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Ricerca europea: FederUnacoma partner del progetto Databio

Il progetto – promosso da un partenariato che vede la presenza ufficiale della federazione dei costruttori italiani – si focalizza sulla raccolta dei dati provenienti da fonte organica, mentre un secondo progetto, chiamato IoF 2020 e finanziato anch'esso nell'ambito dei bandi Horizon 2020, si occupa della "Farm del Futuro", cercando di trasferire le tecnologie dell'"internet delle cose" all'azienda agricola

di Giuseppe Saija
maggio - giugno 2017 | Back

Con una dotazione finanziaria di circa 16 milioni di euro, il progetto Databio è uno dei cosiddetti “Large Scale Pilot Projects”, cioè progetti pilota di grande scala, finanziati dalla Commissione Europea nell’ambito del programma di finanziamento alla ricerca Horizon 2020. Un’iniziativa destinata, nel giro di 36 mesi a stimolare attività di ricerca scientifica e di applicazione sperimentale, sull’acquisizione, trattamento, analisi e utilizzo dei dati provenienti da fonte organica. Con un insieme di attività specificamente dedicate alla meccanizzazione agricola, la ricerca sui dati e i macchinari in agricoltura è uno degli assi portanti del progetto, di cui FederUnacoma è partner. «L’idea – spiega Alessio Bolognesi, esperto ICT della federazione – è che si possano proporre attività anche sperimentali e con il coinvolgimento dei nostri associati, per valutare quali tecnologie possano adattarsi ed essere integrate al meglio per fare in modo che le macchine siano in grado di ottenere e comunicare i dati di maggiore interesse per l’utilizzatore in maniera efficiente. Uno degli aspetti critici per i produttori di macchinari è infatti quello di poter aggiungere tecnologie più sofisticate senza andare fuori mercato dal punto di vista del prezzo proposto all’acquirente». Il progetto, che copre diversi ambiti di trattamento dati da fonte organica, inclusi ad esempio quelli di origine forestale o acquatica, è coordinato da Intrasoft Belgio, società del gruppo ICT greco con una solida esperienza di gestione di progetti comunitari di R&D, e conta ben 48 partner, di cui 8 italiani. Insieme a FederUnacoma, il CRA ING (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria) è tra le organizzazioni coinvolte nelle attività pilota dedicate ai macchinari, che più avanti coinvolgeranno direttamente anche aziende agricole di diverse dimensioni. «L’approccio – afferma Karel Charvat di Lesprojekt, azienda ceca specializzata in tecnologie satellitari e sistemi di tracking veicoli – è quello di trovare la maniera più efficiente per gestire masse di dati crescenti e spesso eterogenei tra di loro. Vorremmo combinare dati ottenuti tramite GPS con i terminali CAN-bus. Questa è un’ipotesi di partenza, ma dovremo anche tenere in considerazione le priorità dei produttori di macchine. In questo senso, il partenariato con FederUnacoma è fondamentale». Le attività pilota su agricoltura di precisione prevedono due ambiti di implementazione. Da una parte le colture da campo aperto, soprattutto per cereali e biomassa, dall’altra oliveti, frutteti, vigneti e orti, per i quali le problematiche relative all’incrocio tra posizione macchina, sensoristica, comunicazioni e gestione dati sono tutt’altro che banali. «Per la meccanizzazione italiana, il progetto Databio – chiarisce Marco Pezzini, segretario FederUnacoma per gli affari europei – è un’ottima opportunità per consolidare la collaborazione con enti di ricerca e riuscire a finanziare alcune attività sperimentali, che verranno decise nei prossimi mesi in collaborazione con gli altri partner. Più che per immediati sbocchi di mercato, è un’iniziativa importante perché ci consente di anticipare i trend relativi ai big data e alle tecnologie con cui le macchine li gestiranno negli anni a venire». Il progetto è partito ufficialmente all’inizio dell’anno e sta attualmente procedendo nella definizione delle prime fasi sperimentali. Mentre Databio si focalizza sui dati, un altro progetto, chiamato IoF 2020 (Internet of Farms 2020), finanziato dallo stesso bando Horizon 2020 e coordinato dall’università olandese di Wageningen, si occupa della “Farm del Futuro”, cercando di traslare e adattare le tecnologie dell’internet delle cose all’ambiente dell’azienda agricola. «È un progetto che seguiamo da vicino – spiega Pezzini – tramite CEMA, la federazione europea di cui siamo membri, che ha un ruolo importante per le attività relative all’interfaccia tra gli oggetti connessi e i macchinari». Entrambi i progetti dovrebbero concludersi a fine 2019. Nel frattempo, l’attenzione del programma Horizon verso l’agricoltura di precisione dovrebbe crescere e confermarsi nella definizione dei nuovi bandi sul triennio 2018-2020, la cui pubblicazione è attesa in autunno.

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