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Frandent: tecnologie all'avanguardia per la lavorazione del terreno

L'azienda inizia la propria attività alla fine degli anni '70 con la produzione di un erpice rotante, per poi ampliare la gamma anche alle macchine del segmento fienagione. Nel 2006 viene inaugurato un nuovo stabilimento produttivo, progettato secondo i criteri della "lean production" e con l'impiego di tecnologie all'avanguardia ed eco-sostenibili

di Giovanni M. Losavio
maggio - giugno 2016 | Back

Una piccola officina nella città piemontese di Cavour, comune dell’area metropolitana torinese; un’idea vincente legata alla realizzazione di un erpice rotante; un brevetto, ma, soprattutto tanto entusiasmo e tanta voglia di fare. Nasce così, nel 1977, la ditta Frandent, il cui marchio porta con sé la memoria di quel primo modello, poiché il nome stesso dell’azienda deriva dalle iniziali dei due componenti base dell’applicazione, i franditori e i denti. Gli anni in cui l’impresa cominciò a muovere i primi passi erano in Italia un periodo difficile e complesso, caratterizzato da un clima di forte tensione sociale e politica, un periodo nel quale svolgere un’attività imprenditoriale significava spesso “finire in trincea”. Nonostante un contesto così poco favorevole, il fondatore della Frandent, che aveva intanto trasferito la sede della ditta da Cavour ad Osasco, sempre nel Torinese, non si fece scoraggiare, ed anzi moltiplicò le energie per la crescita della sua impresa, ampliando gradualmente la gamma. All’originario segmento degli erpici rotanti, che continuarono a mantenere un ruolo di primo piano nelle strategie aziendali, si affiancarono così gli spandivoltafieno e i ranghinatori rotativi. Queste furono le premesse sulle quali maturò, nel 1992, un primo momento di svolta per il business della scuderia piemontese, grazie al lancio  dei primi erpici rotanti a rulli conici della serie Eternum, seguiti cinque anni dopo dagli spandivoltafieno della serie GRH e dai ranghinatori della linea RA. Ma il vero salto di qualità, ottenuta nel 2002 la certificazione Enama, sugli aspetti funzionali e di sicurezza delle macchine proposte, arriverà poco dopo con l’inaugurazione di un nuovo stabilimento produttivo, progettato con tecnologie e macchinari all’avanguardia. «Un sito – racconta a Mondo Macchina Ezio Bruno, che dal padre Maurilio ha raccolto il testimone alla guida della ditta – ridisegnato secondo i principi Lean Production System, metodo organizzativo basato sull’individuazione e sull’eliminazione di tutti gli sprechi e di tutte le operazioni che non creano valore per il cliente finale». Da questo punto di vista le principali innovazioni hanno interessato i processi di fabbrica, con l’introduzione di un percorso lineare dall’arrivo dei singoli componenti sino al completo assemblaggio delle macchine; di isole robotizzate, per operazioni di saldatura precise e ad alta qualità; di un magazzino automatizzato verticale pensato per razionalizzare gli ingombri dello stoccaggio e per gestire l’approvvigionamento con il metodo del Kanban “vuoto per pieno”. Al nuovo sito la Frandent volle dare anche un volto eco-sostenibile, all’insegna della massima efficienza energetica visto che l’energia prodotta dalla caldaia a biomassa viene tuttora sfruttata per alimentare sia il sistema di riscaldamento radiante a pavimento sia la linea di verniciatura automatica, dove, tra l’altro, vengono impiegate solo vernici a basso impatto ambientale. Oltre agli impianti produttivi veri e propri, la scuderia piemontese ha a disposizione due circuiti prova pensati per testare e studiare il modo in cui le applicazioni rispondono ai processi di usura in condizioni estreme. Il tracciato per le macchine della lavorazione del terreno è un anello con diametro di 50 metri, formato da cemento e pietre; mentre quello per i test sulla fienagione ha una forma ellittica ed è composto di argilla che, durante le prove, viene inondata d’acqua. È proprio su questi due circuiti che vengono concepite e che prendono forma le innovazioni dei tecnici Frandent per una gamma ampia e differenziata, composta da più di 100 modelli suddivisi tra il nucleo originario della lavorazione del terreno (80 macchine con larghezza di lavoro da 90 centimetri a 8 metri) e quello della fienagione. In quest’ultimo comparto la scuderia piemontese è rappresentata da una trentina di applicazioni a valere sulle serie Classic (per le piccole e medie superfici), Profi (superfici medio-grandi) e Super Pro (il top di gamma per un uso super professionale). Tecnologie, quelle sviluppate dalla Frandent, che nel 1977 sono partite da quella piccola officina di Cavour per andare alla conquista dei mercati globali, e che ora trovano mercato anche nei Paesi più lontani come il Giappone e il Sudafrica.

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