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Tecnica

Il quaderno di campagna, dalla carta al cloud

L’obbligo legislativo di registrare tutte le attività svolte nell’azienda agricola ha incentivato lo sviluppo e la messa a punto di software dedicati. Tali sistemi, oltre a semplificare l’inserimento dei dati e la loro gestione, migliorano l’impiego delle risorse e la tracciabilità delle produzioni

di Valeria Tadini
marzo - aprile 2024 | Back

Previsto dal Testo Unico sull’Agricoltura (D.Lgs. 228/2001) e dai decreti attuativi correlati, il Quaderno di Campagna (QdC) è un registro da compilare obbligatoriamente da parte di tutte le aziende agricole, nel quale devono essere registrate le diverse lavorazioni effettuate, correlate alle fasi fenologiche delle colture attuate. La sua compilazione è demandata al titolare dell’azienda (o ai centri di assistenza agricola in sua vece), seguendo un ordine cronologico e riservando una scheda per ogni singola coltura. Particolare attenzione deve essere riservata ai trattamenti fitosanitari, specificando il prodotto distribuito, il grado di tossicità, le quantità impiegate, le avversità che hanno reso necessari gli interventi e le date dei trattamenti, che devono essere registrate non oltre 30 giorni dalla raccolta. Insieme alle fatture d’acquisto dei prodotti impiegati, il QdC deve essere conservato per almeno 3 anni, perché i piani di monitoraggio e controllo ufficiale del territorio prevedono una sua verifica. Di fatto, il QdC permette la tracciabilità di un prodotto lungo l’intera filiera. Sempre per ciò che concerne la difesa fitosanitaria, la necessità di trasparenza verso i consumatori impone ai produttori il rispetto di precisi obblighi: il mancato adempimento comporta sanzioni amministrative, mentre in caso di recidive si può arrivare alla sospensione o anche alla revoca del patentino che abilita all’acquisto e all’impiego dei fitofarmaci. Dallo scorso gennaio è obbligatoria la trasmissione del QdC in forma telematica per chi presenta domanda unica: si tratta di fatto del passaggio alla definitiva digitalizzazione di questo importante documento.

La digitalizzazione. La compilazione cartacea dei QdC è impegnativa in termini di tempo, richiedendo diverse ore di lavoro, oltreché per la registrazione delle attività, anche ad esempio per il calcolo delle corrette dosi di fertilizzanti o di fitofarmaci da distribuire. La transizione verso il digitale ha rivoluzionato l’approccio a questa incombenza. I QdC digitali rappresentano infatti una soluzione versatile, perché i dati relativi alle varie lavorazioni possono essere inseriti direttamente su computer o dispositivi mobili, potendo quindi accedere alle informazioni da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, tra l’altro riducendo il rischio di errori di trascrizione. Anche la condivisione dei dati (con altri membri del team o con consulenti agricoli) è facilitata, promuovendo la collaborazione e la pianificazione condivisa per l’ottimizzazione dell’attività. Non solo, ma anche altri aspetti, come la tracciabilità dei processi e la conformità alle normative e agli standard di sicurezza alimentare sono facilitati, poiché in tal modo è possibile certificare la provenienza e la sicurezza dei prodotti. Il mercato dei QdC digitali e di software simili per la gestione delle attività agricole è vivace. A livello italiano, si segnalano ad esempio AgriOpenData di EZ Lab di Padova, che fornisce soluzioni digitali per l’agricoltura; Agriverse di Bari, che propone uno strumento digitale studiato specificamente per aziende agricole di dimensioni medie e piccole nonché per studi agronomici e cooperative; Agricolus di Perugia, che ha messo a punto software e strumenti digitali per l’agricoltura di precisione; Gesag di S. Angelo di Piove di Sacco (Padova) che ha implementato un insieme di tecnologie e di soluzioni per aziende operanti sia in campo aperto che nelle coltivazioni specializzate; Quaderno di Campagna di Image Line di Faenza (Ravenna), che gestisce il registro dei trattamenti. Da segnalare che anche il “Portale del Socio” di Coldiretti ha ridefinito il QdC digitale, con la registrazione e l’invio dei dati relativi ai trattamenti fitosanitari direttamente dal campo tramite smartphone, tablet o PC.

L’ISOBUS e i Farm Management Software. L'introduzione dell’ISOBUS, ossia il protocollo standardizzato di comunicazione dati per le macchine agricole, ha senza dubbio dato un grande impulso all’interoperabilità tra i diversi dispositivi elettronici e il macchinario agricolo, rendendo possibile un fluido scambio di dati tra sensori di campo, centraline e computer di bordo, con una compilazione automatica dei quaderni di campagna, grazie al trasferimento diretto, rapido ed efficiente, delle informazioni operative. I cosiddetti Farm Management Software (FMS) rappresentano quindi la frontiera dell’automazione nei QdC: grazie ai sensori integrati e alla connettività con macchinari agricoli “intelligenti”, i FMS riducono notevolmente il carico di lavoro degli agricoltori, migliorando al contempo la precisione e le tempestività dei rilievi. Alcune versioni evolute di questi software prevedono la possibilità di interfacciarsi con droni e sensori a terra per monitorare costantemente lo stato sanitario delle colture e l’umidità del suolo, in modo da ottimizzare irrigazione e fertilizzazione.

