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Tecnica

Migliorare la struttura del terreno: le interrasassi

Le interrasassi sono simili alle zappatrici, da cui però si differenziano per alcune importanti peculiarità. Lavorano finemente il terreno, stratificando in profondità pietre e sassi, ovvero le componenti più grossolane dello scheletro. Abbinate a griglie calibrate, lame livellatrici e rulli compattatori, sono in grado di preparare un perfetto letto di semina

di Domenico Pessina
marzo - aprile 2021 | Back

Oltre ai tre elementi principali, sabbia, limo e argilla, la tessitura del solo agrario comprende anche lo scheletro, ovvero quel componente con frammenti di dimensione superiore a 2 mm. Lo scheletro evidenzia proprietà analoghe a quelle della sabbia, spesso però in modo più accentuato, come: elevata permeabilità e facilità di movimento dell'acqua, con tendenza al rapido sgrondo e conseguente scarsa capacità di ritenzione idrica; sofficità e compattezza strettamente legate alle dimensioni dello scheletro; elevata portanza; difficoltà di esecuzione di alcune lavorazioni, con rapida usura degli organi lavoranti delle attrezzature impiegate, se presente in quantità eccessiva.

In quest’ultimo caso, per migliorare la situazione è possibile adottare tre soluzioni: asportare la maggior quantità possibile di sassi e pietre dallo strato lavorato, mediante le raccoglisassi; sminuzzare lo scheletro presente nello strato superficiale del suolo, riducendone la dimensione, con le frantumasassi; interrare le componenti dello scheletro di maggior dimensione, collocandole immediatamente sotto l’orizzonte lavorato, mediante le interrasassi.

 

Le interrasassi

Oltre a migliorare la lavorabilità e l’iniziale sviluppo radicale della coltura, il poter collocare le parti più grossolane dello scheletro sotto lo strato lavorato comporta il contestuale vantaggio di creare una zona ad elevata permeabilità, con ottime capacità di sgrondo ed elevata portanza, tutte caratteristiche positive per quelle colture a seme minuto (come ad esempio molte orticole di pieno campo) che hanno bisogno di terreno fine e ben drenato per la germinazione e le prime fasi dello sviluppo.

Dal punto di vista strutturale, l’interrasassi assomiglia alla zappatrice, essendo dotata di un robusto telaio portante di accoppiamento al trattore completo di carter di protezione, di un rotore fresante e di dispositivi posteriori di livellamento/compattamento dello strato lavorato.

Il suo funzionamento evidenzia però significative differenze: il rotore infatti non gira a favore dell’avanzamento, ma in senso opposto, mentre il terreno smosso impatta contro una griglia a barre, che è il dispositivo deputato a selezionare le parti di scheletro destinate all’interramento.

Inoltre, in funzione della tipologia di terreno da lavorare e della presenza o meno in superficie di vegetazione e/o residui colturali precedenti, gli organi lavoranti assumono una conformazione differente.

Più in dettaglio: a elica, con 4-6 zappe: adatto a tutti i tipi di terreno, anche sodo, con residuo colturale, di cui assicura un ottimo sminuzzamento ed interramento; a punte, disposte ortogonalmente una rispetto all’altra: indicato per terreni sodi e residui culturali erbacei, di cui esegue un buon sminuzzamento ed interramento; a 4-6 lame: per terreni duri, argillosi; da usare non su sodo, ma solo su suoli precedentemente lavorati. Garantisce un ottimo sminuzzamento ed interramento dei residui colturali; a zappe interratrici: da impiegare solo su terreni lavorati in precedenza. Assicura un ottimo sminuzzamento ed interramento di residui colturali erbacei. Il rotore è dotato di serie di controflange.

In pratica, il funzionamento combinato del rotore fresante con la griglia selezionatrice “stratifica” il terreno, perché i sassi (ma anche i residui colturali) vengono convogliati in profondità, mentre il materiale più fine viene progressivamente depositato in superficie.

Ulteriore elemento essenziale dell’interrasassi è la lama livellante, collocata a valle del rotore, che rappresenta una “barriera di accumulo” del terreno fine proveniente dalla griglia selezionatrice, in modo da creare una sorta di riserva di terra fine, che serve per livellare gli avvallamenti creati dalla rimozione di sassi e zolle dure, interrate in profondità.

Completa l’interrasassi un rullo livellatore/compattatore, che può assumere diverse configurazioni nel suo sviluppo esterno, in funzione della finitura desiderata della superficie dello strato lavorato. Più in dettaglio: a gabbia: per terreni a medio impasto e in tempera, assicura un ottimo dirompimento della piccole zolle superficiali; a spuntoni: adatto a terreni umidi e/o argillosi. Non compatta il terreno e facilita la circolazione dell’aria tra le zolle; a spirale: indicato per suoli leggeri e sabbiosi. La spirale livella efficacemente il terreno; da risaia: la forma ad uncino dei denti favorisce la penetrazione nel terreno anche con abbondante residuo culturale; packer: effettua un ottimo sminuzzamento di eventuale crosta superficiale, e contestualmente un leggero compattamento per una semina più uniforme. Il raschiarullo ricoperto di teflon, evita l’intasamento del rullo; a rete: adatto alla semina di pieno campo delle specie orticole, perché dopo il passaggio del rullo il terreno rimane leggermente mosso in superficie, in modo che la pioggia non trascini le sementi deposte; liscio: rende il terreno piano e uniforme, agevolando la semina o la posa del telo pacciamante.

