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Sistemi e tecnologie antifurto per i trattori agricoli

I furti di trattori agricoli, ma anche di macchine movimento terra e da cantiere, hanno subito di recente una notevole recrudescenza. Una panoramica sui metodi e i dispositivi per difendersi

di Stefano Albanesi
novembre 2015 | Back

Ormai non fa quasi più notizia. Non passa giorno che non vengano rubati dei trattori agricoli. Non solo quelli, ma anche tutto il resto del macchinario. E anche di più: gasolio, prodotti fitosanitari costosi, materiale di valore. Nelle aziende agricole non si sa più come difendersi. Le campagne sono divenute, ormai da qualche tempo, luoghi a forte rischio di continui furti.

In questo preoccupante quadro, non c’è dubbio che il mezzo di maggior valore che viene rubato più di frequente è il trattore, sostanzialmente perché è la macchina che ha di gran lunga il “mercato” più ampio. Non ci sono ovviamente certezze, ma si presume che nella maggior parte dei casi i trattori rubati vengano velocemente espatriati, per essere poi smontati e riutilizzati come fonte di pezzi di ricambio, oppure per essere impiegati toutcourt in aziende remote. Si presume infatti che le destinazioni finali del materiale oggetto di furto siano soprattutto i Paesi dell’est Europa o del nord Africa. Pertanto, le possibilità di ritornare in possesso del mezzo possono essere (relativamente) concrete solo prima che la macchina varchi i confini nazionali, perché poi, anche se è nota la sua localizzazione (per esempio grazie ai rilevatori satellitari) diventa molto arduo procedere al recupero.

 

Le modalità di furto

Ci sono purtroppo molti modi per rubare un trattore; ormai si ha a che fare con veri professionisti, che spesso conoscono perfettamente le tecnologie messe in atto per impedire il furto, e sono in grado di neutralizzarle. Ciò che si può fare, spesso con un’ottima efficacia, è rendere il loro “lavoro” difficile e macchinoso, nella speranza di farli desistere.

L’evenienza più scontata (e purtroppo forse anche la più frequente) è che il ladro salga a bordo e porti semplicemente via il trattore, magari perché c’è addirittura la chiave inserita nel cruscotto. Un classico è ad esempio quando si lascia il trattore funzionante ai bordi di un campo, collegato ad una pompa per l’irrigazione con l’acqua prelevata da un fosso. In ogni caso, si tratta però di una possibilità che è facile da evitare, sia con antifurto commerciali di tipo meccanico o elettronico, sia con sistemi e accorgimenti prettamente artigianali, come staccare un fusibile o la batteria, per impedire la messa in moto.

Ad un livello superiore si colloca lo spostamento a traino del trattore mediante un altro mezzo. Una buona soluzione per evitare questo rischio riguarda l’impiego di un blocco meccanico delle ruote direttrici nella posizione di massima sterzatura, in modo da rendere molto difficile lo spostamento in linea retta, che avverrebbe quindi solo per strisciamento, con ovvia elevata difficoltà.

Il caso però più temuto è ovviamente il carico del trattore su un autocarro. C’è però da dire che in tal caso si ha a che fare con un’organizzazione molto ben attrezzata, ma anche in questo frangente si può mettere in atto qualche rimedio.

 

Innanzitutto, le chiavi (e i relativi blocchetti)

Così come le automobili e gli altri mezzi che circolano su strada, i trattori agricoli vengono messi in moto con delle chiavi. Ma, se sulle auto e sugli altri mezzi le chiavi hanno subìto da tempo un’importante evoluzione tecnologica, quelle dei trattori nella maggior parte dei casi sono rimaste di fattura elementare e senza alcuna funzione di (basilare) antifurto. Addirittura, fino a pochi anni fa era normale avere un’unica chiave per l’intera produzione di un determinato costruttore, o quantomeno di una certa gamma di macchine. Fortunatamente, la situazione sta cambiando anche per i trattori, e ad esempio alcune case costruttrici per le macchine di maggior potenza prevedono chiavi codificate. Sarebbe quindi oltremodo auspicabile che su mezzi del valore di parecchie decine di migliaia di euro possa essere montato di serie un dispositivo di avviamento (non necessariamente a chiave) che possa costituire un primo livello di sicurezza non solo contro il furto vero e proprio, ma anche per impedire impieghi fraudolenti o comunque non espressamente autorizzati.

 

Gli antifurti meccanici

Si può agire su diversi organi ed elementi del trattore: l’impianto idraulico e i comandi di frizione e freni, dello sterzo, del cambio, ecc. In questo modo funziona, ad esempio, il dispositivo meccanico della Meck Lock di Mozzate (CO), che limita il flusso idraulico solo in una direzione. All’avviamento del motore, agendo sui pedali  l’olio viene inviato in pressione, ma non può ritornare, rendendo inutilizzabili i comandi relativi e quindi inguidabile il trattore.

Ovviamente, la chiave che attiva il meccanismo è irriproducibile e non può essere copiata/clonata. La serratura è antitrapano e antiscasso: l’unico modo per bypassare questo antifurto è danneggiarlo, ma a questo punto il mezzo sarebbe comunque inutilizzabile. Una soluzione analoga si può montare sul circuito idraulico o pneumatico; in questo caso le ruote sono bloccate e la macchina rimane in “folle”.

