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Agricoltura indiana, la sfida della produttività

Il Subcontinente rappresenta uno dei maggiori produttori di derrate agricole a livello mondiale. Tuttavia, per quanto riguarda i cereali, la produttività di alcune regioni è ancora nettamente al di sotto di quella che si registra nei principali Paesi produttori. Consistente la produzione di frutta e verdura, con un'offerta che si va diversificando ed ampliando

di Davide Gallarate
dicembre 2015 | Back

Nell’anno fiscale 2013–2014, secondo le Advance Estimates del locale Ministero, l’agricoltura indiana ha fatto registrare una serie di record relativi alla produzione, che confermano l’India, complici anche un’estensione pari a 3,2 milioni di km2 ed una superficie agricola netta di 140 milioni di ettari, come uno dei principali produttori a livello mondiale. Considerando che negli anni la geografia dell’agricoltura nel Paese è rimasta sostanzialmente invariata, di seguito si vuole fornire una panoramica sulle principali coltivazioni dell’India e, soprattutto, sui numeri che hanno permesso di stabilire questi nuovi primati.

I cereali rivestono ancora un ruolo fondamentale nell’agricoltura indiana: il totale dei foodgrains nell’anno 2013-2014 è stato pari a 264,77 milioni di tonnellate, in crescita del 3% rispetto all’anno precedente. Andando più nel dettaglio, con 106,54 milioni di tonnellate (+1% rispetto all’anno fiscale precedente) l’India si è confermata come secondo produttore mondiale di riso dopo la Cina. Tra gli Stati che compongono l’Unione indiana, il principale produttore è quello del West Bengal, con 15,31 milioni di tonnellate, seguito da Uttar Pradesh ed Andhra Pradesh, rispettivamente con 14,63 e 13,03. Il 2013–2014 è stato, grazie ad una crescita della produzione del 3%, anche l’anno migliore di sempre per il grano, la cui produzione ha raggiunto i 95,91 milioni di tonnellate, principalmente dall’Uttar Pradesh (30,25), dal Punjab (17,04) e dal Madhya Pradesh (13,93). Andhra Pradesh (4,97), Karnataka (3,98) e Maharashtra (3,08) sono stati invece i principali produttori di granturco, di cui sono stati raccolti in tutto il Paese 24,35 milioni di tonnellate.

La redditività dei campi, per quanto riguarda i cereali, è però ancora in molti casi largamente inferiore alla  media mondiale, come evidenziato da uno studio condotto dalla Federation of Indian Chambers of Commerce and Industry sulla base dei dati 2012: per quanto riguarda ad esempio il riso, il valore di 3.512 kg/ha è ben al di sotto non solo dei 6.661 kg/ha del primo produttore al mondo, la Cina, ma anche della media mondiale di 4.397 kg/ha. Apparentemente migliore la situazione per quanto riguarda il grano, la cui resa è in linea con la media mondiale di 3.094 kg/ha, ma meno della metà di quella di un campo nel Regno Unito, pari a 7.360 kg/ha. Il caso però più eclatante è quello del granturco, per cui la produttività negli Stati Uniti, che detengono il primato, è di 8.858 kg/ha e la media a livello globale è di 5.097 kg/ha, mentre in India tale valore si attesta solamente a 2.321 kg/ha. Non si può fare a meno di pensare a questo punto a quali potrebbero essere i numeri del secondo capoverso di questo articolo, qualora la resa dei campi indiani fosse in linea con la media mondiale o con i principali produttori. Applicando i valori di produttività media, la quantità di grano resterebbe sostanzialmente invariata, mentre riso e mais salirebbero a 133 e 53 milioni di tonnellate rispettivamente. Qualora l’India raggiungesse la produttività dei “primi della classe”, i livelli di resa sarebbero pari a 202 milioni di tonnellate di riso, 236 milioni di grano e 93 milioni di mais.

Passando agli horticulture crops, categoria che in India comprende frutta, verdura, “colture da piantagione” (come anacardi e cocco) e spezie, il totale supera i 280 milioni di tonnellate (erano quasi 269 milioni nel 2012 – 2013), tra cui 86 di frutta e 168 di verdure. Per quanto concerne la frutta, coltivata su una superficie di oltre 7 milioni di ettari, l’India si conferma come importante produttore di banane (29,5 milioni di tonnellate), frutta tropicale (17,93 milioni di tonnellate di mango, 5,57 di papaya e 3,63 di guava) ed agrumi (10,48 milioni di tonnellate). Un cenno specifico, all’interno della produzione frutticola, merita poi la coltivazione della vite: sono 116.000, di cui oltre due terzi localizzati nello Stato del Maharashtra, gli ettari di superficie coltivata a vigneto in India, da cui ogni anno vengono raccolte 2,5 milioni di tonnellate di uva. Sono invece 9,57 i milioni di ettari dedicati alla coltivazione di verdure: patate, cipolle, pomodori, e melanzane dominano la classifica delle specie coltivate, con quantitativi, rispettivamente, di 44,30, 19,77, 19,19 e 13,84 milioni di tonnellate. Completano le cifre le colture da piantagione, con 16,60 milioni di tonnellate, e le spezie per i restanti 5,93.

A causa di precipitazioni monsoniche inferiori del 12% rispetto alla media, difficilmente nel 2014–2015 tali record saranno di nuovo battuti. Al contrario, le prime stime relative al raccolto Kharif (ossia quello che viene effettuato durante la stagione dei monsoni) nell’anno 2014 parlano di un calo di produzione del 6.94% per quanto riguarda i foodgrains, che si traduce in una differenza di quasi 9 milioni di tonnellate. In particolare, sempre per quanto riguarda il Kharif, si parla di -4%, ossia quasi 4 milioni di tonnellate in meno rispetto all’anno precedente, per la produzione di riso.

Interessanti, e in molti casi sbalorditive, sono – per chiudere questo breve excursus sui principali numeri del settore primario in India – le cifre legate all’allevamento: le ultime stime, sebbene relative all’anno 2007, parlano di una popolazione di 304 milioni di bovini, 140,5 milioni di capre, 71,6 milioni di pecore e 648,8 milioni tra polli, anatre, tacchini ed altri volatili. Da questa enorme popolazione animale, nel 2013–2014 sono stati ricavati 47,9 milioni di chili di lana, 137,7 milioni di tonnellate di latte e 73,4 miliardi di uova.

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