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Tecnica

L'evoluzione del caricatore frontale

Si tratta probabilmente del più importante accessorio del trattore, in grado di migliorarne significativamente la multifunzionalità. Il progresso tecnico ha riguardato in particolare l’automatismo di alcune funzioni e la sicurezza nella gestione dei carichi sospesi, tra le quali l’orizzontalità nelle fasi di sollevamento e di discesa si rivela particolarmente utile

di Domenico Pessina
dicembre 2021 | Back

Il caricatore frontale trasforma il trattore in un efficiente mezzo per la movimentazione di materiali sfusi e confezionati, risultando oltremodo utile per l’operatività nel centro aziendale e in talune filiere produttive, come ad esempio quella foraggera.

Sul mercato operano da tempo alcuni costruttori specializzati, che offrono sia modelli con la propria denominazione di fabbrica (anche per installazioni in retrofit), sia gamme che vengono vendute direttamente in abbinamento ai trattori, come pezzi originali. In ogni caso, il progresso tecnico ha comportato di recente notevoli miglioramenti di questo importante accessorio, sia dal punto di vista strutturale che soprattutto per la gestione idraulica.

 

La struttura di supporto

Seppur importante, il caricatore frontale è pur sempre un accessorio del trattore, che come tale necessita di specifici adattamenti per un corretto, sicuro ed efficiente fissaggio al corpo macchina. Infatti, sia il suo peso stesso che soprattutto i carichi del materiale gestito devono gravare sul mezzo in modo da mantenere al miglior livello possibile la stabilità dell’insieme, in tutte le fasi di movimentazione e di trasporto.

Pertanto, al telaio di fissaggio del caricatore devono essere dedicate particolari attenzioni. Le aziende leader di mercato realizzano i propri caricatori con fiancate che si collegano al trattore in 3 punti, ovvero sugli assali anteriore e posteriore e sul gruppo campana frizione/cambio, similmente a ciò che avviene sulle macchine industriali specializzate nel sollevamento, a tutto vantaggio di elevati livelli di rigidità e robustezza e in modo tale da riportare il carico il più possibile vicino al baricentro del mezzo. Più in dettaglio, la Sigma 4 di Forlì (FC) realizza le fiancate in robusti profilati in acciaio a sezione lenticolare, che contribuiscono a garantire una distribuzione del carico il più possibile omogenea, con una conformazione tale da non compromettere in alcun modo l’angolo massimo di sterzatura e non dover costringere a modifiche di parafanghi, attacco a 3 punti o piattaforma di guida.

 

Funzionalità evolute

Mantenere livellato il carico nelle fasi di sollevamento e di discesa è un’esigenza fondamentale per i caricatori, sia per una questione di stabilità dell’insieme, sia soprattutto per evitare indesiderati sversamenti di materiali sfusi. Oltre alla funzione manuale classica, in cui l’operatore attraverso opportuni movimenti di aggiustamento della cloche mantiene costantemente il carico in posizione parallela al terreno, sono oggi disponibili due soluzioni di autolivellamento, meccanica e idraulica, che facilitano enormemente il lavoro dell’addetto. Nel primo caso, ci si avvale di una struttura a parallelogramma a geometria variabile con angoli di lavoro molto ampi (che è in grado anche di aumentare la capacità di sollevamento), mentre nella gestione idraulica intervengono dei cilindri compensatori opportunamente dimensionati, che a circuito chiuso inviano in automatico in fase di alzata olio aggiuntivo ai cilindri che muovono l’attrezzo terminale (per esempio una benna), che rimane così livellato. Lo stesso accade, ma al contrario, quando il braccio viene abbassato. Similmente alla versione meccanica, i cilindri compensatori determinano anche un incremento della forza di sollevamento del 10÷12% circa.

