L'informazione sulla meccanizzazione per l'agricoltura, il giardinaggio, componentistica e multifunzionalità.
Focus

Myanmar, un mercato promettente

Le travagliate vicende politiche hanno segnato la storia del Paese e ne hanno a lungo frenato il processo di sviluppo. Oggi il Myanmar si segnala come un Paese dalle buone prospettive, in particolare per il settore della meccanica agricola che deve contribuire a migliorare produttività e qualità dell’agricoltura

di Giampiero Moncada
novembre 2019 | Back

Non sono neanche dieci anni che il Myanmar, conosciuto dai più come Birmania, è passato da una dittatura militare a un regime democratico. E l’economia del Paese, basata in buona parte sull’agricoltura, ha già registrato una vera e propria impennata, con un tasso di crescita di circa l’8% a partire dal 2011, anno delle prime riforme attuate dopo le concessioni progressive in favore della democrazia e che iniziavano a privatizzare i vari settori economici. Oggi molti operatori guardano con interesse alle opportunità offerte da questo Paese,anche se fino a ora i vantaggi sono stati quasi tutti per i Paesi asiatici, a cominciare da Singapore e Cina.

La rinascita economica del Paese, che l’isolamento imposto dalla dittatura militare aveva portato ai livelli minimi di produttività e di benessere, sta procedendo in più direzioni e coinvolge l’industria, le risorse energetiche, l’edilizia, oltre naturalmente alle attività agricole. Una trasformazione tumultuosa che è partita dalle riforme politiche avviate, nonostante il quadro politico fosse ancora incerto, già prima delle elezioni parlamentari del 2012, le prime da quando si era insediata la dittatura militare. E tra tutte spicca il piano quinquennale di investimenti in agricoltura. Il cui obiettivo è la modernizzazione e l’aumento della produttività, con al centro la meccanizzazione.

Ma se il Paese ha enormi necessità di attrezzature agricole, qual è il reale interesse verso i prodotti italiani e, più in generale, europei?

Dal rapporto realizzato per l’Ice-Ita (Italian trade agency) – e dai report realizzati dall’Ufficio Internazionalizzazione e mercati esteri di FederUnacoma, che ha già realizzato missioni esplorative e avviato contatti nel Paese – si ricavano una serie di indicazioni preziose per individuare non solo le opportunità ma anche le strategie più efficaci con le quali intercettare le reali esigenze degli agricoltori birmani e dare le risposte più adeguate.

Ancora nel 2014, alla vigilia delle prime autentiche elezioni generali e a quattro anni da quando il regime militare aveva iniziato a cedere i poteri a politici della società civile, il 70% degli oltre 55 milioni di abitanti, abitava in aree rurali. Quella del Myanmar è una popolazione molto giovane, dato che l’età media è di appena 27 anni. Il livello di scolarizzazione è molto buono, dato che quasi il 90% della popolazione ha una formazione di base, ma le condizioni economiche sono disastrose per 15,8 milioni di loro: un terzo degli abitanti vive ancora oggi in condizioni di povertà. Anche perché la maggior parte dei ragazzi si ferma alla scuola dell’obbligo, quindi frequenta solo fino all’ultimo anno di elementari, a 9-10 anni. Con la conseguenza che mancano figure con le competenze necessarie per una produttività di più alto livello.

Anche confrontando con gli altri Paesi dell’area asiatica (ASEAN: Association of southeast asian nations), il reddito medio è in assoluto il più basso. Inferiore a quello della Cambogia e circa la metà di quello del Vietnam.

Anche se gli altri settori economici hanno aumentato la loro incidenza sul prodotto interno lordo negli ultimi quattro anni, l’agricoltura rimane ancora la voce dominante. Va da sé che la rinascita economica deve partire dai campi coltivati. E che per dare un impulso all’agricoltura è necessario modernizzare e meccanizzare le aziende agricole. Ma quali sono le necessità specifiche del settore?

