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Tecnica

Le fasciatrici di foraggio semiaffienato

Rispetto alla fienagione tradizionale, la fasciatura di balle di foraggio semiappassito crea di fatto dei mini-silos, con diversi vantaggi sulla quantità e qualità del prodotto. Le macchine fasciatrici oggi sul mercato propongono diverse alternative di esecuzione di questa routine, compresa la contestuale imballatura e fasciatura, in molti casi con un elevato grado di automazione

di Domenico Pessina
gennaio - febbraio 2019 | Back

La fasciatura delle balle di foraggio semiappassito costituisce da tempo una valida alternativa alla fienagione tradizionale, con il fondamentale vantaggio di poter raccogliere e poi conservare il prodotto anche in condizioni meteorologiche incerte o sfavorevoli. Tra l’altro, con questa soluzione le perdite vengono notevolmente ridotte, grazie alla limitata movimentazione del prodotto, a tutto vantaggio del suo contenuto nutritivo.

Per ottenere buoni risultati è importante però sfalciare l’erba ad almeno 6-7 cm di altezza da terra, per evitare l’inquinamento con la terra, veicolo di spore di clostridi, e raccogliere ad un grado di umidità corretto, ovvero in genere al 30-40% per le graminacee e 50-60% per le leguminose.

La buona riuscita del mini-silo (tale è da considerarsi infatti la balla fasciata) deve prevedere alcune accortezze: assicurare un’elevata massa volumica del prodotto, ottenuta con macchine pressatrici di grande robustezza, nonché assicurare un corretto grado di pre-allungamento del film plastico, solitamente del 50-60% circa, in modo da garantire una buona aderenza alla rotoballa, contestualmente ad un’accettabile riduzione dell’altezza del film (tipicamente tra 5 e 10 cm) e a una minima diminuzione del suo spessore. Infatti, tensioni della pellicola di entità inferiore comportano un avvolgimento inadatto ad una buona conservazione, mentre se si esagera nello stiramento si corre il rischio di perforazioni, strappi e rotture.

La balla fasciata comporta un ulteriore vantaggio, correlato al suo uso estremamente tempestivo: infatti, grazie alla sua massa limitata, una volta aperta, viene rapidamente consumata, senza che l’ossigeno contenuto nell’aria sia in grado di far riprendere l’attività microbica aerobica degenerativa.

Il cosiddetto “fieno-silo” comporta costi leggermente superiori rispetto alla fienagione tradizionale, comunque ampiamente compensati  dall’incremento delle unità foraggere ottenibili (a parità di raccolto iniziale), quindi con una contestuale diminuzione della somministrazione di concentrati alla mandria.

La tecnica di avvolgimento

Lo scopo principale è ovviamente quello di assicurare il miglior isolamento della balla rispetto all’aria esterna, per cui di solito per una fasciatura ottimale vengono sovrapposti da 4 a 7 strati di film plastico. L’avvolgimento deve anche essere finalizzato ad ottenere la miglior resistenza meccanica della fasciatura nelle successive fasi di movimentazione, e la più efficace fuoriuscita dell’aria dalla massa di foraggio durante l’avvolgimento del film.

Le alternative-base della fase di fasciatura prevedono di tenere fermo il rotolo di svolgimento della pellicola e far ruotare contestualmente la balla sui due assi orizzontale e verticale, oppure dotare di movimento periferico l’avvolgitore (o gli avvolgitori) e far ruotare la balla nel solo asse orizzontale. Sebbene diversi semplici modelli di fasciatrice si basino sulla prima soluzione, è evidente che la miglior efficienza della routine è ottenuta quando a muoversi sono entrambi, ancora meglio se gli avvolgitori in azione sono due (cosiddetti “satellitari”) perché lavorano contemporaneamente in posizioni diametralmente opposte.

Se è la sola balla a muoversi, la rotazione nell’asse verticale è assicurata dall’azione dell’intera piattaforma di supporto, che risulta quindi montata su un perno centrale, mentre il movimento nell’asse orizzontale viene realizzato per mezzo di 4 o 5 cinghie motrici di materiale tessile ad alto coefficiente di attrito (o in alternativa tramite 2 o più rulli in acciaio, lisci ricoperti di gomma oppure nervati), sui quali la balla appoggia. Se, viceversa, l’avvolgitore o gli avvolgitori sono di tipo satellitare, la balla viene movimentata nel solo asse orizzontale.

In ogni caso, la regolazione delle velocità periferiche dei due azionamenti combinati determina l’entità (di solito il 60-70%) e la geometria della sovrapposizione dei diversi strati di film, secondo la logica dell’incrocio.

Opzioni per il controllo della routine

I modelli più semplici si avvalgono di un controllo meccanico della routine tramite cavi e  leve, mentre quelli più evoluti sono dotati di una centralina in grado di completare il ciclo di avvolgimento in modo completamente automatico. In questo caso, l’intera operazione è controllata dal posto di guida tramite un joystick montato sul bracciolo di fianco al posto di guida del trattore. A richiesta per alcuni modelli è disponibile anche il controllo remoto via radio.

 

Il carico e lo scarico

Un ulteriore aspetto piuttosto importante per ciò che concerne la produttività del lavoro riguarda la movimentazione della balla tal quale e dopo la fasciatura.

Il carico può avvenire in modo tradizionale, ovvero con  il sollevamento e il posizionamento della balla sulla fasciatrice con l’ausilio di un trattore dotato di caricatore frontale con forche o pinze come utensili terminali (o anche tramite un sollevatore telescopico), oppure in modalità automatica, con la rilevazione della posizione della balla e l’adattamento della fasciatrice per la sua intercettazione.

