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Macchine agricole, le potenzialità del mercato in Ucraina

Grazie a condizioni climatiche e pedologiche assai favorevoli l’agricoltura Ucraina ha grandi potenzialità di sviluppo, ma è carente sul piano delle tecnologie produttive. Il parco delle macchine agricole, oltre ad essere obsoleto, è sottodimensionato rispetto alle necessità. La domanda potenziale è stimata in 40 mila trattrici e 5 mila mietitrebbie l’anno

di Giovanni M. Losavio
maggio - giugno 2021 | Back

Černozëm, terra nera in italiano, è una parola russa che indica un particolarissimo tipo di terreno. Un suolo di colore scuro – da qui l’aggettivo “nero” – calcareo, caratterizzato da una consistente presenza di materia organica e tipico delle regioni steppose. Ed è proprio il fertile černozëm che negli anni ha fatto guadagnare all’Ucraina l’appellativo di “granaio d’Europa”. Estesa su oltre 600 mila chilometri quadrati tra Europa occidentale e orientale, l’Ucraina, che si trova “sul confine” (dallo slavo u okraina), può infatti vantare terreni agricoli pari ad oltre 32 milioni di ettari. Ciò significa che il 70% circa del territorio del Paese è destinato al settore primario. Si tratta peraltro di suoli assai pregiati, non solo per la loro fertilità – le già citate terre nere – ma anche per la loro collocazioni su ampie aree pianeggianti (una condizione favorevole alla meccanizzazione su ampia scala) all’interno di zone climatiche temperate. Dal punto di vista prettamente produttivo, esiste tuttavia una specificità regionale. Nella fascia settentrionale prevalgono la coltivazione della segale invernale, dell’avena, delle patate e del lino; nelle regioni centrali orzo, barbabietola da zucchero, frumento e mais. Girasole, uva, frutta e ortaggi prevalgono invece nel sud, dove il clima è più mite.

 

Il granaio d’Europa

Anche i dati più recenti confermano la vocazione cerealicola del Paese. Circa la metà delle superficie ucraina (15,3 milioni di ettari) è infatti coltivata a cereali: orzo e frumento oltre a segale, avena e riso. Peraltro – come sottolinea uno studio dell’ICE Agenzia dedicato proprio alla meccanizzazione agricola in Ucraina – nel 2019 la coltivazione dei cereali ha toccato il massimo degli ultimi 20 anni, superando appunto i 15 milioni di ettari (erano 13,6 nel 2000). Dal 2000 al 2019 molto consistente è stato anche l’incremento delle rese produttive, triplicate, passando da 24,4 milioni di tonnellate a oltre 75 milioni. In crescita risultano anche le colture industriali, sia come estensione (da 4 a 9 milioni di chilometri quadrati), sia come produzione (soprattutto il girasole che è passato da 3,4 milioni di tonnellate a 15,2 milioni). Le statistiche riportate dall’ICE Agenzia evidenziano inoltre incrementi produttivi per gli ortaggi (da 5,8 milioni di tonnellate a 9,6 milioni) e per la frutta (da 1,5 milioni a 2,1 milioni). Tra le colture industriali aumenta il peso di girasole, soia e colza mentre diminuisce quello della barbabietola da zucchero. Calano anche le colture foraggiere in conseguenze di una consistente diminuzione dei capi di bestiame. In linea di massima, si legge nel rapporto dell’ICE, il sistema primario ucraino tende a privilegiare le coltivazioni ad alto tasso di meccanizzazione e le aziende agricole di maggiore dimensioni (dai duemila ettari in su), che sono anche quelle che riescono a sfruttare in maniera ottimale i fattori produttivi e che evidenziano una più elevata resa per ettaro. Ma si tratta di una tipologia dimensionale assai poco diffusa, giacché la grande maggioranza delle unità produttive ha un’estensione inferiore ai 100. Sotto questo profilo il divieto di compravendita di terreni agricoli rappresenta un evidente ostacolo alla razionalizzazione del sistema e all’ottimizzazione delle risorse. Lo scenario dovrebbe mutare nel breve-medio termine grazie a una progressiva liberalizzazione della proprietà fondiaria. Il primo step è fissato all’inizio del prossimo luglio quando le persone fisiche saranno ammesse alla compravendita di terreni; il secondo è previsto per il gennaio 2024 quando sarà il turno delle persone giuridiche.