In linea con tutta l’area asiatica, la produzione è dominata dal riso. E se agli inizi del secolo scorso, sotto la dominazione britannica, era il maggior esportatore al mondo, ancora oggi è al quinto posto dopo Tailandia, India, Vietnam e Pakistan. Alla quantità di riso prodotto e al volume di esportazioni non corrispondono, però, degli introiti finanziari proporzionati. E questo perché la qualità del prodotto è decisamente bassa e trova sbocco solo su mercati denominati “discount”, come in buona parte del continente africano. La modernizzazione in questo settore, quindi, deve andare nella direzione di un miglioramento delle varietà coltivate per puntare ai mercati più generosi. Un problema che riguarda il riso e molto meno le altre colture, concentrate al Sud del Paese, come mais, legumi, semi oleosi, canna da zucchero. Primato positivo, invece, per il sesamo: con le sue 764 mila tonnellate è il secondo produttore al mondo, dopo la Tanzania che ne produce 805 mila.

Nonostante l’agricoltura rappresenti comunque il settore più importante in termini economici e assorba la maggior parte della forza lavoro, i terreni coltivati sono ancora una parte minima rispetto al potenziale. Inoltre, la maggior parte delle aziende agricole sono di piccole o al massimo di medie dimensioni e la proprietà terriera è molto frammentata, con conseguenze non solo sulle tecniche di coltivazione ma anche sulla capacità finanziaria degli stessi coltivatori.

Questo insieme di ragioni fa comprendere che la richiesta si concentra, al momento, soprattutto su macchine di piccole dimensioni e bassa potenza. E questo dovrebbe costituire un motivo di interesse per i produttori italiani, che proprio in questo segmento continuano ad avere le migliori carte da giocare. Nel 2017, ultimo anno di rilevazioni disponibili, l’Italia è presente con meno dell’1% di macchine agricole importate (in termini di valore economico) anche se ha recuperato rispetto ai tre anni precedenti; mentre la Cina, che rimane comunque al primo posto, ha mantenuto dal 2013 in poi un trend discendente.

In ogni caso, dal 2010 al 2016 le importazioni di macchine agricole sono cresciute, registrando poi un brusco calo nel 2017 dovuto a ragioni congiunturali, passando dai 191 milioni di dollari del 2010 ai 746 milioni del 2016.

Cosa può portare il Paese a fare un salto di qualità decisivo?

I fattori individuati fin dal primo momento dai Governi del nuovo corso democratico sono essenzialmente due: agevolazioni finanziarie e formazione professionale. Perché servono sicuramente i soldi con i quali acquistare le macchine ma anche agricoltori che sappiano usarle e che siano in grado di organizzare l’attività in modo moderno.

La riforma che ha accorpato tre ministeri (Agricoltura e irrigazione, Zootecnia e pesca e Sviluppo rurale e cooperative) ha dato vita poi a una serie di interventi molto mirati. Il ministero che ne è nato, Moali (Ministry of Agriculture, Livestock and Irrigation) ha di recente lanciato un piano quinquennale di investimenti denominato Ads (Agriculture development strategy) che pianifica interventi dal 2018 al 2023 pari all’1,4% del Pil nazionale per un valore stimato di 5,1 miliardi di euro. All’Amd, Agriculture mechanization department, il compito di sviluppare la presenza dell’impresa privata nelle aree rurali e incrementare la produttività. Sempre l’Amd ha censito il parco macchine che si è creato nel Paese tra il 2013 e il 2017, ovvero un totale di 67 mila trattori, 20 mila mietitrebbie e 971 mila motozappe. E ha stimato le principali necessità degli agricoltori: 152.784 motozappe, 14.359 trattori e 30.986 mietitrebbie.

Incentivo determinante è il fatto che sull’importazione di attrezzature agricole non vengono, praticamente, applicati dazi.

