Mondo Macchina Nr. 7-9 - Anno 2022

n. 7-9/2022 47 harvesters or diggers, specifically modified to make them suitable also for olive harvesting. A paradigm shift, this, from the classic machine-plant pair as it was understood until then - where it is up to the machine to adapt to the structure of the olive tree - which is opposed by the concept in which it is the plant that has to adapt to the machine type. The history of grape harvesters goes back a long way. It began in the years following the end of World War II when the first models of grape-growing facilitating machines started to be manufactured in France. A lot of roads have been covered since then. Some steps can be considered milestones of innovation, and several have been the constructive solutions proposed over the years, more and more valuable and rational, finally leading to the realization of machines as they are currently conceived, in which greater specificity for olive trees is also sought. Then, from these, those based on horizontal shaking through rods or beaters were implemented to be able to operate even on vineyards with wall forms, which are now as then among the most common farming systems. Today, the use of these machines in the superintensive model is based on this latter concept. In Italy, for a variety of reasons, including the orography of the territory, small farm size, etc., such innovations took hold more Superintensiveolivegrowing: mechanizedharvesting corso di modernizzazione teso a conseguire una coltura specializzata ed intensiva dell’olivo, ad elevata efficienza in termini di aumenti di resa e di riduzione dei costi. Il parallelo impiego di macchine operanti direttamente sulla chioma, non registrò invece uguale successo, nonostante alcune buone soluzioni proposte, ancora oggi molto valide, come le testate pettinatrici. Spinta propulsiva all’innovazione che dopo un periodo di stasi ritrova un nuovo slancio solo all’inizio degli anni Novanta in Spagna, e più precisamente in Cataluña, con la messa a dimora dei primi impianti superintensivi. Caratterizzati da densità di impianto in grado di superare le 2000 piante/ha, l’aspetto decisivo di tale modello risiede nella metodologia di raccolta delle drupe, incentrata sulle macchine già adottate per la vendemmia dell’uva, definite vendemmiatrici o scavallatrici, appositamente modificate al fine di renderle adatte anche alla raccolta delle olive. Un cambio di paradigma, questo, rispetto al classico binomio macchina-pianta per come fino ad allora inteso – dove spetta alla macchina il compito di adattarsi alla struttura dell’ulivo – al quale si contrappone la visione in cui è la pianta a doversi adattare alla tipologia di macchina. Storia, quella delle vendemmiatrici, che parte da lontano, iniziando il suo cammino negli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale, quando in Francia cominciarono a realizzarsi i primi modelli di macchine agevolatrici per la viticoltura. Da allora di strada ne è stata percorsa tanta, con alcune tappe che possono essere considerate pietre miliari dell’innovazione, e diverse sono state poi, negli anni, le soluzioni costruttive proposte, sempre più valide e razionali, che hanno portato infine alla realizzazione di macchine per come attualmente concepite, nella quale si ricerca anche una maggiore specificità per l’olivo. Ricordiamo, ad esempio, la iniziale messa a punto del sistema a scuotimento verticale, tramite stella pivotante operante sui cordoni permanenti del sistema di allevamento della vite denominato a doppia cortina, sviluppato in Usa negli anni ’60, che portò alla realizzazione delle prime macchine semoventi commerciali. Da queste si implementarono poi, al fine di poter operare anche sui vigneti con forme a parete, oggi come allora tra i più diffusi sistemi di allevamento, quelle basate sullo scuotimento orizzontale tramite aste o battitori. Principio quest’ultimo sul quale oggi si incentra l’uso di queste macchine nel modello superintensivo. Anche se in Italia, per una molteplicità di motivi tra cui l’orografia del territorio, le ridotte dimensioni aziendali, ecc., tali innovazioni presero piede più lentamente, non meno interessante fu il contributo appor tato dalle case costruttrici. La ditta italiana Volentieri ad esempio, sviluppò nel 1978, una vendemmiatrice di tipo trainato anziché semovente. Una ulteriore soluzione degna di nota, ancor più se oggi pensiamo che è stata ripresa per le moderne grandi macchine per la raccolta dell’olivo quali la Colossus, fu proposta dalla ditta Pasquali, nella quale trovarono applicazione aspi rotanti al posto dei più classi elementi scuotitori ad aste. Più o meno in quegli anni vengono poi sviluppate la testaOlive harvesting systems were developed since after World War II and are now highly efficient. Historical experiences in the field, different types of machines, and new technologies that match the plant structure and efficiently replace labor TECHNOLOGY

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