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Attrezzature italiane per potenziare l'agricoltura in Somalia e in Iraq

Si è svolto nel contesto di EIMA International l’incontro dedicato alla cooperazione tra industrie italiane e Paesi esteri nel settore della meccanica agricola. In evidenza le iniziative promosse da Ministero degli Esteri, UNIDO e FederUnacoma, nei confronti di realtà agricole che hanno buone potenzialità

a cura della Redazione
novembre 2021 | Back

In Somalia e in Iraq i produttori italiani possono diventare fornitori privilegiati delle aziende agricole locali. Lo hanno spiegato nel corso di un convegno dedicato proprio alle opportunità offerte da questi due Paesi in via di sviluppo, che si è tenuto nell’ambito di EIMA International. L’incontro era organizzato da FederUnacoma, Ministero degli Esteri e Unido, organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale.

«Il potenziale agricolo di Somalia ed Iraq è notevole e la Cooperazione allo sviluppo dell’Italia sta sostenendo concretamente i loro sforzi per renderli autonomi sul piano della produzione agricola – ha detto Andrea Carapellese dell’Unido – anche creando i contatti con chi può fornire le attrezzature agricole di cui hanno bisogno. Macchine basate su tecnologia aggiornata e al tempo stesso semplice. Ma, soprattutto, macchine affidabili, giacchè spesso in questi mercati vengono offerte attrezzature di basso costo ma anche di breve durata. E proprio nei Paesi in via di sviluppo – ha concluso Carapellese – la cosa rappresenta un problema enorme».

L’Italia è tra i maggiori contributori di Unido, attraverso la Cooperazione, ma può anche essere il fornitore ideale per soddisfare la domanda di attrezzature agricole di cui molti PAesi esterei mancano totalmente.

«Un Paese come la Somalia è conosciuto più che altro per i problemi politici, mentre ha un tessuto abbastanza sviluppato di piccole imprese agricole – ha spiegato Francesco Pallocca, anch’egli dell’Unido – con appezzamenti di terreno agricolo in genere tra i 5 e i 10 ettari. Dimensioni per le quali le macchine italiane sono molto più adatte, essendo gli appezzamenti simili a quelli della realtà agricola italiana. Oltre che di piccole dimensioni, le macchine per i campi somali devono essere basate su tecnologia aggiornata ma semplice e, soprattutto, affidabile».

Per ovviare alle incertezze politiche, che spesso scoraggiano le aziende ad aprire una propria sede in questi paesi, Unido propone la soluzione dei concessionari importatori esclusivi. Anche per Paesi che si possono considerare adesso politicamente stabili, come l’Iraq.

«In quest’ultimo caso si tratta di recuperare i livelli di produttività agricola degli anni ’70 e ’80, quando, ad esempio, tre quarti della produzione mondiale di datteri veniva da questo Paese – ha spiegato Carapellese – mentre oggi, nonostante i suoi 10 milioni di ettari coltivabili, è diventato un importatore di food. Una sfida fondamentale per l’agricoltura irachena è rappresentata dall’irrigazione, anche se non basta proporre le attrezzature più adeguate ma occorre calarsi in una realtà che deve ancora sviluppare una più solida cultura industriale».

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