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Bioeconomia

Bioenergia e transizione ecologica

Va riconosciuta alla bioenergia la capacità di ridurre la dipendenza energetica sostituendo i combustibili fossili con quelli derivati da biomasse residuali utili in termini di circolarità. Le filiere corte di approvvigionamento e valorizzazione (energetica e/o industriale) delle biomasse stimolano l’economia locale, soprattutto per le zone montane e rurali, grazie all’industria nazionale che esprime eccellenze nella realizzazione di macchinari e nell’offerta di servizi

di Matteo Monni
ottobre 2021 | Back

La consapevolezza della gravità dei problemi conseguenti al cambiamento climatico in atto e della necessità di intervenire in modo deciso per limitare il più possibile le emissioni di gas climalteranti dovute alle attività umane, a partire da quelle legate alla produzione e all’impiego dell’energia, ha indotto l’Unione Europea a stabilire obiettivi decisamente “sfidanti” in termini di crescita del contributo delle fonti energetiche rinnovabili (FER) e riduzione delle emissioni di CO2, puntando ad un’Europa “climate neutral” entro il 2050.

Proprio di recente, i ministri dell'Ambiente di 50 Paesi e decine di tecnici dell'Agenzia Ambientale dell'Onu Unfccc hanno preso parte a Milano alla Pre-Cop26 (30 settembre – 2 ottobre), l'incontro preparatorio della conferenza annuale dell'Onu sul clima che quest'anno si terrà in Scozia a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre. In tale occasione i ministri presenti, per l’Italia Roberto Cingolani (Transizione Ecologica), si sono confrontati in vari tavoli tematici discutendo di adattamento ai cambiamenti climatici, finanza per il clima e trasparenza. Fa piacere constatare una crescente capacità di interazione con il decisore politico di giovani attivisti in forme sempre più strutturate come per esempio l’evento “Youth for climate: driving ambition” che si è ben integrato con l’agenda della Pre-Cop. La discussione sui temi in questione, che riguardano innumerevoli argomenti, servirà ad orientare le decisioni da adottare a breve a Glasgow, la conferenza sul clima più importante dopo quella di Parigi (Cop21) del 2015. Nella città scozzese, i 197 stati firmatari dell'Accordo di Parigi dovranno presentare i loro nuovi impegni di decarbonizzazione (National Determined Contributions, NDC), che aggiornano quelli presi a Parigi. A distanza di sei anni, è oggi evidente che una sostanziale rimodulazione degli impegni di decarbonizzazione dei singoli Stati sia di importanza fondamentale, visto che i precedenti obiettivi si sono rivelati insufficienti per raggiungere anche il target minimo dell'accordo sul clima, cioè mantenere il riscaldamento globale entro 2 gradi dai livelli pre-industriali. Uno dei problemi centrali sta nel fatto che per molti Paesi in rapida crescita (es. Cina e India) o a basso reddito (es. africani o latinoamericani), la transizione dal fossile alle rinnovabili ha costi eccessivi per conciliarsi con strategie di sviluppo economico a breve termine.

Tuttavia, almeno per il “vecchio Continente”, già il 2021 era atteso come l’anno di "passaggio dalla strategia all’azione" per raggiungere l’ambizioso obiettivo di un’Europa climaticamente neutra entro il 2050, che costituisce uno dei pilastri fondamentali della futura politica energetica e ambientale dell’Unione Europea indicati nel documento programmatico sul “Green Deal”. Ciò significherebbe in buona parte la decarbonizzare il sistema energetico, un’evoluzione necessaria anche per la ripresa sostenibile dell’Europa dalla pandemia da Covid-19 e per un’attesa di prosperità di medio e lungo termine.

L'energia rinnovabile, proveniente da fonti maggiormente sostenibili, sarà essenziale per favorire questa evoluzione e contrastare non solo il cambiamento climatico, ma anche la perdita di biodiversità e, in quest’ottica, i modelli previsionali più attendibili mostrano la necessità di incrementare l’attuale quota di bioenergia, prevedendone un crescente impiego che raddoppierà entro il 2050.

La bioenergia è infatti una componente fondamentale sia del mix energetico odierno che di quello tendenziale: la programmabilità e la versatilità di questa fonte la rendono funzionale alla transizione verso un modello di generazione sempre più rinnovabile e partecipato dai consumatori. I benefici ambientali della bioenergia sono altrettanto notevoli e richiedono di essere analizzati con specifico riferimento alle materie prime e alle tecnologie di conversione utilizzate.

