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Industria italiana: fatturato in crescita, malgrado la congiuntura

Le previsioni di FederUnacoma per fine anno indicano un calo dei quantitativi prodotti (-6%), ma un incremento del valore della produzione (14,2 miliardi di euro, pari a +3,7% sul 2021). La tenuta del mercato interno e soprattutto il buon andamento delle esportazioni (+10,4% a luglio) sostengono il settore, che tuttavia sconta la crisi dei costi di produzione e la minore capacità di spesa da parte delle imprese agricole

a cura della Redazione
dicembre 2022 | Back

La tenuta del mercato interno e la buona domanda proveniente dai mercati esteri mantengono l’industria italiana delle macchine agricole su buoni livelli produttivi, confermando il suo ruolo di primo piano nel panorama internazionale del settore. Le immatricolazioni sul mercato interno si sono mantenute su buoni livelli – inferiori rispetto all’anno record 2021 ma superiori rispetto alla media degli anni precedenti – e le esportazioni continuano ad essere il punto di forza dell’industria italiana.

I dati Istat sul commercio estero indicano nei sette mesi gennaio-luglio una crescita delle esportazioni in valore sia per le trattrici (+2,13% rispetto allo stesso periodo 2021, anche se a fronte di un calo del numero di unità del 20%) sia per le altre tipologie di macchine (+13,6% in valore e +0,34 in peso). Il made in Italy dell’agromeccanica ottiene nei primi sette mesi dell’anno una crescita totale, in valore, del 10,4%, a fronte di una riduzione in quantità di appena il 2,5%. I principali mercati di sbocco si confermano Stati Uniti, Francia e Germania, ma in crescita risultano le esportazioni verso la Polonia (+26%), la Romania (+37%) e l’Ungheria (+46%).

L’incremento del fatturato, pure in presenza di una riduzione delle quantità esportate, è da ricondurre all’aumento del prezzo dei listini, uno scarto questo che dovrebbe caratterizzare anche il consuntivo a fine anno della produzione italiana, che si stima possa subire un calo in termini quantitativi pari al 6%, ma addirittura un incremento in termini di fatturato, attestandosi a quota 14,2 miliardi di euro, un risultato migliore rispetto a quello dell’anno record 2021 che aveva registrato un valore della produzione pari a 13,7 miliardi di euro con un incremento del 3,7% sull’anno precedente. Sul fatturato previsto per fine 2022 incide il buon andamento del comparto della manutenzione del verde, con livelli produttivi in linea con quelli dello scorso anno per un valore intorno al miliardo di euro, e soprattutto quello della componentistica, che si stima possa raggiungere a fine anno un fatturato pari a 3,4 miliardi.

«Per quanto reattiva ed efficace – sostiene il presidente della federazione dei costruttori italiani FederUnacoma, Alessandro Malavolti – l’industria italiana non è esente dalla congiuntura economica sfavorevole e da tutti quei fattori che condizionano le imprese in questa difficile fase». Nella primavera di quest’anno il prezzo dell’energia ha registrato un rialzo impressionante, segnando un incremento del 400% rispetto alla primavera del 2020. Una crisi, quella delle forniture energetiche, particolarmente pesante in Europa, dove in conseguenza del conflitto Russo-Ucraino si è verificata una vera e propria “guerra del gas” che ha contrapposto la Russia all’Unione Europea. «Sono note le iniziative assunte dai governi e dall’Unione Europea nel suo insieme per diversificare gli approvvigionamenti e per calmierare i prezzi – spiega Malavolti – interventi che hanno iniziato a produrre i loro effetti (un calo dei prezzi del 10% da settembre e la prospettiva di ulteriori decrementi nei mesi prossimi), ma che non sono sufficienti a riportare le quotazioni sui livelli che hanno caratterizzato gli ultimi vent’anni, e con effetti quindi permanenti sui conti delle imprese manifatturiere, che contribuiscono ad un aumento dei costi di produzione e quindi ad un incremento dei prezzi di listino dei mezzi meccanici».

Questo si combina, purtroppo, con una crescita dei costi di produzione anche nelle imprese agricole, che scontano la maggiore bolletta energetica, ma anche il maggiore onere per l’acquisto di fertilizzanti e prodotti chimici. Il prezzo dei fertilizzanti ha subito un incremento imprevedibile dalla primavera scorsa, a causa del blocco delle importazioni dalla Russia, che con 16 milioni di tonnellate di fertilizzante era di gran lunga il maggior fornitore dell’Unione Europea. Gli stessi prodotti chimici hanno registrato nel giugno di quest’anno incrementi compresi tra il 100 e il 150% rispetto al giugno 2020, i più consistenti dall’anno 2000. Ancorché dovessero ridursi in questi mesi, i prezzi dei prodotti chimici (che comprendono tutta la gamma di quelli specifici per i trattamenti agricoli) sono destinati a rimanere su livelli sensibilmente superiori rispetto a quelli pre-Covid.

«Per ridurre il divario crescente tra i costi industriali e la capacità d’investimento delle imprese agricole – conclude il presidente Malavolti – è fondamentale il sostegno pubblico, volto ad incoraggiare gli acquisti, tanto a livello nazionale quanto a livello europeo, con una rosa di strumenti specifici per la meccanizzazione agricola».

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