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Mother Regulation, una normativa importante

La nuova normativa comunitaria, che si applica in particolare ad alcune tipologie di macchine, comporta per le industrie un considerevole sforzo di adeguamento, che influisce sui costi di produzione. Tuttavia, la Mother Regulation introduce alcuni requisiti tecnici che rendono le macchine più prestanti e flessibili nel loro impiego. FederUnacoma sottolinea l'importanza di un'opera di sensibilizzazione anche verso gli utilizzatori, per promuovere il valore delle innovazioni introdotte

di Lorenzo Iuliano
febbraio - marzo 2018 | Back

Per il comparto europeo della meccanica agricola l’anno 2018 sarà, insieme al precedente, uno di quelli “da ricordare”. Dal 1° gennaio, infatti, il Regolamento 167/2013 (gergalmente conosciuto come Mother Regulation) è diventato l’unico riferimento normativo comunitario in materia di omologazione di trattori, rimorchi ed attrezzature intercambiabili trainate. Tema di stretta attualità negli ultimi mesi, il nuovo regolamento è ancora poco conosciuto nei sui contenuti tecnici, e merita una lettura analitica che ne evidenzi insieme alle criticità gli aspetti sostanziali e migliorativi.

Si tratta senza dubbio del più importante cambiamento legislativo degli ultimi anni, e tocca da vicino non solo i costruttori di macchine, che si stanno adoperando non poco per completare le omologazioni secondo i nuovi standard, ma tutta la filiera legata in modo più o meno diretto alla meccanizzazione agricola, che deve ormai fare i conti con questa sorta di “rivoluzione” normativa.

In effetti, la Mother Regulation comporta per l’industria di settore uno sforzo di adeguamento impegnativo non soltanto dal punto di vista tecnico ma anche in termini economici, e l’aumento dei costi si riflette come ovvio sul prezzo finale del macchinario e quindi sulla sua accessibilità per l’acquirente. Al di là del costo, l’utilizzatore non sempre riesce a focalizzare i vantaggi legati ai nuovi criteri di omologazione, e rischia di percepire la normativa come una sorta di passaggio burocratico poco significativo sul piano sostanziale.

Non c’è dubbio che il susseguirsi serrato di normative comunitarie mette sotto pressione l’industria di settore, e che il lavoro agricolo ha peculiarità che richiedono in molti casi una legislazione ad hoc piuttosto che l’applicazione tal quale di disposizioni nate per altri settori vedi in particolare quello dell’automotive; ed è anche vero che all’agricoltore stesso deve essere lasciato il tempo di assimilare i nuovi concetti e quindi apprezzare le nuove caratteristiche costruttive dei mezzi meccanici. Ma al di là dei problemi relativi alla tempistica nell’applicazione delle norme, la Mother Regulation merita di essere analizzata nei suoi contenuti tecnici.  

FederUnacoma riconosce il valore di molti elementi tecnici contenuti nel Reg.167/2013, e non ha mancato di promuoverli con seminari e incontri volti ad evidenziare come le nuove norme possano migliorare le prestazioni delle macchine, migliorarne la sicurezza e ridurne l’impatto ambientale.

Tanto per fare un esempio concreto, un dato su tutti, che al momento viene ancora sottovalutato soprattutto dall’utenza finale (probabilmente per scarsità di informazioni in merito) è quello legato al notevole incremento delle masse massime ammesse per i veicoli R e S (Rimorchi ed attrezzature trainate). Solo per dare un’idea macroscopica del dato, per i veicoli R e S i valori massimi diventano i seguenti:  per i monoasse si passa da 6 ad un massimo di 14 ton (compreso il carico verticale sull’occhione Fv); per i tandem si passa da 14 ad un massimo di 24 ton (compreso Fv); per i tridem si passa da 20 ad un massimo di 34 ton (compreso Fv); per i quattro assi, infine, si passa da 20 ad un massimo di 44 ton (compreso Fv).

Va inoltre sottolineato che importanti emendamenti agli atti delegati (che ricordiamo sono i depositari del contenuto tecnico specifico del nuovo Regolamento), ottenuti “allo scadere”, e che vedranno l’ufficiale pubblicazione tra qualche mese, hanno consentito di chiarire qualche aspetto – altrimenti di dubbia interpretazione – ottenendo risultati positivi.

