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Tecnica

I molini frangitutto

Si tratta di macchine in grado di macinare con un grado di finezza regolabile qualsiasi materiale, ma che nell’ambito agricolo sono di solito impiegati per la macinazione di granaglie, soprattutto di cereali, come ingredienti base dei mangimi

di Domenico Pessina
gennaio - febbraio 2021 | Back

Come suggerisce la specifica, i molini frangitutto sono macchine estremamente versatili, in grado di macinare, ad un grado di finezza variabile, un’elevata varietà di materiali. Nell’ambito agricolo sono impiegati soprattutto per la macinazione delle granaglie, soprattutto di cereali e in particolare del mais, ovvero gli ingredienti base dei mangimi compresi nella dieta dei capi da allevamento zootecnico, bovino e soprattutto suino.

Sul mercato sono disponibili numerosi modelli di molini frangitutto, che si differenziano soprattutto per la produzione oraria di macinato, tale da caratterizzare non solo la configurazione della macchina e le sue modalità di funzionamento, ma anche la tipologia della sorgente di potenza, la disponibilità di accessori e, ovviamente, il costo.

 

Modelli di bassa capacità

Si tratta di macchine destinate a produzioni poco più che amatoriali o di nicchia. In questo caso, il molino è relativamente semplice come costruzione: su un robusto treppiede è collocato il gruppo di macinazione a rotore, costituito da un piatto circolare dotato, su una delle due facce, di alcuni coltelli (spesso tre) variamente conformati, che ruotano entro un contenitore cilindrico chiuso, che a sua volta è provvisto sulla circonferenza esterna di un vaglio intercambiabile, con fori di vario diametro.

Il rotore è azionato da un motore elettrico (monofase o trifase); per potenze limitate la trasmissione del moto avviene in modo diretto oppure con una combinazione di pulegge e cinghia, mentre per potenze maggiori si sfrutta la pdp del trattore, collegata con un albero cardanico alla trasmissione a cinghia, moltiplicatrice del regime di rotazione. Una tramoggia di adeguata capacità collocata in prossimità del rotore riceve il materiale da macinare (granella o altro), mentre dopo aver attraversato il vaglio il prodotto macinato viene prelevato tramite una coclea, per essere stoccato in sili verticali o depositato a terra in cumulo.

I vagli sono solitamente disponibili in un ampio intervallo per ciò che concerne il diametro dei fori, ovvero da 0,5-0,6 mm sino a diversi millimetri, per la preparazione rispettivamente di farine e sfarinati (non solo di cereali, ma per esempio anche di foraggi) da molto fini a grossolani.

La produzione oraria varia indicativamente da 100 a 6-700 kg/h, in funzione ovviamente del grado di macinazione desiderato.

Modelli di capacità media

Pur mantenendo il medesimo principio di funzionamento, questi molini sono in grado di processare da qualche centinaio sino a diverse migliaia di chilogrammi di prodotto all’ora, e logicamente richiedono potenze decisamente maggiori rispetto ai modelli più piccoli.

Sui modelli di questa taglia, spesso il gruppo di macinazione è costituito da un rotore cilindrico dotato di martelli incernierati sullo sviluppo esterno; ruotando ad alta velocità gli organi di taglio sminuzzano il prodotto, che per forza centrifuga viene forzato ad attraversare il vaglio forato che avvolge il rotore.

Per questa categoria di molini, sono disponibili diverse modalità di azionamento, non solo tramite un motore elettrico (sempre trifase in questi casi) o la pdp del trattore, ma anche con un motore endotermico autonomo (diesel o più frequentemente a benzina).

In relazione alla maggior quantità di materiale macinato, su questi molini è possibile disporre di diversi accessori, quali il separatore di polvere a ciclone, una versione carrellata per facilitare gli spostamenti, tramogge di carico di varia capacità per prodotti più o meno voluminosi e condotto di scarico orientabile.

Le potenze richieste vanno indicativamente da 15 a 30 Cv nel caso di azionamento elettrico, mentre se la macchina è azionata tramite la pdp, il trattore deve avere una potenza tra 40 e 60 Cv.

 

Modelli di elevata capacità

Per aziende medio-grandi, il molino frangitutto è quasi sempre mosso tramite la pdp del trattore oppure un motore autonomo di tipo diesel.

La produzione oraria va da diverse migliaia sino a 40.000 kg/h e più, sempre in funzione della finezza di macinazione. Per i modelli di elevata produzione, il trattore che li aziona deve essere di potenza elevata (150-200 Cv) così come il motore diesel autonomo; eccezionalmente, in alternativa, si può adottare un motore elettrico, che deve essere di diverse decine di chilowatt (anche più di 100).

