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Gas serra e agricoltura: il progetto "AgriCare"

Per contrastare i pericoli derivanti dalla produzione di gas serra un ruolo importante spetta all'agricoltura, che si stima sia responsabile, in modo diretto e indiretto, di circa un terzo delle emissioni di CO2. Fra le attività di ricerca sulle migliori tecniche agronomiche si distingue il progetto LIFE+AgriCare, che si estende ad ogni tipo di lavorazione e che coinvolge anche costruttori di attrezzature. La ricerca è frutto di una collaborazione tra Veneto Agricoltura, Enea, Università di Padova e l'azienda Maschio Gaspardo

di Matteo Monni
marzo - aprile 2017 | Back

Destano molte preoccupazioni le recenti dichiarazioni di Donald Trump sui cambiamenti climatici, secondo cui l’allarme rilanciato con la COP 21 di Parigi – sottoscritto da tutti i Paesi del mondo – sarebbe “una sciocchezza molto costosa con cui bisogna farla finita”. L’atteggiamento negazionista sulle cause del riscaldamento globale dell’attuale presidente Usa – Paese (dopo la Cina) con il maggior livello di emissioni di gas climalteranti – va in netto contrasto con il pensiero dell’intera comunità scientifica internazionale.

Fortunatamente, nonostante il rischio di emulazione di queste paradossali scelte sia elevato, l’attenzione alla difesa dell’ambiente resta alta e continuano ad andare avanti innumerevoli iniziative che mirano a sviluppare tecnologie e tecniche produttive capaci di contenere al massimo gli impatti sugli ecosistemi del Pianeta.

In questo, fare agricoltura in modo sostenibile ha una rilevanza notevole, basti pensare che su scala globale si stima che circa un terzo delle emissioni di CO2 in atmosfera derivi, in maniera diretta e indiretta, dalle attuali pratiche colturali. Inoltre va tenuto conto che il problema tenderà ad acuirsi, visto che lo sfruttamento delle superfici agricole necessariamente aumenterà in relazione alla costante crescita demografica su scala globale.

In tale ottica è stato predisposto il progetto LIFE+“AgriCare” proprio per mitigare l’impatto ambientale del settore primario, portando nei campi tecniche innovative di agricoltura di precisione abbinate a diversi criteri di coltivazione conservativa. Con tale approccio sarà possibile, a parità di rese produttive, ridurre i consumi energetici, le emissioni di anidride carbonica e favorire la conservazione della fertilità dei suoli.

Lo sviluppo di questo progetto, coordinato da "Veneto Agricoltura”, Agenzia veneta per l’innovazione nel settore primario, ha visto la collaborazione di qualificati enti di ricerca come l’Enea e l’Università di Padova coinvolgendo anche la Maschio Gaspardo Spa un’azienda di spicco nella produzione di attrezzature agricole.

La sperimentazione è stata condotta su oltre 20 ettari di terreno localizzato all’interno dell’azienda pilota di ValleVecchia – appartenente a Veneto Agricoltura – un agroecosistema di 800 ettari con elevato valore ambientale e naturalistico per la ricchezza di biodiversità e variabilità di ambiti tanto da essere una Zona a Protezione Speciale (ZPS) e Sito d’Interesse Comunitario (SIC) inserito nella rete Natura 2000 della CE.

Il lavoro svolto ha riguardato diverse colture in rotazione, il mais, la soia, il colza e il frumento tenero queste si è fatto ricorso a differenti tecniche di coltivazione, la convenzionale (come testimone), la minima lavorazione, lo strip tillage e la semina su sodo. Ad eccezione delle tecniche convenzionali per le quali le macchine usate sono: aratro, coltivatore, erpice rotante, seminatrice, irroratrice semovente, per tutte le tecniche conservative si è fatto ricorso a macchine dotate di sistemi di guida automatica e distribuzione variabile di seme e concime secondo mappe di prescrizione georeferenziate realizzate con la tecnica dell’ARP (Automatic Resistivity Profiling).