Una delle funzioni estremamente utili nell’impiego del caricatore è la funzione “anti-bump”, ovvero lo smorzamento delle oscillazioni provocate dalle irregolarità del profilo del terreno, durante il trasferimento dei carichi portati dall’attrezzo terminale. A tale scopo, solitamente ci si avvale di un cilindro idraulico, integrato da uno o più accumulatori ad azoto, che attutiscono le sollecitazioni istantanee, ovvero urti e colpi. La Sigma 4 propone da tempo a tale scopo il sistema Genius, costituito da due accumulatori a membrana precaricati rispettivamente a 30 e a 70 bar, collocati esternamente sulla traversa centrale del caricatore, e protetti da una cover dedicata. L’evoluzione del dispositivo ha portato alla messa a punto di Nebula, che rispetto a Genius prevede un unico accumulatore precaricato a 65 bar, ricaricabile e collocato internamente alla traversa di collegamento. In pratica, l’azione di smorzamento diventa più efficace all’aumentare della velocità di avanzamento e del carico. Oltre ad evidenti vantaggi per la sicurezza operativa, questi dispositivi prevedono di norma una valvola di disattivazione, che si rivela utile quando la mansione da svolgere richiede elevati livelli di precisione operativa. Un’altra funzione che facilita, e non di poco, il lavoro dell’operatore è il “Return to level” proposto dalla tedesca Stoll. Si tratta in sostanza della memorizzazione di una determinata posizione del caricatore, richiamabile semplicemente con un pulsante, grazie ad uno specifico sensore collocato sul cilindro di sollevamento sinistro del caricatore. Se si attiva la memorizzazione, una valvola supplementare devia l’olio che fuoriesce durante l’abbassamento. Quando l’attrezzo terminale ha raggiunto la posizione preimpostata, il sensore fa in modo che la valvola venga chiusa. Ciò può rivelarsi utile nel caso di routine ripetitive, con evidente risparmio di tempo e di stress. Non solo richiamo della posizione preimpostata, ma anche lo svuotamento rapido (ad esempio della benna) è attivabile elettricamente, di serie.

 

Gli attrezzi terminali

La benna è forse l’attrezzo terminale più popolare che viene abbinato al caricatore frontale. La robustezza, la conformazione e il tipo di acciaio con cui è costruita sono le caratteristiche più importanti. Specie quando i carichi sono elevati e aderiscono all’attrezzo, come ad esempio terra e neve, la forma conica e le pareti laterali divergenti verso l’imboccatura favoriscono una corretta movimentazione. Un’importanza particolare deve essere dedicata al cosiddetto “tagliente”, ovvero il bordo inferiore della benna, che deve ovviamente essere trattato in modo adeguato per resistere all’usura (ad esempio avere una durezza Brinnell 500) ed essere caratterizzato da un profilo adatto all’impiego, ovvero liscio per carico e scarico di prodotti sfusi, oppure provvisto di denti ripper per lavori di scavo e livellamento. I cosiddetti “dispositivi di presa” servono invece per caricare, afferrare e mantenere saldi nel trasporto materiali sia sfusi che confezionati. L’ampia varietà di opzioni spazia tra le benne con mordente, forca o pinza, sino alle forche con trattenitore. Interessanti le soluzioni della tedesca Stoll, che propone una taglierina per sezionare le balle di insilato comandabile idraulicamente direttamente dal posto di guida e una benna dotata di un robusto trattenitore, adatta per materiali ingombranti.

Molto ampia è anche l’offerta per la movimentazione delle balle, siano esse cilindriche o prismatiche di grande dimensione. Oltre alle usuali pinze laterali e alle barre inferiori per il semplice sollevamento, interessante appare la pinza con denti, per afferrare, sollevare e caricare simultaneamente anche due balle.

La dotazione di attrezzi terminali comprende ovviamente anche un’ampia gamma di forche per pallet, ma anche dispositivi adatti all’impiego forestale, come la forca o la pinza con griffa gestita idraulicamente, adatte per caricare e ammassare i tronchi.

Comandi e visibilità

Per la sua più efficiente gestione, il caricatore si avvale di un pratico joystick specifico, eventualmente integrato da pulsanti dedicati a funzioni speciali comandate elettricamente. I principali costruttori offrono diverse versioni di joystick, in relazione alla completezza delle movimentazioni disponibili.

Poter fare affidamento su una visibilità ottimale sia sui carichi movimentati che dell’orizzonte di guida, è uno dei requisiti fondamentali dei caricatori frontali. I produttori hanno dedicato molta attenzione a questo fattore, migliorando sia la geometria della struttura portante che i suoi ingombri globali. Infatti, quando non è in uso, il caricatore non deve in alcun modo limitare la visuale anteriore, in modo da consentire una conduzione sicura del mezzo in tutte le condizioni. E per il lavoro in condizioni di scarsa visibilità ambientale, Stoll offre anche un kit con videocamera e faro a led supplementare, per la migliore visione sulla zona operativa.

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