In alternativa, o in aggiunta, è disponibile il cosiddetto “block-shaft”: di derivazione automobilistica (ma è disponibile per la maggior parte dei trattori in commercio), interviene fisicamente sull’organo di sterzo mediante un blocco meccanico dello stelo del cilindro che agisce sulle ruote anteriori angolate al massimo, in modo da rendere impossibile la guida della macchina, ma anche ostacolando non poco il suo eventuale traino. La Blockstem di Monopoli (BA) commercializza un dispositivo di questo tipo espressamente dedicato ai trattori agricoli, che si rivela particolarmente efficace per le macchine di grande potenza e quindi di peso elevato, perché in tal caso è comunque difficile spostare il mezzo sollevando le ruote anteriori. Naturalmente questo antifurto nulla può se il trattore viene caricato direttamente su un grosso autocarro.

Va detto però che in questo caso i malintenzionati devono essere particolarmente attrezzati e disporre di un certo tempo per portare a termine l’operazione.

Analogamente, la Tecnoblock di Piacenza propone per le macchine agricole soluzioni che agiscono sul circuito pneumatico e idraulico della frizione, su quello pneumatico del freno di stazionamento ed elettricamente sulla messa in moto del veicolo. A dispositivo inserito, il motore non può essere avviato; premendo il pedale della frizione la trasmissione del veicolo rimane inibita o agendo sul comando del freno di stazionamento il veicolo rimane frenato. Ulteriore opzione è bloccare in modo puramente meccanico alcuni comandi fondamentali per la guida del trattore come ad esempio la leva del cambio, oppure il volante.

Inoltre, si può “blindare”, sempre meccanicamente, la centralina elettronica nel suo alloggiamento, impedendo la sua sostituzione con un’altra non codificata.

 

Gli antifurti elettronici

è necessario distinguere due grandi categorie di questi dispositivi, ovvero gli immobilizer, che impediscono l’avviamento del mezzo, e gli antifurti satellitari, che segnalano la posizione del veicolo e determinate azioni che vengono compiute con esso o su di esso. Per i trattori agricoli, gli antifurti satellitari sono senz’altro più indicati, perché generalmente comprendono numerose possibilità di allarme: ad esempio, se la macchina viene spostata, sollevata, se esce da una determinata area, se supera una certa velocità, ecc. Inoltre, è ovviamente possibile ricevere messaggi sul cellulare se dovesse verificarsi uno di questi eventi, con la visualizzazione della posizione del trattore. I servizi di localizzazione possono prevedere o meno un canone di abbonamento.

Tra l’altro, al pari delle automobili questi circuiti possono essere implementati con sistemi antintrusione e operare anche attivamente; in pratica, al verificarsi di un certo evento si può intervenire bloccando il mezzo (o viceversa disattivando il tutto in caso di un falso allarme). 

Un marchio del gruppo Continental, la VDO, ha in produzione dallo scorso anno VDO Easy, un antifurto satellitare passivo e attivo, personalizzabile con funzionalità di localizzazione e blocco d’avviamento motore se il mezzo esce da un’area precedentemente impostata. Tra l’altro può essere sfruttato anche per il controllo in tempo reale dello stato funzionale della macchina, controllando temperature e consumi, e per la rilevazione e il monitoraggio degli incidenti.

Un’alternativa agli antifurto satellitari sono quelli a radiofrequenza, che si basano sul segnale inviato da un trasmettitore su frequenze riservate, i cui ricevitori sono in dotazione delle forze dell’ordine. In questo caso, il vantaggio è che il dispositivo funziona anche quando non c’è copertura del segnale satellitare, come ad esempio in un bosco fitto o all’interno di garage sotterranei. Tra i diversi produttori, la multinazionale Lo Jack (la filiale italiana ha sede a Milano) propone un antifurto anche per le macchine agricole di tipo “ruggeddizzato”, ovvero più robusto e durevole per sopportare le condizioni ambientali e operative più difficili.

 

Gli antifurti artigianali

Talvolta la creatività si rivela il miglior antifurto. Le soluzioni artigianali sono infinite, ma rafforzano la loro validità se sono e rimangono segrete, ovvero solo a conoscenza di colui che le ha elaborate. Uno dei sistemi più semplici e immediati è asportare uno o più pezzi dal trattore (batteria, fusibili, cavi, centraline, ecc.). L’inconveniente è che ogni volta bisogna ricollocare correttamente il tutto, il che risulta poco agevole se si ha fretta o se si rimuovono pezzi non facilmente accessibili.

Un altro metodo (a volte attivato anche involontariamente…) è quello di lasciare l’attrezzatura collegata al trattore: ciò renderà l’eventuale furto più laborioso e più…rumoroso. In tema, lasciare il trattore in una rimessa buia e difficilmente accessibile, con della ferraglia intorno sparpagliata ad arte (magari anche legata al mezzo stesso con un cavo poco visibile), costringerebbe i malviventi a fare rumore anche solo per avvicinarsi alla macchina. Tra l’altro è una soluzione che può essere applicata anche a porte e finestre del fabbricato dove il trattore viene ricoverato.

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