A tal fine in via preliminare – e con successivi aggiornamenti – sono stati raccolti dei dati riguardanti: la variabilità puntuale dei valori di produzione delle diverse colture nello spazio e nel tempo; il mutare delle caratteristiche chimico-fisiche del suolo nelle diverse aree interessate (tessitura, scheletro, salinità, porosità, sostanza organica e umidità).

Per arrivare a definire delle mappe tematiche in formato GIS sugli aspetti menzionati sono state impiegate tecnologie avanzate, come i droni per l’acquisizione di immagini delle colture o i sensori di controllo posti nelle macchine da raccolta associati a ricevitori satellitari di posizione per registrare in ogni momento la localizzazione all’interno dell’appezzamento. Inoltre, tali macchine sono state dotate anche di sensori che rilevano contestualmente il quantitativo di prodotto raccolto e la percentuale di umidità della granella nella porzione di campo in cui viene eseguita la misurazione, tutto integrato ad un sistema gestionale di bordo in grado di registrare i dati rilevati, georeferenziandoli ai differenti punti dell’appezzamento.

In merito alla variabilità del suolo una rilevazione puntuale e agevole può essere assicurata anche da strumentazioni“on-the-go” quali sensori di conducibilità (elettroconduttivimetri) o della resistività elettrica (georesistivimetri) che consentono di indagare in modo rapido sulle proprietà del terreno lungo il profilo.

Lo scopo finale della raccolta di questi (e altri) dati sta nella creazione delle citate mappe di prescrizione, ovvero una mappa dell’appezzamento che associ a determinate parcelle dei campi un’indicazione su come agire nelle fasi di concimazione, semina, irrigazione, ecc.

In termini pratici, nel momento in cui il ricevitore di posizione rileva che la trattrice entra in una determinata zona dell’appezzamento in cui la dose da rilasciare risulta essere diversa dalla zona precedente, il computer di bordo comanda l’attuatore (idraulico o elettrico), che provvederà a modulare adeguatamente l’azione della macchina operatrice.

Attraverso l’agricoltura di precisione sarà sempre più agevole gestire in modo intelligente le informazioni riguardanti la variabilità delle caratteristiche produttive e chimico-fisiche dei suoli all’interno di un appezzamento.

Infatti, agire sui campi con precisione permette di: massimizzare la resa delle macchine operatrici abbattendo consumi di carburante e dispendio di tempo; dosare correttamente l’uso di seme, fitofarmaci e concime in relazione alle effettive esigenze del terreno, limitando al massimo lo spreco di tali fattori di produzione.

In conclusione, gli esiti del progetto AgriCare (www.lifeagricare.eu/it/) – il cui termine è previsto nel maggio del 2017 – saranno oggetto di un apposito workshop nell’ambito della fiera Agrilevante di Bari organizzata da FederUnacoma.

In tale occasione sarà possibile illustrare i criteri da adottare per definire le scelte e le strategie colturali migliori per aumentare l’efficienza produttiva, abbattendo al contempo l’impatto ambientale.


Gli obiettivi specifici del progetto AgriCare

• ‑Verificare il potenziale delle tecniche di agricoltura di precisione in termini di risparmio di energia e riduzione dei gas climalteranti.

• ‑Analizzare l’efficienza delle macchine impiegate, valorizzate da dispositivi elettronici per l’agricoltura di precisione, quali strumenti per ridurre le emissioni di CO2.

• ‑Esaminare gli scenari adatti alla diffusione di tali tecniche in diversi contesti agricoli italiani, nonché valutare la soglia di convenienza economica e i benefici ambientali.

• ‑Valutare attraverso modelli analitici basati su dati “suolo, macchine, clima” e l’analisi sul Ciclo di Vita (LCA) gli effetti a lungo termine delle innovazioni tecnologiche sperimentate.

• ‑Testare anche al di fuori del reparto pilota quanto esaminato e comprovato dai test per favorire la diffusione di tali tecnologie e tecniche.



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