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Tecnica

La protezione dell'operatore nei trattamenti fitosanitari con la cabina "categoria 4"

Le cabine omologate nella categoria sono un’ottima soluzione alternativa ai sistemi di protezione individuale nel caso di trattamenti fitosanitari, poiché garantiscono un’efficace protezione dagli inquinanti, evitando all’operatore di indossare dispositivi pesanti e ingombranti

di Lavinia Eleonora Galli
dicembre 2020 | Back

Le produzioni agricole, siano esse di natura tradizionale o biologica, necessitano dell’ausilio di fitofarmaci finalizzati alla difesa dall’attacco di patogeni. Sia in forma liquida che polverulenta, i prodotti fitosanitari sono solitamente erogati in miscela con acqua mediante le irroratrici, che distribuiscono il prodotto sotto forma di aerosol che trasporta in sospensione i vari principi attivi. In misura più o meno accentuata, questi ultimi sono dannosi per l’operatore, in caso di contatto cutaneo, di inalazione o di ingestione.

I Dispositivi di Protezione Individuale (DPI), che costituiscono il principale presidio per la tutela dell’operatore, sono catalogati secondo tre differenti livelli di protezione: Cat. I, adatti in condizioni di rischio fisico di lieve entità; Cat. II, idonei per livelli di rischio superiori alla cat. I, ma non elevati; Cat. III, indicati per tutelare l’operatore da rischi gravi e/o mortali.

Oltreché tramite i DPI, la protezione dal rischio chimico dei prodotti fitosanitari in ambito agricolo può essere assicurata anche mediante specifici dispositivi di filtrazione che equipaggiano alcuni abitacoli installati sui trattori. Si tratta di cabine omologate “categoria 4”, che prevedono il montaggio di filtri a carboni attivi. In tal caso, se opportunamente omologate secondo le normative vigenti, tali cabine costituiscono un’ottima alternativa ai classici DPI (maschere, guanti, stivali, tute).

 

I Dispositivi di Protezione Individuale

Sebbene i principi attivi dei fitofarmaci siano particolarmente pericolosi in caso di contatto cutaneo, non si devono sottovalutare i possibili danni da inalazione e il conseguente rischio di intossicazione.  I dispositivi di protezione delle vie aeree possono essere individuali, come le maschere, le semi-maschere ed i caschi ad aria condizionata e naturalmente filtrata, quindi indossati singolarmente dall’operatore. Sebbene costituiscano un certo impedimento nei movimenti e comportino una scarsa visibilità, sono presidi indispensabili in alcune situazioni, come ad esempio durante i trattamenti con irroratrici a spalla. I DPI per la protezione delle vie aeree impiegano sistemi filtranti differenti per tipologia e funzionamento, a livello fisico e/o chimico. In quest’ultimo caso la filtrazione avviene tramite una reazione chimica tra la sostanza dannosa e quelle presenti nel filtro, in modo da bloccarne la trasmissione.

 

Le cabine categoria 4

Per poter acquisire l’omologazione in “categoria 4”, è necessario che la cabina sia conforme a determinati requisiti, stabiliti dalla norma UNI-EN 15695-1:2018.

In pratica, la cabina deve essere equipaggiata con un apparato di ventilazione dotato di uno (o più spesso due) filtri a carboni attivi, certificati per la protezione contro i principi attivi contenuti nei prodotti fitosanitari. Poiché il volume interno alla cabina non può essere a tenuta stagna rispetto all’ambiente esterno, per l’efficace isolamento dell’abitacolo dall’ambiente circostante inquinato, è necessario anche che la pressione dell’aria in cabina sia (leggermente) superiore a quella atmosferica, ovvero sia “pressurizzata”. Tale effetto viene di solito ottenuto con un impianto di ventilazione adeguatamente potenziato rispetto alla norma. In tal modo, a cabina chiusa, si è ragionevolmente sicuri che l’aria che entra nell’abitacolo è purificata dal filtro, e può solo uscire dalle fessure delle guarnizioni di portiere e finestrini apribili, costituendo una valida barriera contro le intrusioni dall’esterno.