Le bioenergie, intese come l’insieme di tecnologie utilizzabili per la produzione di energia o vettori energetici (combustibili e carburanti) a partire dalle biomasse, rappresentano oggi la fonte energetica rinnovabile che fornisce il maggior contributo ai consumi energetici finali dell’Italia. Secondo le rilevazioni statistiche del GSE, la bioenergia copriva nel 2019 praticamente la metà (49%) del consumo finale lordo di energia rinnovabile e l’8,9% dei consumi totali. Questo perché l’energia da biomasse è l’unica tra tutte le FER in grado di soddisfare le richieste di elettricità, calore e carburanti per i trasporti, considerando che metà dei consumi energetici totali riguardano il riscaldamento e il raffrescamento, e che quasi un terzo interessano i trasporti. In quest’ultimo caso, i biocarburanti rappresentano ancor oggi l’unica forma di energia rinnovabile in grado di fornire un contributo significativo (3,2% dei consumi effettivi del settore nel 2019).

Gli obiettivi globali ed europei al 2030 e 2050, a partire da quelli indicati nel Green Deal e ripresi più recentemente dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sono molto ambiziosi e decisamente più “sfidanti” rispetto a quelli previsti dalla Direttiva 2001/2018 UE dell’11 dicembre 2018 (la cosiddetta Direttiva RED II, in corso di recepimento in Italia), che stabilisce i target per la riduzione di GHG e il contributo delle FER ai consumi energetici per il 2030.

Per quel che riguarda in modo più specifico il PNRR, nel quale viene dato un grande risalto alle fonti rinnovabili nel loro complesso – ad eccezione del biometano a cui viene attribuito il giusto ruolo per la transizione energetica e il greening della rete gas – lo sviluppo di altre forme di bioenergia non viene preso in considerazione.

Questa mancanza di attenzione è probabilmente dovuta ad una scarsa conoscenza dell’importanza del settore al di fuori della cerchia degli “addetti ai lavori”, anche se poi quando si parla, oltre che di transizione energetica e mobilità sostenibile, di temi quali lo sviluppo dell’economia circolare e dell’agricoltura sostenibile e la tutela del territorio e della risorsa idrica, è evidente che la bioenergia – unica fonte rinnovabile che richiede un costante approvvigionamento di “combustibile” sotto forma di biomassa – assumerà un ruolo di primaria importanza per la sostenibilità economica delle filiere produttive e la corretta gestione dei loro residui e sottoprodotti, nell’ottica dell’economia circolare, oltre che del materiale organico risultante dagli interventi di manutenzione del territorio e ripristino ambientale, che necessitano di infrastrutture e meccanizzazione adeguate.

Come diretta conseguenza di quanto stabilito nel Green Deal europeo e nel PNRR, anche gli obiettivi indicati nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) italiano, predisposto in accordo con quanto previsto dal Regolamento 1999/2018 UE dell’11 dicembre 2018 e inviato a Bruxelles all’inizio del 2020, dovranno essere rivisti non solo per quel che riguarda il contributo delle FER e la riduzione delle emissioni di CO2, ma anche in termini di circolarità, agricoltura sostenibile e biodiversità.

Infatti, l’ultima versione del PNIEC italiano poneva come obiettivo la copertura, nel 2030, del 30% del consumo finale lordo di energia con fonti rinnovabili, con la previsione di un consumo finale lordo di energia di 111 Mtep, di cui circa 33 da fonti rinnovabili. Un simile obiettivo, in linea con quanto stabilito nella Direttiva europea RED II, è però decisamente inferiore a quanto richiesto alla luce della necessità di accelerare il più possibile il processo di transizione ecologica fatta propria dal Green Deal e, a livello nazionale, dal PNRR.

Per queste ragioni ITABIA ha volentieri fornito il proprio contributo alla stesura di un Position Paper che il Coordinamento FREE (Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica) lancerà in occasione di key Energy a Rimini pochi giorni prima della Cop26 (Vedi BOX).

Inoltre, come di consuetudine da ormai quindici anni, il Salone Energy della Fiera EIMA International sarà un’occasione per trattare i temi dello sviluppo sostenibile in ambito agricolo e forestale associati alla valorizzazione delle biomasse e all’impiego di macchine innovative in termini di efficienza e sicurezza per gli operatori e per l’ambiente.

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