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Stage V, la deroga esclude le medie potenze

Per le basse e le alte potenze slittano al 2021 l’assemblaggio e la commercializzazione delle macchine con i motori di transizione. Accolta solo in parte la richiesta delle associazioni di categoria che avevano sollecitato uno slittamento anche per le medie potenze

di Giovanni M. Losavio
giugno 2020 | Back

Slittano al 2021 le scadenze per i motori di transizione Stage V nelle classi di potenza medio-bassa (meno di 56 kW) e medio-alta (oltre i 130 kW). Lo ha deciso il Parlamento Europeo che ha così accolto, ma solo in parte, la richiesta avanzata nelle passate settimane dai costruttori europei di macchine mobili non stradali. Il provvedimento diventerà effettivo nelle prossime settimane non appena saranno completati alcuni adempimenti tecnici di natura routinaria. Grazie a questa deroga, i costruttori europei hanno tempo fino al 30 giugno 2021 (non più fino al 30 giugno 2020 come originariamente previsto) per assemblare i propulsori, e fino al 31 dicembre 2021 (non più 31 dicembre 2020) per completare la commercializzazione delle macchine. Dal provvedimento sono invece escluse le medie potenze (tra 56 e 130 kW), per i quali i termini di assemblaggio e commercializzazione sono stati confermati – rispettivamente – al 30 giugno 2021 e al 31 dicembre 2021. Con il voto dell’Europarlamento, arrivato dopo il via libera della Commissione Europea e del Consiglio dell'Unione Europea (Stati Membri), si completa l’iter politico attivato nelle passate settimane da un cartello di sei associazioni europee di categoria, in rappresentanza dei comparti interessati dalle norme europee Stage V. All’iniziativa avevano infatti aderito il CEMA, per le macchine agricole, il CECE per il movimento terra, l’EGMF per il giardinaggio, EUnited Municipal Equipment & Cleaning per il settore delle municipalizzate, Europgen per i gruppi elettrogeni e FEM per il comparto della movimentazione. La richiesta di moratoria era stata avanzata in seguito all’emergenza Covid-19. Alle istituzioni UE i sei promotori dell’iniziativa avevano spiegato come i lockdown e l’interruzione della catena di approvvigionamento (Cina, Italia e altri Paesi UE) per quanto riguarda componenti e ricambi, avesse creato una situazione di impossibilità oggettiva. I motori di transizione erano già nella disponibilità degli OEM ed erano pronti ad essere montati sulle macchine, tuttavia la mancanza di assali, di dispositivi idraulici, di componenti per i sistemi elettronico e d’illuminazione non permetteva di completare la fase finale di assemblaggio. In questo scenario – avevano avvertito le associazioni – sarebbe stato impossibile rispettare le scadenze previste dalla normativa Stage V (la 2016/1628/EU e la 2018/985/EU, quest’ultima specifica per il settore agricolo). Ma senza la deroga, le macchine mobili non stradali con motori di transizione non sarebbero diventate inutilizzabili in Europa e questo avrebbe costretto le aziende a svenderle al di fuori dei confini dell’UE, con un danno economico davvero molto serio che avrebbe avuto conseguenze anche sui livelli occupazionali. Insomma, per i costruttori europei la deroga alle scadenze Stage V rappresenta una boccata d’ossigeno, anche se restano le criticità legate alle medie potenze, che costituiscono una quota significativa della produzione – soprattutto in Italia – e che sono state putroppo escluse dal provvedimento.

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