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Economia circolare per le isole del Mediterraneo

Con un secondo meeting a Capraia, isola del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, si è fatto il punto sugli sviluppi avvenuti ad un anno dall'avvio del progetto "Capraia Smart Island". Dall'entusiasmo di un gruppo di esperti in questioni ambientali si sono creati i presupposti per ridurre l'uso di fonti fossili, valorizzare le risorse locali e stimolare un'imprenditoria responsabile. Il modello di sviluppo immaginato per l'isola sta attirando l'interesse di grandi imprese estere che hanno stabilito i primi accordi – economicamente e ambientalmente vantaggiosi – con le imprese locali

di Matteo Monni
giugno 2018 | Back

è risaputo che l’Europa è da tempo in prima linea nella lotta ai cambiamenti climatici, promuovendo misure di vario genere come le FER, l’efficienza energetica e l’uso responsabile delle limitate risorse naturali.

Oggi più che mai, ciascuno di noi è chiamato ad operare quotidianamente delle scelte responsabili che possano influenzare – anche se in minima parte – le sorti del Pianeta, mentre è importante monitorare le varie esperienze pilota che promuovono buone pratiche e tecnologie innovative per una corretta gestione del territorio. 

Un caso interessante è quello di Capraia dove, nel maggio del 2017, si sono radunati per alcuni giorni decine di esperti di primo piano per individuare le possibili iniziative da intraprendere localmente nel campo dell’economia circolare. L’obiettivo era quello di creare un modello pilota di sviluppo sostenibile, un “Progetto Faro” valido per altre piccole isole del Mar Mediterraneo, e anche per analoghe realtà in giro per il mondo.  I numerosi spunti di riflessione emersi nel corso delle giornate di lavoro sono stati scrupolosamente raccolti per divenire una pubblicazione ricca di dati e obiettivi. La manifestazione EIMA Energy, che si terrà a Bologna nell’ambito di EIMA International dal 7 all’11 novembre prossimo, sarà l’occasione per presentare gli sviluppi di questa iniziativa e coinvolgere il settore della meccanizzazione agricola in questo progetto estremamente inclusivo, che come tutti i progetti di filiera chiama in causa le tecnologie meccaniche.

Capraia, in questa ricerca di giusto equilibrio tra le attività antropiche e il territorio, può diventare un vero e proprio laboratorio a cielo aperto i cui esiti si potranno trasferire anche in ambiti in cui l’isolamento è dato da barriere geografiche diverse dal mare come per esempio le aree montane.  

L’idea, denominata “Capraia Smart Island”, è stata promossa e coordinata da un gruppo di lavoro costituito da rappresentati di accreditate associazioni, enti di ricerca e società di servizi come: Sofia Mannelli (presidente dell’Associazione Chimica Verde Bionet); Matteo Monni (vice presidente di Itabia – Italian Biomass Association), Francesco Ferrante (vice presidente del Kyoto Club); Francesco Petracchini (ricercatore Cnr IIA); Camillo Palermo (project manager di ASA SpA, Gestore Unico del Servizio Idrico Integrato per l’Autorità Idrica Toscana). Il traguardo immaginato è un sistema economico capace di rigenerarsi in modo che i rifiuti diventino materia da valorizzare, l’approvvigionamento energetico si discosti dal fossile verso fonti rinnovabili ed efficienza, il risparmio delle risorse e la qualità delle materie prime rientrino nella strategia dello sviluppo locale. Con questo approccio si è pensato di ampliare il concetto smart andando oltre al ciclo dei rifiuti, all’energia rinnovabile, alla mobilità sostenibile e all’efficienza degli edifici. Tali aspetti sono tutti necessari, ma non sufficienti! Si intende infatti lavorare anche su acqua, agricoltura, pesca e porto da trasformare in ecoporto.

Dopo l’ottima riuscita del passato meeting (vedi Mondo Macchina n. 7-9 2017) il 17 e 18 maggio scorso si è svolto un secondo evento a Capraia incentrato su due argomenti specifici agricoltura (uso efficiente dell’acqua e delle risorse) e rifiuti (raccolta differenziata e chiusura del ciclo). In tale occasione 40 tecnici – tra scienziati e imprenditori – hanno raggiunto l’isola per trasferire le proprie competenze ai residenti.

Inoltre, nel corso di un incontro rivolto a tutta la popolazione inclusi gli alunni delle scuole locali, si è fatto il punto della situazione che mostra un incoraggiante stato d’avanzamento dopo un anno di attività. In primo luogo, sono stati identificati una serie di bandi con cui finanziare iniziative su Capraia o di più ampio raggio.