 

Il filtro a carboni attivi

È l’elemento chiave dell’intero sistema: la filtrazione avviene grazie a materiali con struttura carboniosa di origine vegetale o minerale. I filtri sono inseriti in un involucro metallico che può assumere diverse dimensioni e conformazioni, ma generalmente è caratterizzato da due superfici grigliate opposte tra loro e trasversali al flusso dell’aria, tra cui è alloggiato un pannello o una cartuccia riempiti di materiale granulare o polverulento. I filtri sono facilmente rimovibili, al fine di renderne agevole la sostituzione quando viene meno la loro capacità filtrante.

Grazie all’elevata porosità del materiale e alle forze di Van der Waals (ossia forze attrattive a livello molecolare), i principi attivi dei prodotti fitosanitari vengono trattenuti all’interno del filtro, mentre l’aria pulita è immessa nell’abitacolo. In qualche caso è previsto un pre-trattamento dell’aria in ingresso, ottimizzandone temperatura e umidità, al fine di migliorare la ritenzione degli inquinanti.

Di solito, il filtro a carbone attivo viene fabbricato da costruttori specializzati, che provvedono autonomamente ad omologarlo secondo i requisiti richiesti. Per questo, all’interno del report di omologazione delle cabine “categoria 4” è incluso il certificato del (o dei) filtri installati, che riporta le loro caratteristiche e le relative prestazioni.



I requisiti della norma UNI 15695-1:2018

Una cabina è omologata in “categoria 4” se soddisfa alcuni requisiti minimi, finalizzati ad un efficace funzionamento dell’intero sistema, che la possa classificare come idoneo DPI per i trattamenti fitosanitari.

In pratica, deve essere garantita una determinata portata di aria, esente da inquinanti, insufflata all’interno dell’abitacolo, unitamente ad un’adeguata pressurizzazione.

È necessario quindi: accertare che l’apparato di ventilazione sia in grado di generare una portata d’aria di almeno 30 m³/h, per favorire un adeguato ricambio; che venga continuativamente mantenuta (ovviamente a cabina chiusa) una sovrapressione di almeno 20 Pa, per evitare infiltrazioni di aria inquinata dall’esterno. Per assicurarsi del corretto funzionamento del sistema di ventilazione, vengono installati specifici sensori che indicano in modo analogico o digitale l’entità della sovrapressione all’interno dell’abitacolo. Infatti, può capitare che regolando i ventilatori al minimo non venga garantito il requisito minimo previsto dalla normativa. Nel caso, il costruttore deve chiaramente indicare sia sul libretto di istruzioni che mediante specifici adesivi di avvertimento, i parametri minimi di regolazione necessari per il mantenimento dello standard “categoria 4”; verificare l’effettiva tenuta delle guarnizioni inserite nell’alloggiamento del filtro, perché deve essere assolutamente evitato il passaggio di aria contaminata dall’ambiente circostante. A tale proposito, si occlude totalmente la bocca di entrata del filtro, verificando che non ci sia alcuna aspirazione.


Il ruolo del carbone attivo

I carboni attivi sono costituiti da carbonio allo stato amorfo, e derivano dalla combustione (in assenza di aria e ad una temperatura inferiore a 700°C) di vari elementi, quali ad esempio carbone minerale, legno, noci di cocco, polimeri sintetici, ecc.,

Sono in grado di rimuovere gli inquinanti da un flusso di aria mediante il processo di adsorbimento, cioè la trattenuta di una serie di principi di origine organica, che possono poi essere ulteriormente estratti utilizzando un veicolante, rappresentato da vapore o azoto. In pratica, le sostanze adsorbite vengono trattenute all'interno dei pori del carbone a livello molecolare da forze deboli di Van der Waals, mentre le particelle colloidali si depositano sulla superficie del carbone, che nei filtri delle cabine per trattore è in granuli o in forma polverulenta.

Il carbone viene di solito installato in due filtri, il primo dei quali adsorbe effettivamente gli inquinanti, mentre il secondo lavora in fase di rigenerazione, immerso in un flusso di vapore ed azoto.

Si tratta di un ciclo che però non può durare all'infinito, perchè ad un certo punto il carbone diviene "esausto" e deve essere fisicamente smaltito in discarica.



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