Lo scarico deve avvenire con la massima delicatezza, per evitare di danneggiare, forandolo, il film plastico e per scongiurare indesiderati movimenti di rotolamento possibili specie su appezzamenti di pendenza medio-elevata. Se il supporto della balla è la piattaforma rotante dotata di cinghie, spesso è questa che si ribalta verso la parte posteriore della macchina, a “scodellare” a terra la balla fasciata. Se invece la base di appoggio è costituita da rulli, questi ultimi vengono semplicemente allargati progressivamente scorrendo sulla superficie esterna fasciata, depositando delicatamente a terra la balla.

Spesso il medesimo modello di fasciatrice è proposto in diverse versioni: portata (all’attacco a 3 punti del sollevatore), semi-trainata (con un asse dotato di ruote larghe per limitare il compattamento del terreno), oppure anche in allestimento idoneo per l’impiego a punto fisso.

 

Operazioni combinate

Poiché la fasciatura segue l’imballatura del foraggio semiappassito, la massima produttività viene conseguita con l’esecuzione contestuale delle due fasi di un’unica routine. Detto e fatto: da qualche tempo sono disponibili diversi modelli di imballatrici-fasciatrici, che su un singolo telaio montano le due attrezzature, combinate per lavorare in stretta sincronia.

è infatti logicamente essenziale che il tempo necessario alla fasciatura della balla già confezionata sia inferiore o al massimo uguale a quello del confezionamento della balla successiva.

Particolare attenzione viene data alla fase di passaggio della balla dalla camera di pressatura al modulo di fasciatura, per il miglior posizionamento in relazione alla successiva fase di avvolgimento, che viene eseguita secondo le modalità già illustrate.

Per alcuni modelli è possibile in opzione disporre in alternativa dello scarico della balla cilindrica sulla circonferenza oppure su un lato piatto. Quest’ultima soluzione è maggiormente vantaggiosa nei casi in cui si lavori su terreno in pendenza e/o in presenza di foraggio con fusti robusti, perché il film sul lato piatto presenta una maggior resistenza alla perforazione degli strati.

Per offrire la massima flessibilità operativa, alcuni costruttori propongono modelli di fasciatrice in grado di essere combinate con qualsiasi imballatrice.


Il film plastico

Il materiale di base è il polietilene (PE), addizionato con gomma isobutilica (per conferire al film un’elevata capacità di allungamento) e con etilvinilacetato (EVA) per una maggior resistenza meccanica. Inoltre vengono aggiunti degli additivi per la miglior protezione dai raggi UV. La superficie esterna della pellicola è adesivante, per una buona aderenza al foraggio e durante la sovrapposizione degli strati, e per esplicare un effetto sigillante il più possibile ermetico. La superficie interna è invece liscia, per facilitare lo svolgimento della bobina.

Inoltre, specie se le balle fasciate sono lasciate in campo per un lungo periodo, un buon film deve proteggere adeguatamente il foraggio dall’azione dei raggi ultravioletti, per prevenire l’azione disgregante esercitata da queste radiazioni nocive e deve essere in grado di assicurare la miglior resistenza agli agenti atmosferici come gelo, pioggia, neve, vento, escursioni termiche. Anche il colore ha la sua importanza: dovendo limitare l’impatto paesaggistico, dall’iniziale pellicola nera, si è passati poi a quella bianca, per arrivare ad un ottimo “verde erba”, che rappresenta un buon compromesso, anche per evitare un eccessivo riscaldamento della massa quando l’insolazione è intensa.

Per la miglior adesione sia alla balla che tra i diversi strati, è importante assicurare un adeguato pre-stiramento del film, che viene ottenuto facendo srotolare la pellicola tra alcuni rulli in alluminio, operazione utile anche per evitare la creazione di eventuali irregolarità del film, che possono essere provocate da un’eccessiva tensione esercitata sul materiale. Sulla maggior parte dei modelli, la sostituzione dei rotoli è automatizzata, risultando così semplice e veloce.


Fasciatrice in linea

Un’interessante alternativa al classico insilaggio delle balle singole semiaffienate è la fasciatura in linea, grazie alla quale le balle sono avvolte in fila singola e in continuità, accostate l’una all’altra sul lato piatto. 
La finlandese Elho propone da qualche tempo il fasciatore Tube 2020 ACI, basato su un carro di carico mosso da un motore diesel indipendente, dotato di comando remoto e completamente automatico nel suo funzionamento. In pratica, ogni singola rotoballa (ma anche ogni grande balla parallelepipeda), viene collocata in modo seriale sulla base di carico tramite il caricatore frontale del trattore o il braccio del sollevatore telescopico, accostata alla precedente con uno spintore idraulico e poi avvolta con strati sovrapposti di film plastico sulla superficie esterna curva. La progressione della fasciatura avviene grazie al lento avanzamento del carro, che si occupa successivamente anche di deporre delicatamente a terra la fila di balle confezionate, in modo da non lacerare la pellicola sigillante. Variando opportunamente la velocità di avanzamento della macchina, c’è inoltre la possibilità di aggiungere strati ulteriori di film nella delicata zona di transizione tra due balle, in modo da aumentare la resistenza meccanica dell’avvolgimento. Con un’alimentazione ottimale del materiale da confezionare, la produttività del Tube 2020 ACI è di 120 balle cilindriche/ora. Il costruttore dichiara una riduzione dell’uso di film plastico di oltre il 50% rispetto alle soluzioni tradizionali. Ciò si traduce 



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