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Giardinaggio

Attecchimento assicurato con le macchine zollatrici

L’espianto di specie arboree deve essere eseguito con un pane di terra di dimensioni adeguate allo stadio di sviluppo della pianta. Le zollatrici più recenti rispondono bene alle esigenze di questa delicata operazione

di Daniela Lovarelli
aprile - maggio 2020 | Back

L’attività vivaistica in Italia è da sempre tradizionalmente molto diffusa. Il processo di messa a dimora delle piante, così come tutte le fasi precedenti e seguenti, sono fondamentali per salvaguardare il loro attecchimento e la successiva crescita. La zollatura, cioè l’estirpazione controllata, rappresenta un passaggio fondamentale a cui porre la massima attenzione. Si tratta senza dubbio di un’operazione pesante per gli addetti, se svolta manualmente. La sua meccanizzazione risolve molti problemi: le zollatrici, così come le estirpatrici-trapiantatrici, rispondono a questa esigenza. Nel dettaglio, le prime sono prettamente impiegate in vivaio allo scopo di espiantare alberi con la relativa zolla di terra, mentre le seconde oltre all’espianto eseguono anche la messa a dimora.

Con le zollatrici, in particolare, è possibile intervenire anche su piante di notevoli dimensioni, effettuando ogni singola estirpazione in poche decine di minuti, con l’intervento di non più di uno-due operatori. Ciò consente una notevole contrazione dei tempi di lavoro, con un conseguente significativo aumento della produttività.

Le componenti della zollatrice

Si tratta di attrezzature portate anteriormente ad una motrice (un trattore, un piccolo escavatore, un sollevatore telescopico, ecc.), peraltro disponibili anche in versione semovente nelle versioni più prestanti, che si avvalgono di movimentazioni eseguite idraulicamente.

Dal punto di vista operativo, la zollatrice identifica un’operazione ben definita, che però può essere eseguita secondo due modalità differenti per quanto riguarda lo sradicamento, ovvero tramite organi lavoranti con movimenti lineari, oppure dotati di vibrazione. Nel primo caso l’azione di estirpatura è più delicata, ed è indicata per alcune specie sensibili, mentre nel secondo si facilita la penetrazione dell’organo lavorante nel terreno, agevolando il distacco dell’apparato radicale della pianta.

I modelli che lavorano senza vibrazioni sono costituti da 2-4 vanghe ad azionamento idraulico che penetrano più o meno verticalmente nel terreno in sequenza, mentre successivamente alcune lance di diversa conformazione tagliano ad arco la parte inferiore della zolla e la sradicano. Nelle macchine di minori dimensioni le vanghe scendono spinte da cilindri idraulici alimentati dall’impianto idraulico del trattore a cui sono accoppiate, mentre i modelli di dimensione maggiore, spesso semoventi, sono completamente autonomi. Il pane di terra risultante ha quindi una conformazione a tronco di cono.

Le zollatrici a lama vibrante eseguono l’estirpazione in un’unica soluzione: in questo caso, l’organo lavorante, in acciaio ad alta resistenza e di forma arcuata, penetra nel terreno percorrendo una traiettoria curva, a creare una zolla conformata a calotta sferica.

Sulle zollatrici a movimento lineare è possibile montare set alternativi di vanghe, in modo da ottenere diverse dimensioni della zolla, con incrementi del diametro di 5-7 cm; oltre a ciò, è modificabile anche la profondità del pane di terra, sempre di alcuni centimetri.

Le conformazioni troncoconica e semisferica delle zolle che si ottengono si adattano bene alla tipica forma dei vasi dove le piante estirpate vengono poste, in modo da assicurare la miglior stabilità nella movimentazione del materiale nelle fasi successive all’espianto.

Cosa offre il mercato

Sono disponibili modelli che creano zolle con diametro da 30 cm circa fino a più di 1,5 m. Il modello Extir-Plants B900, quello più prestante prodotto dalla Mac Bert di Ferrara, può produrre sia zolle tronco-coniche che a calotta sferica. Nel primo caso, il diametro massimo è di 90 cm, e si sfruttano 4 vanghe (che realizzano il taglio verticale) e 2 lance laterali che tagliano a forbice in profondità il fittone della pianta. Viceversa, le sole lance laterali possono essere fatte penetrare nel terreno 3-4 volte, girando intorno al tronco della pianta. In tal modo, la zolla ottenuta può arrivare a ben 1,8 m di diametro.

Questo modello, che ha una massa a vuoto considerevole, di ben 1300 kg, deve essere accoppiato ad un mezzo in grado di alimentare adeguatamente l’impianto idraulico (che lavora a pressioni fino a 150 bar) e contestualmente garantire sufficiente stabilità nell’accoppiamento. Il costruttore consiglia quindi l’abbinamento con trattori da almeno 70 Cv, meglio se ben stazzati.

I modelli di maggior capacità lavorativa sono semoventi, e si avvalgono di motori diesel con potenze relativamente basse, da 20 a 40-50 Cv. La velocità massima di avanzamento tipica del veicolo è molto bassa, non superando generalmente gli 8 km/h.

La Pazzaglia di Pistoia ha in catalogo una gamma di modelli semoventi, basati su motrici con cingoli in gomma che montano anteriormente l’attrezzo a lama arcuata vibrante, con diametro da 18 cm sino a 1,3 metri.

Elevato è il livello di ergonomia e la sicurezza dell’operatore: la Holmac di Padova offre modelli dotati di comandi a joystick collocati con razionalità e caratterizzati da un’agevole visibilità, per una manovrabilità senza incertezze. Il profilo del telaio a corredo dell’abitacolo è arrotondato e con linee sfuggenti, in modo da non agganciare i rami delle piante, riducendo pertanto il pericolo di danneggiamento.

Gli accessori

Numerose sono le opzioni aggiuntive delle zollatrici, tra cui: la regolazione particolarmente ampia del braccio portalama, che rende possibile l’installazione di organi di taglio di dimensioni molto diverse, da 25 cm a 1 m circa; un dispositivo per il sollevamento della zolla fuori terra, per un efficace supporto della pianta e della zolla dopo l’estirpazione; l’inclinazione trasversale del gruppo lama vibrante di 35° su entrambi i lati, per favorire un’agevole manovrabilità anche in spazi ristretti; un impianto idraulico dedicato agli spostamenti della macchina semovente, per aumentarne la velocità nella fase di avvicinamento alla pianta; sui modelli a lama vibrante, l’isolamento meccanico del posto di guida, in modo da ridurre lo stress dell’operatore.

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