Inoltre, soprattutto a vantaggio di molte specie orticole, all’interrasassi è possibile abbinare un dispositivo baulatore (v. box pag. 74), che crea rilievi longitudinali spianati di terreno, utili per evitare dannosi ristagni d’acqua in superficie, in caso di precipitazioni copiose, ma anche talvolta moduli per la posa di tubi sotterranei per l’irrigazione a goccia, oppure per la stesura di film pacciamanti.

 

Il mercato

A livello nazionale, sono molti i costruttori di interrasassi, sostanzialmente quelli che già producono le zappatrici. Senza la pretesa di esaurire la lista, si possono citare, in ordine strettamente alfabetico: Alpego di Lonigo (VI), Berti di Caldiero (VR), Celli di Forlì, Comeb di Budrio (BO), Demetra-Breviglieri di Nogara (VR),  Forigo RoterItalia di Ostiglia (MN), Massano di Savigliano (CN), Muratori di Castelnuovo Rangone (MO), Orsi di Mascarino di Castello d’Argile (BO), Ortiflorgroup di Curtarolo (PD), Ortolan di Lonigo (VI), Selvatici di San Lazzaro di Savena (BO), Valentini Antonio di Camposanpiero (PD), Vigolo di Alonte (VI), Zanon di Campodarsego (PD).

L’offerta spazia tra modelli di larghezza di lavoro particolarmente limitata, generalmente meno di un metro, adatti ad essere accoppiati anche ai motocoltivatori per la lavorazione in coltivazioni protette, sino a tipologie di pieno campo che arrivano a 6 m e più, in quest’ultimo caso spesso con la formazione contestuale di diverse prode.


La griglia di selezione

Svolge sostanzialmente un’azione simile ad un setaccio, lasciando passare attraverso le barre di cui è composta la frazione più fine del terreno, respingendo invece quelle più grossolane (sassi e zolle) che in tal modo ricadono sul fondo del solco, creando un efficace strato profondo di tipo drenante.

In funzione del tipo di terreno, possono essere adottate griglie a molle oppure fisse. A causa degli impatti con il materiale, le barre della griglia a molle oscillano, evitando che la terra aderisca e garantendo quindi il corretto mantenimento degli spazi intermedi. Ciò diventa particolarmente utile quando l’interrasassi lavora in terreni umidi e adesivi. Inoltre, la possibilità di variare l’angolo di impatto permette di regolare la potenza assorbita dall’attrezzatura. Viceversa, la griglia fissa (in acciaio altoresistenziale) è maggiormente indicata per terreni secchi e tenaci, perché l’impatto delle zolle è più violento, a tutto vantaggio di un loro più efficace dirompimento.


Le interrasassi-baulatrici

Specie in orticoltura, la baulatura è una pratica di sistemazione della parte superficiale del suolo, finalizzata a creare le prode, ovvero zone dell’appezzamento (di solito a sviluppo longitudinale) sopraelevate rispetto ai solchi, in modo da assicurare un efficace sgrondo delle acque in eccesso, per evitare ristagni deleteri alla crescita della coltura e una dannosa insorgenza di muffe e altri patogeni, che possono trarre vantaggio da un microclima molto umido.

Le interrasassi possono essere utilmente accoppiate ad un modulo baulatore, in modo che in unica passata si possano creare i sopralzi illustrati, con del terreno praticamente esente da scheletro.  Si tratta di una pratica utile nella coltivazione di taluni ortaggi (ad esempio asparagi, carote, lattuga da taglio, carciofi, cipolle, ecc.) che sono più sensibili di altri ai danni provocati dai ristagni idrici. Per procedere alla baulatura, il modulo che viene abbinato alle interrasassi modella il terreno smosso a formare una o più prode a sezione generalmente trapezoidale avvalendosi, in alternativa, o di due deflettori laterali e un robusto carter posizionabile tramite due molle regolabili con altrettante manovelle, oppure di uno o più rulli cilindrici opportunamente sagomati alle estremità. Inoltre, la baulatura crea di fatto delle corsie di traffico, ovvero delle strisce costantemente interessate dal transito degli organi di propulsione delle macchine, in modo che le prode non siano danneggiate in alcun modo dal conseguente compattamento, a tutto vantaggio di un corretto sviluppo dell’apparato radicale della coltura. Ancora, la baulatura favorisce una corretta pacciamatura, facilitando la stesura del telo che ricopre la superficie del suolo, e permette di concentrare la somministrazione di acqua e fertilizzanti nella zona di maggior assorbimento della pianta.

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