Considerando la massa notevole dell’insieme, si tratta quasi sempre di versioni carrellate o fisse. In considerazione dell’elevata produzione, l’estrazione del macinato è sempre realizzata tramite coclee orientabili di adeguato diametro e di lunghezza regolabile idraulicamente, oppure con specifiche ventole che lavorano in aspirazione.

 

Gli accessori

Specialmente per i modelli di elevata capacità di lavoro, per aumentare il livello di automazione del processo sono disponibili numerosi accessori, come ad esempio un alimentatore dosatore elicoidale o a rullo con comando elettrico della paratia di alimentazione, gestito da un microprocessore per la regolazione elettronica dell’alimentazione, al fine di assicurare un costante ed efficiente rendimento del mulino; il rialzo della tramoggia di alimentazione dotata di sensori; le maniche filtro con raccoglitori; il piano magnetico per la rilevazione e la separazione di elementi ferrosi estranei.

Per la protezione contro i sovraccarichi, specie sui modelli di grande dimensione, è installato un giunto elastico se l’azionamento è a punto fisso, mentre l’equivalente funzione nell’accoppiamento con il trattore è un giunto a ruota libera, a bullone di tranciamento o a frizione, presenti sull’albero cardanico di trasmissione.

 

I molini miscelatori

Gli sfarinati di cereali sono ingredienti base per l’alimentazione zootecnica, ma la razione di bovini e suini comprende anche ulteriori elementi, che spesso confluiscono in una dieta personalizzata, anche in funzione delle esigenze nutrizionali di specifici gruppi della mandria.

Pertanto è spesso sentita l’esigenza di preparare mangimi in autonomia (ovvero non approvvigionandosi di miscele precostituite, disponibili sul mercato), realizzando miscele complesse, a partire dalle singole materie prime.

Per questo i molini frangitutto possono essere utilmente abbinati ad un gruppo miscelatore, il cui compito principale è quello di rendere omogenea la miscela degli ingredienti base, nel minor tempo possibile. A tale proposito, ci si avvale di modelli solitamente ad alta capacità di lavoro, dotati di una coclea di carico (con magnete per la separazione di frammenti ferrosi estranei) e gruppo a martelli per la macinazione della granella, una ventola in depressione per l’introduzione degli additivi, una grossa coclea interna al cassone cilindrico per la miscelazione con controcoltello omogeneizzatore e una coclea di scarico orientabile a 360° con uscita del prodotto a diversi metri di altezza, per un agevole stoccaggio in contenitori di adeguata capacità. Per una corretta dosatura degli ingredienti, la macchina è spesso dotata di pesatura elettronica programmabile.


Il pastone di mais

Sia in forma tradizionale che integrale, il pastone di mais è un prodotto molto comunemente adottato negli allevamenti zootecnici, specialmente come ingrediente ad elevato valore nutrizionale nella dieta di bovini e suini.

Il prodotto viene raccolto quando la granella ha circa il 30-35 % di umidità (a volte anche qualcosa in più), dopo che ha concluso la cosiddetta fase “cerosa” di maturazione.

La versione integrale è composta da tutte le parti della spiga (granella, brattee, tutolo e la parte apicale della pianta) trinciate in campo da una falciatrinciacaricatrice semovente, regolata per un grado di sminuzzatura molto più fine rispetto al silomais, mentre il pastone classico viene confezionato con la sola granella (a volte integrata solamente dal tutolo), raccolta con una mietitrebbiatrice e poi immediatamente macinata, solitamente con molini frangitutto ad elevata capacità di lavoro. Entrambi i prodotti devono infine essere stoccati nel più breve tempo possibile, in sili a trincea o verticali, oppure ancora in silo-bag.

In entrambi i casi, è necessario evitare surriscaldamenti del materiale durante la rottura della granella, perché si potrebbero innescare indesiderate fermentazioni e/o proliferazioni di funghi, muffe e lieviti.

Oltre alle usuali buone pratiche di gestione e chiusura del silo, per evitare che il prodotto si deteriori è molto utile aggiungere specifici inoculi, di batteri eterolattici (che migliorano la stabilità aerobica dell’insilato) e, limitatamente per il pastone di granella tal quale, anche omoloattici (che aiutano la partenza della fermentazione anaerobica, controllando correttamente la riduzione del pH).

La semplicità del cantiere di lavoro del pastone integrale lo ha reso un’opzione piuttosto popolare, ma va detto che, oltre ovviamente ad un valore nutrizionale superiore, il pastone di granella tal quale ha una consistenza più omogenea, con una conseguente densità di stoccaggio del 10-15% superiore, che compensa i maggiori costi di preparazione, dovuti alla gestione del prodotto per la macinatura.

è quindi fondamentale procedere ad un compattamento ottimale, tale da portare la massa ad una densità di circa 850 kg/m³ per il pastone integrale e di 1000 kg/m³ e più per quello composto dalla sola granella.

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