Tra le varie si possono citare due delle ultime modifiche più rilevanti (come detto manca ancora la pubblicazione, che avverrà probabilmente tra aprile e maggio, ma non ci si aspettano modifiche sostanziali). Per quanto riguarda l’ABS, nel corso del 2017 (vedi MW Anno 2017 Numero 5-6, “Mother Regulation, verso una nuova omologazione comunitaria”) si era discusso di rendere questo dispositivo obbligatorio per tutti i nuovi veicoli con velocità di progetto compresa tra 40 e 60 km/h: si può oggi affermare che l’attività di lobby, condotta sia da FederUnacoma che dalle altre associazioni nazionali, ha portato i frutti sperati e che il requisito verrà a decadere per questa fascia di velocità, mentre l’obbligatorietà permarrà per velocità di progetto superiori a 60 km/h.

Per quanto riguarda la frenatura rimorchi, la data ultima per poter montare sul trattore la singola linea idraulica (sia essa di tipo “francese” o CUNA), sempre e solo in aggiunta alla doppia linea idraulica/pneumatica, è slittata al 31/12/2024. Inevitabilmente, a cavallo di un passaggio normativo così importante, quando veramente si fanno i conti con l’applicazione delle novità normative, ci sono tanti aspetti soprattutto di natura procedurale che non essendo ancora stati testati creano qualche iniziale confusione. Le autorità di omologazione si stanno muovendo efficientemente, ma ci sono ancora diverse situazioni in cui un’interpretazione può differire anche radicalmente da un’altra, ed entrambe sono considerate corrette; si può dire di non essere ancora allineati totalmente su quella tanto ricercata Armonizzazione Comunitaria, principio cardine di questo disegno europeo, ma si sta alacremente lavorando in tal senso. In dettaglio, per quello che riguarda l’omologazione dei veicoli T (trattori), si può dire che la situazione ha raggiunto un sufficiente grado di chiarezza, e l’ultimo intervento in ordine temporale è la circolare ministeriale con la lista delle aziende a cui è stata autorizzata la procedura di fine serie (Circ. prot.731 del 12/01/2018). Si ricorda che questa procedura (Art.39 del Reg.167/2013) consente, fino al primo gennaio 2020, l’immatricolazione, la vendita e l’acquisto dei macchinari di fine serie, omologati secondo la vecchia direttiva 2003/37 CE, nella misura del 10 per cento del totale dei mezzi venduti dal costruttore nei due anni precedenti.

Per i veicoli R&S (Rimorchi ed attrezzature trainate) qualche piccola correzione è stata necessaria (e ulteriori interventi sono previsti) per cercare di chiarire un quadro normativo che ha ancora qualche incongruenza, a partire dalla definizione di “R” e “S”, che risulta soggetta ad una pesante arbitrarietà nell’attribuzione della funzione principale del veicolo considerato (lo stesso spandiconcime, ad esempio, può essere inquadrato come R o S se omologato in uno o in un altro Stato Membro a seconda che l’autorità preposta ne individui la funzione principale come ”trasporto” o invece “trattamento” di materiale). Situazione che ha costretto il Ministero dei Trasporti ad emanare un’apposita circolare chiarificatrice (Circ. prot. 134 del 4/01/2018), dove, semplificando notevolmente, viene “ristretto” l’ambito di applicazione degli R ed ampliato quello degli S.

Concludendo, sarà quanto mai importante nei prossimi mesi essere vigili e seguire dettagliatamente l’attività della Federazione, perché diversi importanti scenari, ancora in divenire, dovrebbero risultare più nitidi. L’applicabilità e la tempistica delle normative comunitarie restano oggetto di attenzione e negoziazione da parte di FederUnacoma in sede politica, ma per tutti i dettagli d’ordine tecnico l’Ufficio Tecnico della Federazione è da subito a disposizione delle aziende e degli utenti per fornire chiarimenti e indicazioni specifiche, nell’intento di contribuire a rendere il passaggio al nuovo regime normativo il più possibile lineare e fisiologico per la filiera agromeccanica.

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