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Bioeconomia

Diversificazione energetica, strategico il calore da biomassa

Il conflitto militare tra Russia e Ucraina pone con urgenza la questione della diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico. In questa chiave le rinnovabili sono chiamate a svolgere un ruolo strategico, come dimostra la storia dell’impianto di teleriscaldamento a biomasse del comune altoatesino di Rasun-Anterselva, annoverato tra le buone pratiche del progetto EU "BRANCHES"

di Matteo Monni e Benno Eberhard
ottobre - novembre 2022 | Back

Come era prevedibile fin dalle sue prime battute, l’invasione russa in Ucraina è andata ben oltre i limiti dei territori direttamente interessati fino a coinvolgere l’intero Pianeta, non solo sul piano emotivo. Vista la complessità della vicenda, ci limitiamo ad osservare quanto gli aspetti energetici continuino a giocare un ruolo di primaria importanza. Questo non solo in virtù delle pressioni sulle forniture, ma anche per i rischi che possono generare le infrastrutture danneggiate da missili o altre azioni offensive. A tal proposito basti citare il sabotaggio del metanodotto Nord Stream - che trasportava per 1.220 km ben 27,5 miliardi di metri cubi all'anno di gas Russo in Europa – che oggi è fuori uso e probabilmente compromesso per sempre. Altro esempio che desta grande preoccupazione riguarda la centrale nucleare di Zaporizhzhia (5,7 GW di potenza) la più grande in Europa e tra le prime al mondo, anche questa in blocco per gli attacchi subiti e che fa temere per il rischio di radiazioni non controllabili. In questo scenario, ancora una volta appare evidente quanto le FER siano strategiche. Infatti queste, oltre a non produrre gas climalteranti o scorie radioattive, hanno l’enorme vantaggio di esprimersi con impianti scalabili su taglie ridotte e per ciò distribuiti sul territorio in gran numero, rendendoli un obiettivo bellico di scarso interesse per i danni in termini prettamente energetici o per esplosioni e contaminazioni successive. Come noto, l’energia termica per riscaldamento domestico o per calore di processo industriale è la componente preponderante dei consumi energetici delle società avanzate. In questo quadro torna di grande attualità la convenienza (ambientale e sociale) delle centrali di teleriscaldamento a biomassa. Oggi è ampiamente diffusa l’idea di cosa sia un teleriscaldamento e di come funzioni. Esistono migliaia di impianti in tutta Europa e molti ne hanno visto uno – se non di persona - almeno in video televisivi o sui social media. Esistono anche centinaia di studi, tesi di laurea e rapporti tecnici che esplorano in dettaglio l’efficienza tecnica delle varie realizzazioni impiantistiche, ne valutano accuratamente la convenienza economica o ne quantificano i benefici ambientali a livello locale e globale. Quindi sarebbe poco utile aggiungere un’altra descrizione alle tante che già esistono, e che si possono trovare facilmente nella bibliografia. Tuttavia, l’impianto di Rasun-Anterselva (Bolzano) – inserito come esempio di buona pratica nel Progetto H2020 “BRANCHES” acronimo di Boosting RurAl Bioeconomy Networks following multi-actor approaCHES (www.branchesproject.eu) - può offrirci come elemento distintivo e di grande interesse la sua lunga storia, che include in sé il concetto di evoluzione. Oggi Rasun può mostrarci come è stato possibile rispondere al continuo susseguirsi di nuove sfide che in trent’anni hanno costellato il cammino di questo impianto strettamente legato al contesto territoriale che lo accoglie. In partenza, nel 1994, la centrale termica e la relativa rete di distribuzione del calore furono progettate per servire la zona industriale e le due frazioni abitative di Niederrasen e Oberrasen, coprendo nel complesso oltre 40 utenze, di cui 5 a carattere industriale. La potenza dell’impianto originario era pari a 5 MWt, forniti da due caldaie Kolbach e distribuiti attraverso una rete lunga 12 km. Alla decisione di costruire l’impianto contribuirono diverse motivazioni. Da un lato la necessità di trovare un impiego all’ingente quantità di scarti legnosi prodotti, da una grande segheria locale gestita dal Johann Hellweger, dall’adiacente pannellificio; dall’altro, la rapida espansione dell’industria alberghiera, interessata a contenere i costi del riscaldamento e a ridurre gli impatti ambientali (traffico ed emissioni) dovute alle ingenti forniture di combustibile. A partire da queste motivazioni si giunse ad operare la scelta