Questo rientra in una politica molto decisa per l’apertura agli investimenti esteri, a fronte della cancellazione delle sanzioni che i Paesi occidentali avevano deciso e mantenuto contro il precedente regime militare. Immediatamente dopo le prime riforme, nel 2010/2011, si è registrata un’impennata di investimenti stranieri che sono passati da 237 milioni a 16 miliardi di euro. Dopo l’exploit iniziale, si sono poi immediatamente ridimensionati per poi tendere a una media di 5-6 miliardi.

Lo strumento a più lungo termine è il Mipp (Myanmar investment promotion plan), concepito per coprire il periodo dal 2016 al 2036. Ma al momento, secondo i dati riferiti al periodo 2014-2018, gli investitori stranieri preferiscono di gran lunga altri settori, come quello energetico (26,4%) o trasporti e comunicazioni (25,7%) rispetto ad agricoltura, zootecnia e pesca (1.1%).

Per creare un contesto più favorevole e attrattivo, il Dipartimento per la meccanizzazione agricola (Amd) ha creato dei presidi definiti “tractor station” nei quali vengono offerti molti servizi essenziali ai coltivatori locali.

Le tractor station sono ben 119 in tutto il territorio e tra i servizi che offrono ci sono quelli della formazione continua sull’uso delle attrezzature moderne e sulle tecniche di coltivazione, l’organizzazione di giornate dimostrative delle novità tecnologiche (vere e proprie fiere della meccanizzazione) direttamente in campo, consolidamento dei terreni e bonifica del territorio, soprattutto per riparare gli inevitabili danni provocati dai monsoni. Inoltre, fornisce un servizio di noleggio delle attrezzature e di vendita rateale con interessi agevolati. Quella del noleggio risulta una funzione cruciale in un territorio dove le dimensioni ridotte delle aziende rendono antieconomico, in molti casi, l’acquisto di attrezzature agricole.

La stessa Amd gestisce perfino una fabbrica di motocoltivatori, distribuiti con il marchio Leyar, che rispondono a un’esigenza molto diffusa. La fabbrica è stata finanziata dalla Cina, che comunque è il Paese dal quale proviene storicamente la maggior parte delle attrezzature agricole.

Non tutti immaginano che il volano per trasformare gli agricoltori birmani in moderni imprenditori potrà essere la telefonia cellulare. Quella dei telefoni mobili è, infatti, una tecnologia moderna, in continua evoluzione, che però ha una velocità di penetrazione che non si può paragonare a nessun’altra. Ed è anche una tecnologia versatile che, ormai da tempo, non serve più solo per telefonare ma è in grado di stravolgere i modelli di business e di crearne dei nuovi.

In Myanmar, la diffusione di telefoni cellulari è passata dai 500 mila del 2012 ai 28,1 milioni del marzo 2015. Da questa diffusione repentina possono derivare tre vantaggi per gli agricoltori: la possibilità di individuare il momento migliore per gli acquisti e per le vendite, programmare le attività sul campo in funzione delle previsioni meteo più accurate e, infine, utilizzare una piattaforma di transazioni finanziarie a basso costo. Secondo gli analisti, questi elementi potranno ridurre il ricorso al credito e aumentare i margini per chi vive del lavoro in campagna.

A conferma di questo, basta vedere che sono già 19 gli operatori di servizi finanziari on line presenti in Myanmar.

Gallery

I PIÙ LETTI degli ultimi numeri

GLI APPUNTAMENTI della meccanizzazione

2 - 5 aprile 2024 San Paolo (Brasile) FEICON
3 - 6 aprile 2024 Tallinn (Estonia) ESTBUILD
4 - 6 aprile 2024 Business Centre RAMAVA, Riga (Lettonia) PAVASARIS
5 - 7 aprile 2024 Bastia Umbra (Italia) AGRIUMBRIA
7 - 11 aprile 2024 Brno (Repubblica Ceca) TECHAGRO
10 - 13 aprile 2024 La Rural Trade Center, Buenos Aires (Argentina) AUTOMECHANIKA ARGENTINA