Tra queste si ripone molta speranza nell’approvazione del progetto europeo Horizon 2020 denominato PEARLS, acronimo che sintetizza l’intenzione di favorire l’impiego di fonti rinnovabili locali per la produzione di energia nelle isole” (PEnetration of Alternative Renewable Energy Local Sources in islands). La proposta di progetto, presentata lo scorso aprile, ha riunito un eccellente partenariato (11 partner per 6 Paesi europei) e prevede una leadership italiana con il coordinamento del Cnr e il prezioso coinvolgimento di Enel Green Power. Le isole selezionate per sperimentare le attività e divulgarne gli esiti saranno, oltre alla capofila Capraia, Ibiza (Spagna), Oland (Svezia) e Mljet (Croazia).

Nel frattempo, su Capraia sono state già approvate altre attività progettuali, tra cui un articolato programma coordinato da Enrico Palchetti dell’Università di Firenze. Questo riguarda una stretta collaborazione tra l’Ateneo e diverse aziende agricole locali, per il ripristino di antichi e preziosi terrazzamenti e relativi sistemi di captazione, raccolta e distribuzione delle acque piovane.

Una particolare nota di merito del progetto “Capraia Smart Island” sta nel fatto che, in assenza di finanziamenti, fino ad oggi tutto il lavoro si è basato sull’impegno volontario di una nutrita schiera di tecnici e scienziati. Questi sono riusciti a trasmettere, fin dalle prime battute, il loro entusiasmo alla popolazione dell’isola, che ormai partecipa attivamente ad un percorso che in partenza poteva apparire utopico.

Infatti, nel concreto, sono già tante le relazioni strette tra isolani e soggetti industriali che operano nell’ambito dell’economia circolare su scala globale. Solo per citarne alcune, nel corso dell’ultimo meeting, grazie all’interessamento di Green Evolution – società italiana che promuove la bioeconomia in tutto il mondo – un’impresa olandese Synbra Technology, ha donato all’Agriturismo “Valle di Portovecchio” di Capraia uno speciale compostatore in grado di funzionare in modo efficiente in qualsiasi periodo dell’anno.

Inoltre, Jan Noordegraaf, amministratore delegato dello stesso gruppo industriale olandese, ha firmato un accordo con la Coop Maricoltura e Ricerca di Capraia per una fornitura a prezzi calmierati di speciali cassette per il loro pesce biologico (certificato) allevato in mare. Tali cassette sono realizzate in BIOFOAM™, un biopolimero espanso biodegradabile e compostabile che sostituirà quelle tradizionali di polistirolo impattanti per l’ambiente marino e con elevati costi di smaltimento. Un segnale molto importante per combattere il fenomeno del Marine Litter che affligge l’intero Pianeta. Si stima che l’impiego smodato e irrazionale di plastiche monouso (ogni anno 500 miliardi di shopper, 4.000 miliardi di bottiglie, ecc.) determini la presenza nei mari di un’infinità di frammenti (circa 50.000 miliardi) che inevitabilmente entrano nelle catene alimentari degli organismi marini e dei pesci di cui ci nutriamo. Se non si interviene seriamente – avvisano gli scienziati – entro il 2050 il “peso” della plastica negli oceani sarà superiore a quello dei pesci. 

Questa semplice operazione potrà generare una serie di ricadute – dirette e indirette – anche in ambiti apparentemente non connessi tra loro. Per esempio, sarà possibile restituire sostanza organica al suolo agricolo compostando le nuove cassette in biopolimeri insieme alla Forsu e alle ramaglie del verde pubblico locale (materiale che al momento viene spedito, dopo compattamento a Livorno con alti costi ambientali, economici e sociali). In sintesi è stato creato un circuito virtuoso che mette in collegamento il mare con la terra, riducendo l’uso di fonti fossili, trasformando un rifiuto in una risorsa (ammendante), stimolando un’imprenditoria responsabile, creando nuove nicchie di mercato per bioprodotti, posti di lavoro, fino a toccare temi globali come l’impegno a contenere il fenomeno dei cambiamenti climatici.

La propensione degli isolani ad accogliere l’innovazione si è dimostrata a tutti i livelli della società con chiare manifestazioni di ospitalità nel rispetto di solide tradizioni. La proprietaria (italo-inglese) dell’incantevole Castello San Giorgio ha aperto le porte del maniero quattrocentesco per uno spettacolare rinfresco di benvenuto offerto dalla Cooperativa di pescatori. Infine, anche quest’anno, la società di navigazione Toremar ha fatto viaggiare gratuitamente relatori e partecipanti al workshop e messo a disposizione una sala del traghetto per il brainstorming avvenuto durante la traversata per l’isola. Oltre a divenire un modello di economia circolare Capraia è sulla buona strada per diffondere anche dei sani valori di solidarietà e accoglienza.

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