che negli anni si dimostrerà essere vincente. Così, dopo un avvio già molto partecipato, la rete di teleriscaldamento continuò ad espandersi, allacciando nuove utenze fino a che si decise un upgrading dell’impianto per metterlo in condizione di operare in assetto cogenerativo con la produzione aggiuntiva di energia elettrica. Quindi, nel 2008 fu inaugurato un nuovo modulo completo per la cogenerazione, costruito intorno ad una turbina ORC della potenza di 600 kW. L’installazione di un modulo separato era una soluzione tecnica intelligentissima, poiché tale modulo poteva essere dimensionato sulla domanda di calore del periodo estivo, così da poter essere gestito con la massima efficienza durante tutto l’anno. Per contro, il modulo originario poteva essere attivato solo nel periodo invernale, per soddisfare la domanda aggiuntiva di calore, con il beneficio di non dover mai gestire nessuno dei due impianti a potenza parziale (che è molto inefficiente), e anche di far “riposare” il vecchio modulo durante l’estate, per consentire di risparmiarlo un po’ e di farlo durare ancora più a lungo, dopo 15 anni di onorato servizio. Oggi, l’impianto di Rasun serve quasi 300 utenze attraverso una rete di 13 km, producendo annualmente 13.5 GWh di calore e 5 GWh di corrente elettrica, tutti assolutamente rinnovabili. Allo stato attuale esso consuma 55.000 metri cubi di cippato che provengono in massima parte dalle segherie (50%) e dai boschi locali (40%). Infatti, l’impianto sostiene la gestione dei boschi locali attraverso un prezzo “politico” di 42 € al metro cubo per il materiale di risulta della selvicoltura, che è un valore più alto di quello attuale di mercato. Insomma, un pieno successo per l’economia, i boschi e per l’ambiente. Dunque, la centrale a biomasse di Rasun ha seguito un percorso evolutivo per fronteggiare gli inevitabili cambiamenti che in trenta anni hanno interessato la tecnologia, l’economia, l’ambiente e la società. Per l’aspetto prettamente tecnologico è stato seguito un percorso virtuoso guidato dallo sviluppo di nuovi impianti di cogenerazione più efficienti e compatti che hanno consentito di aggiungere la produzione di corrente elettrica a quella del solo riscaldamento, con un netto beneficio economico. Oggi la produzione di energia elettrica offre guadagni almeno altrettanto importanti rispetto a quelli ottenuti dalla vendita del calore e garantisce già da sola la sostenibilità economica della centrale. A questo proposito occorre considerare anche l’impatto di una legislazione sottoposta a frequenti aggiustamenti, e spesso criticata per la mancanza di un riferimento stabile che consenta una programmazione di lungo periodo. In effetti, il sostegno pubblico è cambiato diverse volte sia nella durata che nelle quote di incentivo, con aggiustamenti che in genere andavano al ribasso. Tuttavia, le riduzioni sono state proporzionate al costante aumento dei prezzi dell’energia, per cui la profittabilità dell’impianto è rimasta invariata. Un simile meccanismo di compensazione ha permesso anche di resistere alla diminuzione dei consumi energetici: se da un lato il riscaldamento climatico e l’aumentata efficienza energetica degli edifici hanno determinato una costante riduzione dell’energia venduta all’utente individuale, dall’altro il numero di utenze è cresciuto in continuazione, e così la quantità complessiva di energia venduta è andata ad aumentare anziché diminuire. Infine, una attenzione particolare è sempre stata rivolta alla accettabilità sociale: spesso i piani di costruzione di un nuovo impianto a biomassa si scontrano con l’opposizione dei residenti e faticano molto ad affermarsi, quando ancora ci riescono. Non è stato il caso di Rasun dove, già nel 1992, i promotori dell’impianto avevano attivato un ampio processo di partecipazione. In tale ottica fu addirittura organizzato un viaggio in Austria per oltre 40 residenti, al fine di dimostrare i benefici economici ed ambientali del teleriscaldamento a legno.

Oggi è chiaro a tutti che l’impianto di Rasun offre riscaldamento a prezzi competitivi e con una performance ambientale molto superiore a quella dei vecchi riscaldamenti individuali. Tanti di questi impianti, in sostituzione di quelli basati sull’uso di fonti fossili, possono contribuire a contenere il riscaldamento globale e a garantire una maggiore autonomia energetica; problemi che partono da lontano e oggi sono esacerbati dal protrarsi del conflitto tra Russia e Ucraina.

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