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Tecnica

Dal terreno alla tavola, la raccolta delle arachidi

Particolarmente apprezzate per gli aperitivi e più in generale durante le festività, le arachidi sono delle leguminose geocarpiche, diffusamente coltivate. L’ampia superficie destinata a questa coltura in alcuni Paesi rende importante un’adeguata meccanizzazione della raccolta, che viene solitamente effettuata in due tempi, dapprima un’estirpazione della pianta (seguita da un breve appassimento) e successivamente la separazione dei baccelli contenenti i semi dal resto della massa vegetale

di Lavinia Eleonora Galli
luglio-agosto-settembre 2021 | Back

Soprattutto nel periodo invernale, all’interno del reparto ortofrutta dei supermercati le arachidi (Arachis Hypogea L.) sono tra le tipologie di frutta secca più popolari e di largo consumo. Sono commercializzate principalmente in forma tostata (o tostata e salata) come aperitivo, ma anche come olio di semi (in mix o in purezza) o come crema spalmabile (il cosiddetto “burro di arachidi”).

I principali produttori sono Cina, India, Nigeria, USA e Israele.

L’arachide appartiene alla famiglia delle fabaceae; la pianta è erbacea e ha una morfologia analoga a quella dei ceci. Originaria del Sudamerica, raggiunge un’altezza tra 30 e 80 cm. I fiori gialli sono racemi; l’impollinazione da origine ad un peduncolo rigido, che termina con l’ovario. La lunghezza del peduncolo e la sua rigidità sono necessari affinché l’ovario venga interrato. Si tratta infatti di una coltura geocarpica, ovvero con i frutti che si sviluppano sottoterra. Per garantire buone rese, questa caratteristica fa sì che debba essere coltivata in terreni franchi tendenti al sabbioso senza o con pochissimo scheletro, con un buon drenaggio, per evitare l’insorgenza di malattie fungine che spesso possono colpire le colture geocarpiche.

Le arachidi sono solitamente seminate a file, ad una distanza di 25-50 cm tra le singole piante, per agevolare l’estirpazione e la raccolta meccanizzate. Le arachidi hanno fioritura scalare, e ciò condiziona il momento ottimale della raccolta: se effettuata troppo presto, parte dei baccelli non sarà ancora matura, mentre ritardando il tutto il rischio è che all’estirpo della pianta i baccelli rimangano nel terreno, perdendo così una parte importante della produzione.

 

La raccolta

La caratteristica geocarpica della coltura necessita di una raccolta in due tempi, ovvero all’estirpo dal terreno della parte ipogea (e alla successiva deidratazione naturale della massa, lasciata temporaneamente in campo) e poi alla separazione dei baccelli dal resto della pianta.

Tale fase risulta essere un passaggio chiave per la redditività della coltura; è naturale quindi che nel tempo si siano sviluppate diverse tecniche per lo svolgimento di questa lavorazione.

 

Macchine per l’escavazione del prodotto

Per lo più trainate, scalzano e sollevano le piante dal terreno tramite un apparato monofila oppure a più file, solitamente accoppiato posteriormente al trattore all’attacco a 3 punti. Una serie di dischi a bordo frastagliato, paralleli tra loro ma collocati su assi inclinati e concentrici, aprono dei solchi nell’interfila, convogliando la massa vegetale in un cumulo centrale. Grazie alla loro conformazione, i dischi riescono ad estirpare la pianta dal colletto, con annessi i baccelli cresciuti nel terreno. Le piante intere vengono quindi convogliate su un nastro grigliato e incontrano una coppia di paratie conformate in modo da farle ruotare di mezzo giro e depositarle in andana di nuovo in campo. Questa operazione è fondamentale, perché in tal modo la parte epigea della pianta appassisce e i baccelli con le arachidi si essiccano.

 

Macchine per la raccolta del prodotto

Dopo la parziale essiccazione in campo, la coltura è idonea per la cernita dei semi. Anche in questo caso si adottano macchine per lo più trainate, in grado di raccogliere e processare due o più andane contemporaneamente. La testata è dotata di un pick-up a dita retrattili, che con l’ausilio di un aspo superiore carica il materiale, mentre una coclea collocata dietro lo convoglia al centro, facendolo confluire al canale elevatore e successivamente ad un gruppo di battitori e controbattitori disposti in serie, che effettuano la separazione dei baccelli dal resto della vegetazione. Analogamente alle mietitrebbiatrici convenzionali per cereali, possono essere presenti organi di scuotimento e crivelli con ventilatore, per una migliore pulizia del prodotto. I baccelli sono infine stoccati nella tramoggia principale (generalmente da 3-4 t di capacità, talvolta anche in versione ribaltabile), oppure possono essere indirizzati direttamente in un rimorchio trainato dal trattore che affianca la raccoglitrice, tramite un nastro di scarico. Se ribaltabile, il contenuto del cassone del rimorchio viene successivamente caricato su autocarri, per il conferimento al sito di essiccazione finale. La produttività dei modelli è commisurata alla capacità della testata: quelli prodotti dalla KMC (USA) hanno testate da 4 o 6 file, mentre la Amadas, sempre statunitense, propone sia modelli trainati che semoventi, con testate fino a 12 file.

Senza dubbio (e analogamente alle comuni mietitrebbiatrici), le semoventi comportano una serie di tangibili vantaggi operativi. In tale ottica, la Amadas produce il modello 9980, che monta un propulsore John Deere ed è a trasmissione idrostatica. Le testate di raccolta disponibili sono a 6, 8, 10 o 12 file.

Infine, la parte epigea della pianta e quella ipogea di scarto possono essere trinciate e sparse sul campo, tramite apparati di diversa conformazione.


I principali Paesi produttori di arachidi

In tutto il mondo vengono prodotti diverse decine di milioni di t/anno di arachidi, ma contrariamente a quanto si possa pensare, non sono gli USA i leader nella produzione di arachidi.

Infatti, i principali produttori di arachidi sono in ordine di quantità Cina, India, Nigeria. Solo quarti gli Stati Uniti. Viceversa, le rese sono di 4,2 t/ha per gli USA e 3,7 t/ha per la Cina; più staccate l’India (1,2 t/ha) e la Nigeria (1,1 t/ha). Le rese più alte in assoluto sono però ottenute In Israele; l’Italia registra una produzione minimale, con sole 65 t/anno totali.


La trasformazione delle arachidi

Le arachidi sono tra le tipologie di frutta in guscio da consumo più apprezzate a livello mondiale. Questi semi, noti anche come noccioline, spagnolette, bagigi, ecc., hanno diverse destinazioni d’uso nell’alimentazione umana, anche in funzione delle caratteristiche specifiche delle diverse cultivar:

- consumo del seme tal quale, previa tostatura ed eventuale salatura, che lo rende croccante e maggiormente appetibile;

- produzione di olio ricavato dalla spremitura dei semi: è frequentemente utilizzato in cucina, soprattutto per le fritture, grazie al suo elevato punto di fumo, di oltre 220°C;

- produzione di burro di arachidi: tipico degli USA, deriva dalla macinatura dei semi fino ad ottenere una pasta ricca di grassi (per le tipiche caratteristiche nutrizionali delle arachidi). La ricetta tradizionale, basata sui soli semi macinati conditi con il sale, è stata nel tempo adattata per la produzione industriale, mediante l’aggiunta di conservanti e altri ingredienti.

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