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Tecnica

Le piantapali, un supporto indispensabile

L’impianto del vigneto, e più in generale di quelle colture che richiedono sostegni permanenti, non può prescindere da una precisa e rigorosa collocazione dei pali. Grazie a soluzioni ad alta tecnologia, le piantapali moderne assicurano prestazioni eccellenti

di Domenico Pessina
luglio - agosto - settembre 2020 | Back

Apparentemente è semplice: si tratta di conficcare profondamente nel terreno una serie di pali (in ferro, in legno o in cemento) in posizioni tali che risultino allineati su una fila, a distanze regolari.
In realtà, la questione è (a volte decisamente) più complessa, per numerose ragioni. È la palificazione del vigneto, e più in generale di quelle colture che richiedono sostegni permanenti, un’operazione chiave della fase di impianto. Infatti, un’efficiente meccanizzazione della coltura non può prescindere da un regolare e preciso sviluppo delle chiome delle piante, che si ottiene solo se la vite - che è una liana, quindi con una crescita naturalmente disordinata - si sostiene e si aggrappa a fili che sono fissati a pali perfettamente posizionati. Pertanto, sia la palificazione che il successivo trapianto devono modernamente essere effettuati con l’ausilio di macchine specializzate, che facciano ricorso ad evoluti sistemi per la geolocalizzazione della posizione prima dei pali e dei ceppi poi.

L’esecuzione di queste operazioni deve infatti tenere necessariamente in considerazione le caratteristiche morfologiche del territorio e quelle strutturali del suolo; poiché gran parte della viticoltura in Italia è praticata su terreni collinari, quindi in pendenza e comunque su superfici a profilo irregolare e spesso anche di conformazione complessa, e il suolo può talvolta evidenziare una notevole presenza di scheletro e/o un orizzonte coltivabile di spessore limitato, si comprende come per una lavorazione professionale e di qualità la palificazione debba essere eseguita con estrema attenzione, con mezzi dedicati, completi e versatili.

La macchina

In relazione alla mansione svolta, le piantapali (o battipali) sono attrezzature relativamente lineari; ciò che le rende meno elementari di quanto si possa pensare sono le condizioni al contorno, ovvero situazioni particolari o difficili dal punto di vista orografico e/o pedologico, unite alla necessità di collocare i pali con una precisione pressoché assoluta, sia per la posizione di infissione, sia in altezza, per favorire poi una perfetta stesura dei fili dell’impalcatura del vigneto.

Come prevedibile, tutte le movimentazioni sono effettuate per via idraulica, sfruttando le principali capacità di questa forma di sfruttamento dell’energia, ovvero quella di poter sviluppare grandi forze con movimenti lenti e micrometrici, quindi ad elevata precisione.

Qualora la motrice non sia in grado di fornire un adeguato flusso idraulico, specie nelle applicazioni agricole il circuito può essere reso indipendente, montando una specifica pompa azionata dalla pdp del trattore, che preleva l’olio da un serbatoio dedicato.

Un’attenzione particolare deve essere data al corretto posizionamento iniziale del singolo palo, che deve avere una tolleranza centimetrica: pertanto modernamente si ricorre alla geolocalizzazione GPS RTK per ciò che concerne le coordinate orizzontali, integrata talvolta con l’ausilio del laser per ciò che riguarda l’allineamento verticale.

Per mantenere la perfetta verticalità del palo, compensando in tal modo la naturale pendenza del terreno nel punto di infissione, tutte le piantapali moderne dispongono di due o più (fino a cinque) gradi di libertà, ovvero sono in grado di operare con inclinazioni rispetto al corpo macchina sia a in senso longitudinale che trasversale sino ad angoli di 15-20°.

Una caratteristica tipica delle piantapali è la cosiddetta “energia di impatto”, ovvero l’efficacia con la quale la testa di infissione del palo (il cosiddetto “martello”) agisce sulla sommità del palo ad ogni colpo inferto, che solitamente è espressa in Joule, e varia tra 150 e 250 J. Altra peculiarità è la frequenza dei colpi, che su qualche modello è variabile, in funzione delle diverse esigenze, e normalmente oscilla tra 800 e 1500 colpi/min.

Modalità di accoppiamento alla motrice

Le piantapali possono essere abbinate ad una motrice in numerosi modi, anche se il trattore rimane l’opzione più frequentemente adottata. In questo caso, l’attrezzatura può essere accoppiata lateralmente oppure posteriormente. Qualche modello prevede entrambe le soluzioni, talvolta con opportuni telai di adattamento.

Nel caso di montaggio laterale, la motrice deve avere una certa stazza, per assicurare la necessaria stabilità durante l’infissione del palo, per cui spesso sono proficuamente impiegati trattori cingolati. Viceversa, se la piantapali è montata posteriormente all’attacco a 3 punti, può essere idoneo anche un mezzo a ruote, che garantisce una maggior mobilità.

In alternativa, e specie per i modelli maggiormente accessoriati e di più elevata capacità lavorativa, la piantapali può essere semovente, dove la motrice è quasi sempre un mezzo con cingoli in gomma.

