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Tecnica

Agricoltura eroica: motocarriole e trattorini idrostatici

L’agricoltura eroica si è sviluppata in ambienti difficili, dove le pendenze estreme e i terrazzamenti del territorio rendono impossibile l’uso di macchine tradizionali. Motocarriole e piccoli trattori cingolati idrostatici contribuiscono a rendere sostenibile il lavoro in zone impervie

di Aldo Calcante
ottobre 2025 | Back

L'agricoltura eroica si è sviluppata in ambienti estremi, tipicamente su terreni con pendenze superiori al 30%, ad altitudini oltre 500 metri o su pendii terrazzati, dove l'impiego di macchine agricole convenzionali è limitato se non impossibile. Di conseguenza, è richiesta un'intensa attività manuale, con costi di produzione elevati, a causa della bassa resa produttiva e della richiesta di manodopera specializzata. Tuttavia, l’agricoltura eroica svolge un ruolo fondamentale per la conservazione del paesaggio, per la tutela del territorio e per il mantenimento di colture locali tradizionali, senza dimenticare che secondo stime FAO entro il 2050 la popolazione mondiale arriverà a 10 miliardi di persone, e serviranno ulteriori 590 milioni di ettari di terreni coltivabili per produrre il cibo necessario. Pertanto, anche le aree ad oggi ritenute “marginali” dovranno concorrere alla produzione agricola mondiale.

In questo contesto di rinnovato interesse per la messa a coltura delle zone meno produttive, si deve necessariamente ricorrere a macchine compatte e fortemente specializzate, al lavoro manuale e persino talvolta all’ausilio di animali da tiro e da soma. Tuttavia, dato che non è possibile pensare a un futuro economicamente sostenibile con operatori che, per esempio, effettuano trattamenti fitosanitari con la lancia a mano, o gestiscono l’erba sottofila con falci o decespugliatori, negli ultimi anni è in corso un processo di innovazione tecnologica per sviluppare macchinari adatti a questi ambienti, quali piccoli trattori cingolati idrostatici, droni per la gestione dei vigneti (ancora in fase di studio) e mezzi di trasporto leggeri e versatili, come le motocarriole.

Le motocarriole. Si tratta di piccoli veicoli semoventi, progettati per il trasporto di carichi in contesti nei quali l’utilizzo di mezzi più ingombranti risulta poco pratico o, addirittura, impossibile, come ad esempio nei terreni agricoli accidentati, in sentieri stretti o in filari, in appezzamenti in pendenza o terrazzati. Introdotte come evoluzione motorizzata delle carriole manuali, le motocarriole hanno trovato largo impiego in agricoltura, edilizia, giardinaggio e gestione forestale, diventando ausili fondamentali soprattutto per le piccole aziende agricole.

Le motocarriole possono essere equipaggiate con motori endotermici a benzina o gasolio, oppure elettrici. Nel primo caso, si tratta generalmente di motori monocilindrici a 4 tempi, con potenza tra 4,5 e 6 kW. Sono adatte per trasporti soprattutto su distanze brevi. I modelli diesel sono, di norma, più robusti e potenti (da 7 a 9 kW) ed erogano una coppia motrice più elevata. Di conseguenza, sono più adatti per lavori gravosi quali il trasporto di legna, letame o pietre in terreni collinari o boschivi. Viceversa, le motocarriole azionate da motori elettrici alimentati da batterie al litio o al piombo (con autonomia media 2-6 ore), sono particolarmente utili nelle aziende vitivinicole o florovivaistiche, dove la rumorosità e i gas di scarico possono rappresentare un problema (serre, cantine). Il loro limite principale è l’autonomia e la conseguente necessità di ricariche frequenti; hanno tuttavia costi di gestione ridotti e, rispetto ai modelli azionati da motori endotermici, richiedono pochissima manutenzione.

Nelle motocarriole più economiche il cambio è meccanico a 2-6 marce; nelle versioni più professionali, la trasmissione è invece idrostatica, a variazione continua. Quest’ultima soluzione offre maggiore versatilità in tutte quelle condizioni in cui servono sia precisione negli spostamenti, sia la possibilità di bloccare istantaneamente la macchina, in pendenza o in situazioni di pericolo.

Gli organi di propulsione sono composti da ruote pneumatiche di diametro ridotto o cingoli in gomma. Le versioni a due, tre o quattro ruote sono più leggere e sono indicate per terreni battuti, vialetti o cortili agricoli. Hanno minor costo e manutenzione più semplice, ma su fango o su terreni sconnessi garantiscono un’aderenza limitata. Possono avere la trazione integrale e freni potenziati, per operare in sicurezza in ambienti con pendenze elevate. Le versioni cingolate distribuiscono meglio il carico della macchina a terra, riducendo il compattamento del terreno e garantendo un’adeguata forza di trazione anche in salita e in condizioni di scarsa aderenza. Sono ideali per zone collinari e boschive, tuttavia sono più lente, più macchinose nelle manovre rispetto ai modelli a ruote e hanno generalmente un costo più elevato.

Di norma le motocarriole sono dotate di cassoni ribaltabili (anche trilateralmente), con azionamento manuale o mediante un cilindro idraulico dedicato.

