Mondo Macchina - Nr. 2 - Anno 2024

SPECIALE EIMA AGRIMACH 18 SPECIALE EIMA AGRIMACH pali materie prime mondiali, anche se il principale obiettivo del Paese rimane quello di migliorare la produzione per i consumi interni, che devono affrontare la già ricordata esplosione demografica e, soprattutto, far uscire il maggiore numero possibile di indiani dalla condizione di povertà assoluta. La stessa analisi Oxfam ha infatti evidenziato che fra il 60 e il 70% della popolazione ha a disposizione il corrispettivo di circa due dollari al giorno. I numeri dell’agricoltura indiana. L’India è, di gran lunga, il maggior produttore mondiale di latte (quasi 200 milioni di tonnellate su un totale di circa 850 milioni; gli Stati Uniti – secondi – si fermano a circa la metà), di legumi (da sola occupa oltre un quarto delle superfici a questi destinate) e di spezie. Ma è anche il secondo produttore di riso (circa 150 milioni di tonnellate, dopo i 200 milioni della Cina), di grano (oltre 100 milioni di tonnellate, non lontano dai 140 milioni di tonnellate della Cina), di cotone (praticamente alla pari con i confinanti cinesi, con circa 6 milioni di tonnellate l’anno) e di canna da zucchero (poco sopra i 400 milioni di tonnellate, dietro gli oltre 700 milioni del Brasile). Ma anche di ortofrutta (oltre 200 milioni di tonnellate dopo i lontani 700 milioni della Cina) e, sul fronte zootecnico, di pesce d'allevamento, carne di montone e capra. Con un valore aggiunto lordo agricolo valutato in circa 300 miliardi di dollari, l’India continua il proprio percorso di apertura al mercato mondiale, tanto che le esportazioni agricole, dopo aver toccato per la prima volta nel 2021 la soglia dei 40 miliardi di dollari, si stima possano avere superato i 60 miliardi alla fine dello scorso anno. Il problema delle rese. Piuttosto, al di là dei numeri assoluti, l’economia agricola indiana deve affrontare il problema delle rese. Un esempio significativo riguarda il riso: gli ultithe total wealth. Against this backdrop, even if we are faced with significantly increasing rates of urbanisation, agriculture remains a strategic sector. A sector that still absorbs almost 60% of the population and produces around 17% of the country's GDP. The World Bank calls India 'one of the world's agricultural powerhouses', producing around 7.5% of the global agricultural commodities. A few numbers may make it clear how much this can affect the balance of the world's main commodities, even if the country's main objective remains to improve production for internal consumption, which has to face the aforementioned demographic explosion and, above all, get as many Indians as possible out of absolute poverty. Indeed, the same Oxfam analysis showed that between 60 and 70 per cent of the population has the equivalent of about two dollars a day. The numbers of Indian agriculture. India is, by far, the world's largest producer of milk (almost 200 million tonnes out of a total of about 850 million; the United States - second - stops at about half), pulses (alone it occupies more than a quarter of the areas destined for them) and spices. But it is also the second largest producer of rice (around 150 million tonnes, after China's 200 million), wheat (over 100 million tonnes, not far from China's 140 million), cotton (practically on a par with its Chinese neighbours, with around 6 million tonnes a year) and sugar cane (just over 400 million tonnes, behind Brazil's over 700 million). But also fruit and vegetables (over 200 million tonnes after China's distant 700 million) and, on the livestock front, farmed fish, mutton and goat meat. With an estimated agricultural gross value added of around USD 300 billion, India continues on its path of opening up to the world market, so much so that agricultural exports, after touching the USD 40 billion mark for the first time in 2021,

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