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Crisi in Ucraina, la meccanica agricola deve "fare sistema"

Si è svolta il 31 marzo a Bologna la quarta edizione del Think Tank FederUnacoma dedicata all’emergenza geopolitica e alla situazione delle materie prime. La crisi delle commodity potrebbe durare anni, pertanto è necessario che le aziende agromeccaniche sviluppino strategie di lungo periodo, mostrandosi al contempo reattive rispetto ad improvvisi cambiamenti di scenario. Il contributo dei gruppi di studio tematici

a cura della Redazione
maggio - giugno 2022 | Back

Lo scenario internazionale presenta numerosi fattori di instabilità che richiedono alle aziende della meccanica agricola l’adozione di strategie più che mai flessibili. Questo quanto emerso dai lavori della quarta edizione del Think Tank FederUnacoma, che si è svolto il 31 marzo nella suggestiva cornice dello Stadio Dall’Ara di Bologna e che ha affrontato i temi relativi all’attuale crisi geopolitica e all’emergenza materie prime.

«Il conflitto militare tra Russia e Ucraina ha aggravato le tensioni sul mercato delle commodity che si erano già manifestate lo scorso anno con vertiginosi aumenti di prezzo e con interruzioni della supply chain, combinandosi con ulteriori rincari nel settore della logistica», ha spiegato il presidente di FederUnacoma, Alessandro Malavolti, aprendo i lavori della sessione plenaria. In questo contesto – ha illustrato l’esperto di geopolitica Dario Fabbri intervenuto all’evento – l’Italia deve diversificare i canali di approvvigionamento delle commodity mentre le aziende devono esplorare le opportunità offerte da altri mercati giacché è altamente probabile che le sanzioni contro la Russia durino anni.

Le pressioni inflazionistiche sulle materie prime così come sulla logistica non compromettono soltanto la capacità produttiva dell’industria agromeccanica nazionale, ma riducono le possibilità di spesa delle aziende agricole, penalizzate soprattutto dai rincari dell’energia e dei fertilizzanti (di cui la Russia è primo produttore mondiale). Inoltre, la riduzione delle forniture cerealicole dall’Europa orientale sta creando un forte squilibrio tra domanda e offerta, che si riverbera anche sui prezzi delle derrate agricole, creando così le premesse per una crisi alimentare globale. Il gap produttivo può essere colmato con una nuova geografia delle colture, aumentando le superfici a seminativo, e con investimenti in macchinari agricoli di ultima generazione. L’attuale situazione tuttavia non appare favorevole poiché l’incremento dei costi di produzione sta riducendo il potere di spesa dei redditi agricoli. In questo contesto – è emerso dal Forum dei costruttori – le aziende agromeccaniche devono essere particolarmente reattive rispetto ai cambiamenti di scenario, ma devono anche seguire strategie di lungo periodo per attenuare l’esposizione rispetto alla volatilità delle commodity.

Su questi temi alcune interessanti indicazioni sono venute dai tavoli tecnici promossi al termine della sessione plenaria. Il gruppo di studio sull’energia, coordinato da Andrea Zaghi di Elettricità Futura, ha ribadito la necessità di diversificare le fonti e gli approvvigionamenti energetici anche puntando sulle rinnovabili. Ma per sfruttare tutte le potenzialità offerte dal settore – è stato osservato – occorre rafforzare gli incentivi per gli impianti di accumulo, prevedendo al contempo misure che riducano i costi. I tavoli sulla transizione ecologica e sui cambiamenti climatici, coordinati rispettivamente da Davide Spitale (Alzarating) e Lorenzo Ciccarese (Ispra), hanno analizzato il tema del riscaldamento globale e sottolineato l’opportunità di intercettare le nuove leve di sviluppo “green”. Centrale anche la questione relativa alle materie prime industriali. I costruttori italiani di macchine agricole – è stato sottolineato dal gruppo di lavoro sull’emergenza materiali, che ha avuto come esperto Ciro Rapacciuolo del Centro Studi Confindustria – devono puntare sulla regionalizzazione delle forniture, collaborando con partner vicini e affidabili. Acquisti collettivi e reti di impresa possono rafforzare il potere negoziale delle aziende nelle trattative con i fornitori, migliorando così le condizioni contrattuali. Il tavolo tematico sui nuovi materiali con Daniela Amandolese (Materially), ha segnalato l’esigenza di una stretta collaborazione tra imprese e mondo della ricerca, anche sfruttando i canali di finanziamento dell’UE. I nuovi materiali – è stato spiegato – potrebbero risolvere molti problemi di approvvigionamento, ma occorre valutare con grande attenzione l’impiego che essi possono trovare nei processi produttivi della meccanica agricola.

«Stiamo affrontando una fase congiunturale di grande instabilità che potrebbe prolungarsi negli anni e mai come oggi dunque – ha concluso Malavolti – è necessario che l’industria agromeccanica italiana faccia sistema, mostrandosi competitiva anche su nuovi mercati e attivando sinergie di settore di cui potrebbero beneficiare sia il comparto nel suo complesso che le singole aziende».

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