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Bioenergia

Un gruppo operativo sperimenta le bioraffinerie in Toscana

Il progetto COBRAF – Coprodotti da Bioraffineria, approvato dal Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020 della Regione Toscana, promuove l’avvio di un modello concreto di bioeconomia, a partire da quattro colture oleaginose: camelina, canapa, cartamo e lino. Tutte specie coltivate da millenni in Europa, ma innovative per gli attuali ordinamenti colturali toscani. Queste colture, di estremo interesse dal punto di vista nutrizionale e salutistico, necessitano di una meccanizzazione moderna per ottimizzare le rese delle filiere ad esse associate

di Matteo Monni
giugno 2020 | Back

Il 25 giugno in Italia si è discusso molto di temi legati all’ambiente e all’economia del futuro. Dalla mattina ha preso il via l’evento “Green Deal per l’Italia” organizzato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile con la media partnership di Rai per una diretta streaming su Raiplay di ben sette ore. Questa “maratona green” ha messo a confronto oltre cinquanta esperti tra politici, protagonisti dell’industria italiana, rappresentanti delle istituzioni europee e intellettuali per tracciare un progetto di sviluppo all’altezza delle sfide attuali. La discussione si è articolata in sei focus tematici su energia, economia circolare e innovazione, gestione circolare dei rifiuti, mobilità, green city, sistema agroalimentare. Mentre sul fronte prettamente agricolo, nella stessa giornata l’Accademia dei Georgofili ha organizzato un webinar per il lancio del Progetto COBRAF - Coprodotti da Bioraffinerie, finanziato dalla misura 16.2 del PSR della Regione Toscana. Questo progetto, coordinato da Chimica Verde Bionet, ha l’obiettivo di avviare filiere agroindustriali a partire dai co-prodotti di quattro colture oleaginose, e di creare una piattaforma logistica regionale in grado di coordinare l’offerta di biomassa da queste derivante e di generare diverse bioraffinerie sul territorio toscano. In tale ottica, in linea con gli obiettivi del PEI-AGRI (Partenariato Europeo per l’Innovazione “Produttività e sostenibilità dell’agricoltura”) a cui aderisce, il progetto è stato strutturato in modo da mettere in collegamento la ricerca e le tecnologie di punta, da un lato, e gli agricoltori, le comunità rurali, le imprese, e i servizi di consulenza dall’altro. Per COBRAF si è costituito un gruppo operativo che vede la presenza di ben diciannove partner (vedi sito www.cobraf.it). Tra questi le quattro aziende agricole coinvolte, che operano in diverse aree del territorio toscano, dal Pisano al padule di Fucecchio e alla Valdichiana aretina. Le loro produzioni tradizionali, cereali soprattutto, risentono della crisi del comparto, testimoniata dalla riduzione del 12% della SAU regionale dell’ultimo decennio e aggravata dalla siccità della stagione 2017, che ha provocato un calo record della produzione di grano duro (-41%). Per questo alcune aziende hanno iniziato a introdurre colture innovative in rotazione con i cereali con il duplice obiettivo di diversificare le opportunità di reddito e di favorire un miglioramento della qualità dei suoli e della resilienza degli agroecosistemi. Per il successo di tali scelte il fattore critico è ovviamente la rimuneratività delle nuove colture. A tale scopo il progetto COBRAF ha individuato quattro specie oleaginose – camelina, canapa, cartamo e lino – di notevole interesse sotto il profilo nutrizionale e salutistico per gli acidi grassi polinsaturi e altre sostanze contenuti nei semi e in altre parti della pianta. Tutte colture coltivate da millenni in Europa, ma in realtà innovative per gli attuali ordinamenti colturali toscani. Come spiegato dalla prof. Luciana Angelini (Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa), la scelta di tali colture è stata dettata dal fatto che per tutte valgono i seguenti aspetti: bassa richiesta di input chimici e acqua; facilmente meccanizzabili; facile inserimento nei sistemi colturali cerealicoli; molti prodotti da tutta la pianta; ricadute nel settore alimentare, farmaceutico, cosmesi, bioedilizia e automotive.

