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Ambiente

Plastiche biodegradabili per un'agricoltura sostenibile

L’uso massiccio della plastica di origine fossile in agricoltura va contenuto ricorrendo a materiali innovativi ben più sostenibili. Oggi, dopo anni di ricerca e sperimentazione, è possibile realizzare mezzi tecnici biodegradabili al suolo, ottenuti da crescenti quote di materie prime “biobased”. Di queste opportunità si parlerà dettagliatamente nell’ambito di EIMA Digital Preview

di Matteo Monni
ottobre - novembre 2020 | Back

In agricoltura negli ultimi 50-60 anni abbiamo assistito ad un costante e inesorabile impiego delle materie plastiche, al punto che ormai queste sono diventate un elemento caratteristico del paesaggio di molte aree rurali. Per dare un’idea dei tanti utilizzi di tali materiali, possiamo considerare le coperture delle serre, i teli per le pacciamature, le reti, le manichette per l’irrigazione, i vasetti per florovivaistica, i teli protettivi degli insilati, ecc. Appare quindi evidente la grande versatilità delle plastiche nella produzione di mezzi tecnici estremamente utili agli agricoltori. Infatti, il punto di forza delle plastiche sta nel fatto che – a costi (relativamente) contenuti – consentono di ottenere  una serie di vantaggi, come: produzioni più elevate e di migliore qualità, minore utilizzo di mezzi chimici e acqua per irrigazione e di modificare il ciclo delle colture per rispondere alle maggiori richieste di produzione di cibo della popolazione. Di contro però, al termine del loro impiego, devono essere raccolte e smaltite correttamente; un “rovescio della medaglia” che interessa, sia gli operatori, sia l’ambiente.

Per alcune tipologie di manufatti questi passaggi possono essere difficoltosi e quindi anche parecchio dispendiosi, tanto che ancora oggi molta della plastica che entra negli agroecosistemi non viene recuperata a dovere. Questo dà luogo di frequente a fenomeni di dispersione incontrollata nell’ambiente. Per fronteggiare in modo razionale l’insorgere di questo problema, in particolare per tutte quelle applicazioni di plastiche in agricoltura “a rapida rotazione” in campo (pacciamature) o “a perdere” (supporti per feromoni, pacciamature per colture pluriennali), i materiali biodegradabili costituiscono un’alternativa efficace, rispettosa per l’ambiente e soprattutto a produzione zero di rifiuto a fine uso.

Per fare un esempio, si stima che in Europa vengono utilizzate annualmente circa 85.000 tonnellate di teli plastici per pacciamatura su una superficie complessiva di 460.000 ettari. I teli per pacciamatura in plastica tradizionale (non biodegradabile) devono essere rimossi dal campo al termine del ciclo di coltivazione, spesso contaminati da residui colturali che possono incrementare il peso del 65% rispetto al telo nuovo. Rimuovendo il telo vengono rimossi anche terreno e sostanza organica (SOM) contenuta nel suolo; stimando che una percentuale pari all’1,2 % di sostanza organica venga rimossa con questa operazione, si arriva ad una perdita annua di 1.800 tonnellate di SOM. Scegliere di utilizzare i teli agricoli biodegradabili in suolo significa contrastarne il depauperamento, evitandone al contempo la contaminazione con plastiche.

Nella tabella si fornisco dati riferibili alla durata dei teli pacciamanti in bioplastica su diverse colture, tali valori sono il frutto di prove di campo condotte in oltre 10 anni di sperimentazione e ottimizzazione.

Per specie orticole e floricole di alto valore aggiunto, coltivate in pieno campo o in ambiente protetto, sono utilizzabili altri metodi preventivi, come la pacciamatura, la solarizzazione e/o il ricorso a film plastici biodegradabili in suolo possibilmente derivati da materia prima biobased (auspicabilmente in quote progressivamente crescenti).

I teli per la pacciamatura inizialmente utilizzati soprattutto per colture a cicli medio corti, ovvero per le principali colture orticole (es. zucchino, lattughe, pomodori, zucca, ecc.), oggi sono impiegati, con spessori maggiori, anche per colture a ciclo più ampio, quali fragole e vite.

Questi consentono di ridurre le infestanti, creano un microclima più adeguato per la pianta ed evitano sprechi di acqua conservando l’umidità. Trattengono, inoltre, il calore nel suolo, limitando così il rischio di congelamento delle radici delle piante, utile soprattutto per le colture precoci. Come già detto, questi teli sono fatti in polietilene o poliesteri e, a fine vita, devono essere smaltiti con costi notevoli.