La maggior parte di questi software si basa su piattaforme di cloud computing, per accedere ai propri dati da qualsiasi luogo e in tempo reale, in modo da migliorare la tracciabilità delle colture e poter prendere decisioni ponderate e tempestive sulle pratiche agricole da eseguire. I principali costruttori di trattori, tra cui John Deere, CNH e AGCO, già offrono soluzioni complete che includono macchine dotate di sensori e software avanzati in grado di interpretare i dati raccolti. John Deere propone una vasta gamma di soluzioni per l’agricoltura di precisione, tra cui il trasferimento dei dati da flotte miste al JD Operations Center in modalità wireless per i modelli del proprio marchio e con display ISOXML e chiavetta USB o app MyTransfer per gli altri. CNH si avvale del sistema denominato "Precision Farming", che prevede tra l’altro anche la compilazione automatica del quaderno di campagna.

Sfide verso la trasformazione digitale. Nell’ambito agricolo italiano, l’evoluzione illustrata deve però affrontare sfide strutturali significative: la dimensione dei campi è spesso ridotta e frammentata, con una superficie aziendale media che non supera i 12 ha. Inoltre, la maggioranza degli imprenditori agricoli ha più di 60 anni e i laureati non superano il 10%. Il tasso di informatizzazione delle aziende agricole è ancora scarso; per esempio, l’Italia ha un parco trattori notevole, ma con un’età media elevata e un tasso di sottoutilizzazione molto importante. La mancanza di competenze specifiche dei vari attori della filiera, unita alla scarsa dimestichezza degli strumenti e dei sensori di bordo e alla perdurante inadeguatezza infrastrutturale dei collegamenti internet a banda larga, rappresentano ulteriori ostacoli ad un’auspicabile accelerazione verso la transizione digitale.

Sviluppi futuri. Il supporto dell’Intelligenza Artificiale (IA) senza dubbio rivoluzionerà la gestione dei quaderni di campagna, suggerendo i momenti ottimali per seminare e raccogliere. Inoltre l’IA può fornire previsioni più precise sulla resa delle coltivazioni e, più in generale, mettere a punto strategie gestionali per massimizzare i rendimenti e ridurre i rischi. Anche l’adozione della cosiddetta “tecnologia blockchain” (ben nota nelle transazioni delle criptovalute), ovvero la possibilità di registrare e autenticare ogni passaggio di blocchi di dati, in modo immutabile e distribuita su più nodi della rete, può contribuire a garantire una maggiore trasparenza e affidabilità delle informazioni riguardanti le pratiche agricole, la gestione delle risorse e i risultati delle coltivazioni, contribuendo a prevenire frodi e manipolazioni dei dati. La standardizzazione e l’interoperabilità tra i quaderni di campagna sono fondamentali per garantire una diffusione efficace e una collaborazione ottimale tra i diversi attori del settore agricolo. L’applicazione di standard comuni per la raccolta, la gestione e lo scambio di dati faciliterà la condivisione delle conoscenze finalizzate al miglioramento delle pratiche agricole, a tutto vantaggio della più elevata sostenibilità del settore.


Il “patentino” per l’uso dei prodotti fitosanitari

Il rilascio e l’uso del cosiddetto “patentino fitosanitario” è sostanzialmente normato nel D.Lgs. 150 del 14 agosto 2012. Si tratta di un’abilitazione indispensabile per l’acquisto, l’utilizzo, la manipolazione e lo smaltimento dei prodotti fitosanitari destinati ad un uso professionale. Viene rilasciato a soggetti maggiorenni che hanno completato con successo uno specifico corso di formazione della durata di 20 ore, inerente alla conoscenza dei prodotti fitosanitari, alla normativa e alla regolamentazione d’uso, alla sicurezza e alla protezione (dell’operatore, dell’ambiente e dei consumatori finali dei prodotti tratti) nonché alla gestione integrata delle risorse. Il certificato ottenuto ha validità quinquennale e si rinnova con la partecipazione a periodici corsi di aggiornamento, di 12 ore. Lo scopo principale del patentino fitosanitario è gestire con la massima attenzione l’impiego di prodotti potenzialmente pericolosi, proteggendo adeguatamente la salute umana e preservando al più alto livello possibile l’ambiente e la biodiversità, oltre a garantire la migliore qualità dei prodotti commercializzati.

 

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