In merito al tema della meccanizzazione, per le colture studiate, fatta eccezione per la fase di raccolta della canapa (vedi box), sono sufficienti macchine convenzionali. Per quanto riguarda la canapa – spiega Beppe Croce, direttore di CVB – il primo problema è determinato dall’irregolarità di altezza delle piante e dalla resistenza della fibra, che se si avvolge intorno agli assi rotanti della trebbia può bloccare gli ingranaggi e fondere il motore. Per cui è importante utilizzare a velocità ridotta mietitrebbie di moderna concezione senza trinciapaglia e con battitore assiale. L’obiettivo più importante sarebbe disporre di una macchina in grado di fare un doppio raccolto steli/cime fiorite (o steli/semi). Casi di “double comb machine” ci sono già negli Usa e in Europa, ma si tratta di macchine dal costo elevato, mentre per i coltivatori italiani occorrerebbero macchine di dimensioni più piccole e in grado di adattarsi a terreni collinari. Tornando ai possibili impieghi dei prodotti, questi sono destinabili ai settori della nutraceutica e cosmeceutica, in grande crescita in Italia (+7% annuo) e nel mondo.
I panelli residui dell’estrazione dell’olio sono di interesse anche per applicazioni innovative, quali adesivi per l’industria dei pannelli in legno. Le paglie di lino e canapa, ricche di fibra, opportunamente lavorate trovano impiego in svariate applicazioni manifatturiere. La prima fase del progetto COBRAF ha confermato l’interesse dell’industria toscana, in particolare alimentare, farmaceutica, cosmesi, edilizia, industria dei camper. Chiaramente non mancano gli aspetti critici da affrontare e risolvere. Per esempio è scarsa l’esperienza del mondo agricolo nella coltivazione di queste specie, in particolare se immaginata con metodi di agricoltura integrata e biologica. Inoltre si riscontra la mancanza di adeguati sistemi di prima trasformazione: esistono in Toscana diverse tecnologie innovative nel campo dell’estrazione degli oli, ma senza relazione col mondo agricolo locale. Manca inoltre, in tutto il Centro Italia, un impianto di prima trasformazione delle paglie di canapa e lino. Ovviamente il progetto mira ad informare sugli esiti delle sperimentazioni attivate e sulle buone pratiche maturate attraverso una serie di workshop; l’edizione digitale di EIMA International del prossimo novembre potrebbe essere un’occasione eccellente di divulgazione su scala globale.


Il progetto COBRAF e la meccanizzazione agricola

La necessità di una meccanizzazione innovativa interessa tutte le colture studiate nel progetto e in particolare la canapa, sia per la raccolta del seme (o del fiore) e degli steli in campo, sia per la separazione della fibra dal canapulo. Per quanto riguarda la fase di raccolta, si ricorre prevalentemente a macchine adattate, mietitrebbie e falciatrici per foraggi, con perdite notevoli di seme e di steli e con la necessità di un doppio passaggio in campo. Esistono in Europa alcune macchine specializzate per la doppia raccolta, tra cui le più note sono la Double Cut Harvesting Machine dell’olandese Hempflax, la Hemp Harvester dell’olandese Dun Agro e una macchina realizzata da Claas specificamente per la raccolta del fiore. Tali macchine, per quanto veloci e performanti nel taglio, non risolvono il problema cruciale riscontrato in genere con le mietitrebbie modificate, ossia la perdita di una parte notevole (30-40%) del seme di canapa in fase di raccolta. In questi ultimi quindici anni in Italia sono stati sviluppati progetti in varie regioni, ma sono rimasti in fase prototipale, come confermato dal CREA-IT attraverso il “Progetto Panacea”.

Per queste ragioni COBRAF prevede prove in campo di sistemi di raccolta congiunta semi/paglie o fiori/paglie con prototipi a doppia o tripla barra falciante regolabile. Per ogni prova verranno valutati: velocità di avanzamento, perdita in percentuale di semi in fase di taglio e ordinamento degli steli tagliati. I risultati verranno comparati con la soluzione tradizionale della raccolta separata di semi o fiori prima e degli steli poi (mietitrebbia+barra falciante oppure trincia carica+barra falciante) che verrà impiegata nella raccolta dei campi dimostrativi COBRAF. In occasione di una delle due visite è prevista anche l’organizzazione di un Tavolo di confronto nazionale con almeno cinque esperti di meccanizzazione della raccolta della canapa.

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