La Orteco di Anzola dell’Emilia (BO) produce una ricca gamma di piantapali per una varietà di impieghi estremamente ampia, tra cui ovviamente anche quello agricolo, per il quale propone il modello PPA, azionato in autonomia da un motore diesel bicilindrico Hatz da 30 Cv circa, con un martello da 230 J di energia di impatto.

Oltre ad un’offerta veramente completa di accessori (v. paragrafo che segue) importante valore aggiunto di questa macchina è il GPS Orteco Machine Control, il sistema che grazie ad un GPS evoluto gestisce in toto l’attività della macchina, controllando tra gli altri parametri la velocità e la forza di spinta, l’altezza di infissione, l’intervento o meno del martello di battuta, oltre naturalmente alla collocazione e infissione in altezza del palo, che in condizioni ottimali limita l’errore entro ± 1 cm.

La corretta collocazione spaziale del palo viene chiaramente visualizzata in continuo su un monitor dedicato, sul quale vengono evidenziati i valori numerici degli angoli di inclinazione nei 3 assi di riferimento.

Interessante infine un’altra opzione semovente, ovvero il montaggio della piantapali sul braccio di una pala gommata, soluzione adottata ad esempio dalla Multione di Grumolo delle Abbadesse (VI) che oltre a numerosissimi accessori (anche al di fuori dell’ambito strettamente agricolo) sul modello 7.3S da 35 Cv prevede una testata piantapali da 190 J di energia di impatto, con una frequenza di battuta di 1000-1300 colpi/min.

Gli accessori

Per soddisfare adeguatamente le necessità più varie che si possono presentare in fase di palificazione del vigneto, le piantapali sono corredate da una numerosa serie di accessori.

La trivella, mossa da un motore idraulico, può avere rotazione oraria oppure antioraria, ed è utile per inserire più facilmente i pali in terreni particolarmente difficili. Il tutto può essere integrato dal cosiddetto “martello fondo foro”, che aumenta l’efficacia nella realizzazione del foro dove poi verrà infilato il palo, in caso di presenza nel suolo di pietre e sassi di notevole dimensione.

Può essere installato un sistema laser, per arrestare l’infissione del palo quando viene raggiunta la quota preimpostata sull’emettitore montato su un treppiede, che comunica con il ricevitore montato sul martello. In alcuni casi è necessario infiggere pali in verticale su pendii di pendenza notevole, per cui alcuni modelli sono dotati di una speciale funzione detta di “maxi inclinazione”, per effettuare l’infissione con angolature particolari rispetto al corpo macchina.

Alcuni esemplari per l’uso agricolo possono essere dotati di radiocomando, che tramite distributori elettro-idraulici proporzionali permette il controllo remoto della piantapali, sia in fase di lavoro che di trasferimento. Non solo per piazzare i pali nuovi, ma anche per estrarre quelli vecchi: le piantapali possono essere equipaggiate di kit estrattore a doppia azione, di sollevamento e percussione per rimuovere anche i pali più difficili. La puntazza è un altro utile accessorio, adottato per realizzare prefori in cui collocare paletti segnalimite. Infine, alcuni modelli dispongono della regolazione di frequenza di battuta del martello, che si rivela utile in quelle situazioni in cui si renda necessario operare con una certa cautela, per esempio con alcuni tipi di pali in legno.


Lo Smart Stake di Leica Geosystems e l’ARVAplant di Arvatec

Lo Smart Stake di Leica Geosystems è un kit per la guida idraulica in automatico della piantapali, per progettare direttamente in campo (oppure richiamare con il software dedicato Agri Design) il sesto d’impianto da realizzare. Il sistema, basato su ricevitori GPS Leica Powerbox a 20 Hz, può essere gestito su due fasi, quella di rilievo e progettazione e la successiva di guida. Inizialmente, vengono acquisite le coordinate del perimetro dell’area di impianto, con riferimento locale o topografico, e si passa poi a definire l’orientamento dell’impianto, la larghezza interfilare, l’ampiezza della capezzagna, la distanza tra i ceppi e quella tra i pali. La fase operativa restituisce una serie di informazioni, tra cui la posizione planimetrica della motrice, il numero di filare, quello dei pali posati e ancora da posare, la stima del tempo di lavoro rimanente. Al posto di guida viene collocato un monitor da 10”, che mostra i dati operativi e permette il completo controllo dell’attrezzatura. Per la medesima funzione, la Arvatec di Rescaldina (MI) propone ARVAplant, un sistema completo adatto alle trapiantatrici, ma ovviamente indicato anche per la palificazione del vigneto. Basato in toto sul doppio servizio di geolocalizzazione GPS+GLONASS, si compone a bordo trattore di un computer con schermo touchscreen da 8,4” con un rover RTK, una centralina con inclinometri a doppio asse e controllo dello scostamento trasversale dell’attrezzatura e di un radio modem con antenna GPS. Completa il tutto una stazione base GPS RTK con radio modem integrato. La precisione dichiarata è di ± 1 cm nel piano orizzontale e di ± 2 cm in quello verticale; il costruttore assicura una riduzione del 30-40% dei tempi d’esecuzione dell’impianto, mantenendo invariata la qualità del lavoro sia su terreni in piano che in pendenza.

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