Su questo tema la ricerca è sempre più stimolata a mitigare i costi economici ed ambientali generati dal proliferare incontrollato delle plastiche. Per esempio Il Focus Chimica Verde, condotto dal CREA PB* per la Rete Rurale Nazionale (2018 – 2020) in stretta collaborazione con L’Associazione Chimica Verde Bioenet (CVB) e Itabia, ha inteso individuare soluzioni innovative e ad elevata sostenibilità per risolvere problemi delle fasi di produzione e trasformazione del settore ortofrutticolo e assicurarne la diffusione ai diversi portatori di interesse. Tra le varie attività, sono state indagate a fondo le opportunità oggi date da materiali biobased e biodegradabili in alternativa all’uso delle tradizionali plastiche. A tal fine è stato adottato un approccio partecipativo, garantendo così il coinvolgimento delle organizzazioni di agricoltori, di rappresentanti del mondo della ricerca e di quello delle istituzioni in un confronto costante.

Oggi, dopo anni di ricerche, sono finalmente fruibili sul mercato prodotti pacciamanti certificati biodegradabili in suolo, con perfomance di campo analoghe ai materiali plastici tradizionali che non devono essere rimossi a fine coltura visto che si degradano nel giro di pochi mesi. In ogni caso questi teli innovativi e sostenibili al termine del ciclo colturale devono essere messi nelle migliori condizioni per poter essere attaccati dai microrganismi del suolo, ovvero incorporati nel terreno tramite macchinari e tecniche di lavorazione (fresatura, aratura o altro).

Specificamente, da un punto di vista tecnico-normativo, per le pacciamature biodegradabili in suolo il 24 gennaio 2018 il Comitato Europeo di Normazione (CEN) ha reso disponibile il testo definitivo riguardante lo Standard Europeo (EN 17033:2018) “Materie plastiche - Film biodegradabili per pacciamatura per uso in agricoltura e orticoltura - Requisiti e metodi di prova”. Con tale standard si definiscono le caratteristiche e requisiti specifici richiesti per i teli biodegradabili per la pacciamatura per le applicazioni in agricoltura e in orticoltura. Lo standard è applicabile soltanto ai teli che dimostrano di superare i criteri di biodegradabilità in suolo a temperatura ambiente (rilascio di CO2 superiore a 90% relativo in 24 mesi, a 25 °C) e che contestualmente non producono impatti negativi sull'ambiente. Nel documento vengono specificati i metodi di prova per valutare la biodegradabilità in suolo e per escludere effetti di ecotossicità nell’ambiente, oltre che per definire le proprietà meccaniche e ottiche dei teli affinché possano garantire una buona performance in campo.

In tale ambito l’Italia detiene un primato, infatti la bioplastica MATER-BI della Novamont, utilizzata per la produzione di teli pacciamanti biodegradabili, è stata certificata anche conforme al disciplinare “Mezzi Tecnici AIAB”. Quest’ultimo punta a garantire agli utilizzatori professionali prodotti che, oltre a rispettare la normativa vigente sui mezzi tecnici ammissibili in agricoltura biologica, sono compatibili con l’ambiente e rispondono a requisiti tecnici ed etici di sostenibilità. Questo risultato è frutto di un intenso lavoro svolto da Novamont, AIAB (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) e Bioagricert (organismo di controllo e certificazione delle produzioni biologiche) per la messa a punto di uno standard specifico che prevede che i teli per la pacciamatura per l’agricoltura biologica abbiano il massimo contenuto di materia prima rinnovabile, che siano derivati da fonti naturali rinnovabili NON OGM e che garantiscano la totale biodegradabilità in suolo, in conformità con lo standard europeo di riferimento UNI EN17033 che implica la verifica degli aspetti rilevanti d’uso e di fine vita e l’assenza di effetti tossici per l’ambiente.

Per accelerare sul fronte di una agricoltura sostenibile e plastic free anche l’informazione gioca un ruolo centrale. Per questa ragione, in occasione dell’EIMA Digital Preview, FederUnacoma ospita un apposito corso di formazione dal titolo “Utilizzo di materiali biodegradabili in agricoltura: stato dell’arte e prospettive” organizzato dalle Associazioni CVB e Itabia. Tale corso sarà rivolto in particolare a tecnici, organizzazioni agricole, funzionari pubblici regionali e giornalisti del settore.


 

*Nota: ll CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) è il principale ente pubblico di ricerca italiano dedicato all’ambito agroalimentare e forestale. Le competenze scientifiche spaziano dai settori produttivi principali (zootecnia, cerealicoltura e colture industriali, olivicoltura e frutticoltura, viticoltura e enologia, orticoltura e floricoltura, forestazione e legno)  fino agli ambiti trasversali della meccanizzazione, della difesa e certificazione, dell’ambiente, delle politiche e bioeconomia e della nutrizione umana. è vigilato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e del turismo  ed è dotato di piena autonomia scientifica, statutaria, organizzativa, amministrativa e finanziaria.

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