Costituendo di fatto delle centrali mobili di potenza, seppur limitata, i modelli più recenti di motocarriole non si limitano più al trasporto di carichi, ma prevedono l’accoppiamento di diversi accessori per aumentare la loro versatilità operativa, come ad esempio: piccole pale meccaniche anteriori, sufficienti per movimentare terriccio o letame in stalle e piccoli appezzamenti; verricelli e gruette, molto apprezzati per spostare tronchi o carichi ingombranti in boschi e uliveti; kit spazzaneve/spargisale per la manutenzione stradale invernale; moduli spandiconcime minerale, di tipo centrifugo o a caduta; microgranulatori per fertilizzazioni localizzate e trattamenti fitosanitari, specialmente in orticoltura. è possibile inoltre montare al posto del cassone ribaltabile un modulo per effettuare veri e propri trattamenti fitosanitari come ad esempio un atomizzatore a ventola, di norma utilizzato in vigneti, frutteti e uliveti per distribuire agrofarmaci, ma anche zolfo, rame e prodotti fogliari, e un’irroratrice a ugelli, con serbatoio di capacità tipicamente variabile tra 50 e 200 litri, completo di pompa a pistoni e membrana. Questo modulo può distribuire la miscela o per mezzo di lance manuali, nel caso di trattamenti localizzati, o tramite piccole barre irroratrici (fino a 3-4 m di larghezza) soprattutto per il trattamento di ortaggi e/o di piccoli seminativi.

In pratica, la motocarriola si può configurare come un piccolo telaio portattrezzi versatile, ideale per piccole aziende, serre, vivai, vigneti terrazzati e coltivazioni in pendenza, rappresentando un mezzo da lavoro efficiente ed economico, essenziale dove non è possibile utilizzare mezzi convenzionali.

I piccoli trattori cingolati idrostatici. Rappresentano una soluzione interessante per le aziende di medie dimensioni che operano in zone impervie e difficilmente accessibili. Il baricentro basso, la cingolatura e la trasmissione idrostatica garantiscono sicurezza, affidabilità e buona manovrabilità, rendendoli mezzi adatti a viticoltori, frutticoltori e operatori forestali. Di norma sono azionati da motori diesel di potenza compresa tra 18 e 55 kW, hanno una massa complessiva variabile tra 1.000 a 3.000 kg, sono di larghezza contenuta (tra 700 e 1.300 mm) e sono dotati di trasmissione idrostatica, azionata da pompe a pistoni con comando a joystick e regolatore di velocità. La velocità è solitamente compresa tra pochi metri all’ora e 12 km/h. I cingoli sono solitamente in gomma, con carreggiata allargabile; essendo azionati ciascuno da una pompa idraulica indipendente, il raggio di sterzata è di fatto prossimo allo zero, cioè la macchina è in grado di girare su sé stessa. Questa caratteristica, unita alla possibilità di implementare la guida reversibile, consente a questi trattori un’estrema maneggevolezza, anche in situazioni critiche. A differenza dei trattori cingolati convenzionali con trasmissione meccanica, il sistema di frenatura è “negativo”, ovvero i freni restano normalmente inseriti grazie a potenti molle, che si disattivano solo quando c’è pressione, assicurata dal regolare funzionamento del circuito idraulico del trattore. In tal modo, se il motore si spegne o se l’impianto si guasta, il mezzo rimane automaticamente frenato evitando movimenti incontrollati, una caratteristica intuitivamente molto importante per situazioni di lavoro in pendenza.

Oltre al gancio di traino, per l’accoppiamento con le macchine operatrici, sono solitamente montati un sollevatore idraulico con attacco a tre punti posteriore (e talvolta anche uno anteriore), oltre a numerose prese idrauliche, spesso a doppio effetto (fino a 10). La presa di potenza meccanica è solitamente disponibile al regime convenzionale di 540 giri/min, spesso integrata con la modalità ECO. Per garantire la sicurezza degli operatori è installato un rollbar abbattibile.

I piccoli trattori cingolati idrostatici garantiscono un’elevata manovrabilità, un controllo continuo e fluido della velocità di avanzamento e un’ottima trazione su terreni difficili, grazie all’ottimale distribuzione del peso e alla trasmissione a variazione continua, limitando in tal modo il compattamento del suolo. La possibilità di accoppiamento con numerose macchine operatrici (frese, piccoli rimorchi, irroratrici e atomizzatori, trince, spollonatrici e defogliatrici, ecc.) li rende molto simili dal punto di vista operativo ai trattori cingolati convenzionali. Richiedono tuttavia un investimento economico maggiore rispetto ai trattori meccanici e si muovono generalmente a velocità ridotta negli spostamenti su strada. Non bisogna però dimenticare il tipico minor rendimento della trasmissione idrostatica rispetto a quella meccanica: ciò comporta una minor efficienza energetica, che a parità di potenza erogata si ripercuote sui consumi di combustibile. è necessario inoltre prestare una particolare attenzione alla manutenzione dell’impianto idraulico, che in questo caso risulta essere l’apparato fondamentale dell’intera macchina.

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