quella non tanto dell’export di prodotti finiti quanto della joint venture e della creazione di insediamenti produttivi in loco, a contatto stretto con le realtà dei diversi territori

di Emanuela Stifano
dicembre 2019 | Back

è sul finire degli anni ’90 che l’India inizia ad attirare l’attenzione dei costruttori italiani di macchine agricole, i quali – colte le opportunità offerte da un Paese sicuramente in crescita e dall’enorme potenziale, in cui tra l’altro il settore agricolo rappresenta un importante tassello – in poco tempo si rendono conto che non si tratta di un semplice sbocco commerciale per l’esportazione delle macchine agricole. Il Governo indiano non è infatti interessato a incentivare l’importazione pura e semplice di macchine europee, ma piuttosto a promuovere la produzione in loco. In poco tempo sorgono i primi stabilimenti, in cui, oltre alla produzione, diventa sempre più attiva e strategica la Ricerca&Sviluppo. Negli anni sono in molti i costruttori italiani che optano per espandere il business indiano, tanto che non sono rari gli esempi di aziende che hanno scelto di ingrandire i propri siti produttivi, incrementando e diversificando la produzione. Da un paio di anni si è assistito a un riavvicinamento fra l’India e l’Unione Europea anche a livello politico, e focalizzando l’attenzione in particolare sull’Italia, tra i due Paesi intercorrono sicuramente buoni rapporti, perché entrambi hanno colto l’opportunità di rafforzamento generata dalla cooperazione: un’occasione di sviluppo di nuove partnership e di un rinnovato networking per entrambi. Nel merito, l’India è consapevole del know-how italiano maturato in determinati settori, tra cui quello della meccanizzazione agricola, ed è pertanto particolarmente interessata a incrementare la presenza italiana per almeno due motivi: perché tendenzialmente permette di produrre con gli stessi standard qualitativi europei – il che sta certamente contribuendo a innalzare e diffondere l’innovazione tecnologica nel settore agricolo indiano – e perché gli stabilimenti rappresentano un’interessante opportunità di impiego per il personale locale. Per tali ragioni i costruttori italiani in India godono di buona reputazione e sono ben inseriti nel contesto produttivo, tanto che i marchi italiani sono diventati un punto di riferimento nella meccanizzazione agricola indiana. Anche per le aziende italiane l’India rappresenta una opportunità di crescita molto interessante, poiché vanta un grande potenziale basato su solidi driver, quali l’espansione demografica, il significativo tasso di incremento del PIL e l’aumento della domanda di beni industriali. Inoltre, per quanto concerne il settore agricolo, non si dimentichi che si sta parlando del maggiore produttore di latte in tutto il mondo, del secondo produttore di frutta e verdura e di un Paese in cui ci sono 20 regioni agro-climatiche, nonché una varietà di tipologie di terreno unica. Non a caso, per qualcuno, quello indiano è diventato addirittura il primo mercato di riferimento. Ma vediamo nel dettaglio.

 

Il contesto

Come è noto, l’India in questo momento è sotto i riflettori, perché ha certamente un potenziale di crescita unico al mondo, soprattutto in alcuni settori, hi-tech in primis. Il Governo indiano, inoltre, sta lavorando affinché vengano delineati piani strutturali nel settore delle energie (anche in chiave green) e nelle infrastrutture, il tutto con il duplice obiettivo di accrescere il PIL e di creare al contempo milioni di posti di lavoro. Sul fronte dell’agricoltura occorre però fare un ragionamento a sé. Sicuramente il settore agricolo costituisce uno dei settori più rilevanti del mercato poiché non soltanto riveste una quota importante nella formazione del PIL, ma accoglie un’importante fetta della forza lavoro indiana: basti pensare che nella regione del Maharashtra un indiano su due è agricoltore. Da qualche tempo le autorità di governo rivolgono una maggiore attenzione al settore agricolo e questo lascia presagire un futuro all’insegna della crescita: le esportazioni agricole dell’India (spezie, cotone, prodotti ortofrutticoli freschi, zucchero, caffè, arachidi, farine di semi oleosi) sono in aumento, tanto che alcune stime dicono che il Governo miri a raggiungere un valore di 100 miliardi di dollari entro il 2022-23.

 

Un mercato florido

Focalizzando l’attenzione sulla meccanizzazione agricola, i numeri parlano da soli: il mercato indiano delle trattrici si è imposto come il mercato più consistente in termini di unità, tanto che nel 2018 sono state vendute 800 mila unità, il che significa quasi quattro volte il venduto negli Stati Uniti, oltre quattro volte quello europeo. Per rilevarne ancor di più la consistenza, basti pensare che in Cina, ossia il secondo Paese al mondo per unità assorbite, ne sono state vendute, sempre nel 2018, circa 360 mila trattrici. Quanto al 2019, nei primi sei mesi dell’anno è stata registrata una vendita di trattrici intorno alle 390 mila unità - circa il 10 per cento in meno rispetto allo stesso periodo 2018 - e si prevede che si possa chiudere l’anno con una riduzione delle immatricolazioni rispetto all’anno precedente. In ogni caso, dovrebbe essere mantenuto il livello prossimo alle 800 mila unità. In termini di potenza e di qualità complessiva delle macchine vendute, il mercato indiano resta a un livello di inferiore rispetto agli standard occidentali, in cui il valore economico delle macchine acquistate è superiore. Ma anche in questo senso le cose starebbero cambiando, grazie anche alla presenza dei costruttori italiani e alle partnership industriali che si sono consolidate nel tempo e che operano per una rapida crescita del livello tecnologico dei prodotti “made in India”.

 

Italia-India, le formule di cooperazione

Come testimoniato i costruttori italiani insediatisi in India, circa il 90 per cento delle macchine prodotte negli stabilimenti indiani sono destinate al mercato locale; quel che rimane è esportato in paesi limitrofi. A tal proposito, alcuni costruttori hanno recentemente rilevato la crescita di nuovi mercati.  Quanto all’interscambio Italia/India, nonostante i buoni rapporti commerciali fra i due Paesi, le esportazioni italiane non sono significative. Il Governo Indiano ha infatti favorito la diffusione di macchine e attrezzature frutto di joint venture, partnership, insediamenti, dunque di formule che favoriscano la produzione in loco. Il che spiega, come si diceva in apertura, la formazione del “distretto”. Alcuni numeri per chiarire quanto appena detto: le importazioni di trattrici, se si confronta il periodo gennaio-agosto 2018, con lo stesso periodo di quest’anno, è diminuito di oltre il 47 per cento e in ogni caso non è mai stata alta. Quanto alle esportazioni, confrontando gli stessi periodi, si registra un incremento di oltre il 56 per cento. Ma, in termini di valore, si sta parlando comunque di poco più di 440 mila euro. Discorso diverso per l’export delle parti meccaniche, i cui numeri sono decisamente più alti, per via dell’assemblaggio locale. Concludendo, quindi, considerando la crescita dell’India su più fronti, compreso quello in termini di innovazione nel settore agricolo, è prevedibile che la presenza dei costruttori italiani in territorio indiano sia destinato a crescere. Si espanderanno i costruttori già presenti in loco, e probabilmente ne arriveranno di nuovi.

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