 

Un parco macchine inadeguato e obsoleto

Gli ultimi 20 anni hanno visto per tutte le principali colture un consistente incremento della resa per ettaro che, tuttavia, risulta essere ancora piuttosto bassa. Ciò è dovuto non soltanto alla caratteristiche strutturali del sistema agricolo ucraino (il sottodimensionamento delle aziende) ma a un tasso di meccanizzazione inadeguato rispetto alle reali esigenze e alle potenzialità del settore primario. Oggi, il parco macchine dell’Ucraina conta 130 mila trattrici e 28 mila mietitrebbie, cui si aggiungono 65 mila rimorchi e 70 mila macchine per la semina e per il trapianto. Che si tratti di una dotazione insufficiente lo testimonia anche la brusca contrazione del parco macchine, avvenuta dal 2000 al 2019. In questo arco di tempo le trattrici hanno perso ben 190 mila unità (erano 319 mila) mentre il numero delle mietitrebbie si è più che dimezzato (da 65 mila a 26,5 mila). Si stima che l’attuale dotazione meccanica delle imprese agricole ucraine è in grado di soddisfare appena il 50% dell’effettivo fabbisogno tecnologico. L’obsolescenza dei mezzi meccanici circolanti rappresenta per l’agricoltura dal Paese un altro fattore di debolezza: una macchina su quattro dovrebbe essere sostituita proprio a causa delle condizioni di usura. «L’Ucraina ha una superficie come la Francia e la Germania, però il mercato delle macchine agricole in questi Paesi è circa 6 volte superiore all’Ucraina. Sulla base di tali dati, secondo le stime degli esperti – scrive l’ICE Agenzia nel suo rapporto sulla meccanizzazione agricola del Paese dell’Est Europa – il potenziale del mercato ucraino nel settore macchine agricole è di 10 volte rispetto al livello attuale». Una domanda potenziale molto elevata, dunque, che secondo il Ministero dell’Agricoltura ucraino può essere stimata in 40 mila trattrici e in 5 mila mietitrebbie l’anno per un valore complessivo pari a 1,5 miliardi di dollari l’anno (considerando anche le altre macchine).

 

Macchine agricole, il peso dell’import

In Ucraina è presente un esiguo numero di aziende agromeccaniche, povere in tecnologia e con una bassa dotazione di capitali. Per soddisfare il proprio fabbisogno di mezzi agricoli di ultima generazione, il Paese deve dunque ricorrere alle importazioni, il cui trend negli anni è stato alquanto oscillante poiché ha risentito della congiuntura economica complessiva. Nel 2019 l’import è stato di poco superiore ai 500 milioni di dollari, in calo rispetto all’anno precedente, e ha interessato in prevalenza mietitrebbie, seminatrici, e ricambi. Ad esportare in Ucraina sono soprattutto Germania (37%), Stati Uniti (15%) e Belgio (9%). L’Italia, con una quota in valore pari al 6% del totale (30 milioni di dollari), il cui andamento rispecchia il trend del comparto, è il quinto fornitore di mezzi meccanici dietro la Polonia ma davanti alla Francia.

Alle aziende italiane i coltivatori ucraini chiedono falciatrici, componenti e parti di ricambio nonché seminatrici. Meno rilevanti, invece, le importazioni di trebbiatrici e mietitrebbie. Le tecnologie agricole made in Italy, che pure non occupano posizioni di primo piano nell’interscambio, godono comunque di una buona reputazione in Ucraina, la cui dipendenza dalle importazioni può offrire interessanti opportunità di business ai costruttori italiani.

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