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Bioeconomia

Le foreste italiane, una risorsa strategica

Finalmente l’Italia dispone di una Strategia Forestale Nazionale (SFR). Il documento realizzato dal MiPAAF in collaborazione con altri Ministeri competenti è uno strumento a beneficio del patrimonio forestale nell’interesse dell’intero Paese. L’obiettivo strategico è assicurare una gestione produttiva e sostenibile dei boschi italiani, ricchi di biodiversità e capaci di contribuire alle azioni di mitigazione e adattamento rispetto alla crisi climatica. Oltre ai benefici ecologici sono attese ricadute positive sul piano sociale ed economico per le comunità rurali e montane, per i cittadini di oggi e per le prossime generazioni

di Matteo Monni
febbraio 2022 | Back

Il 9 febbraio scorso nella Gazzetta Ufficiale n. 33 è stato pubblicato il decreto del MiPAAF con cui si approva la Strategia Forestale Nazionale (SFN) per il settore forestale e le sue filiere.

Con tale documento si intende fornire uno strumento di indirizzo per una gestione sostenibile dei boschi nazionali a supporto delle Amministrazioni centrali, di quelle regionali e delle Province autonome, come previsto dal Testo Unico in materia (TUFF).

Oggi più che mai il patrimonio forestale nazionale, gioca nelle politiche di sviluppo in Italia un ruolo centrale, sia per la tutela delle identità culturali e paesaggistiche che abbiamo ereditato dal nostro passato, sia come pilastro per il futuro che ci stiamo impegnando a costruire.

Secondo i dati dell’ultimo Inventario Forestale Nazionale stiamo parlando di oltre 9 milioni di ettari di foreste e di circa 2 milioni di ettari di terre caratterizzate da arbusteti, neo-formazioni e macchia. Quindi ci troviamo di fronte ad un incredibile bacino di risorse che interessa nel complesso il 36,7% del territorio nazionale e in alcune Regioni sfiora il 50% o più della superficie.

Nell’ultimo secolo, per effetto del declino delle attività agrosilvopastorali, la superficie dei boschi nostrani è notevolmente aumentata, per effetto di una colonizzazione spontanea di specie arboree in vaste aree non più presidiate dall’uomo (ex pascoli o ex coltivi). In linea con gli indirizzi del Green Deal europeo, le sfide a cui il settore forestale nazionale può fornire un valido contributo sono molteplici in particolare nel fronteggiare la crisi climatica in atto. Il comparto può infatti contribuire ad una radicale decarbonizzazione dell’economia fornendo materie prime biobased e accompagnando lo sviluppo delle energie rinnovabili. Ovviamente tutto ciò dovrà assicurare la piena tutela dell’ambiente, della biodiversità, del paesaggio e delle risorse. Il cambio di paradigma da economia lineare a circolare potrà facilitare il presidio dei territori rurali e montani, anche attraverso la commercializzazione e trasformazione di prodotti forestali di origine locale nonché alla cooperazione internazionale per la protezione delle foreste e il ripristino dei territori degradati. Per rendere efficace questa strategia occorre una visione ampia e lungimirante delle politiche di settore che veda uno stretto coordinamento tra le politiche di tutela ambientale e di sviluppo socioeconomico.

Non a caso la SFN pone come denominatore comune del complesso di azioni da attivare il valore offerto dai servizi ecosistemici legati alle aree boscate. Negli ultimi anni in tutte le società più avanzate si riscontra una crescente attenzione a garantire il binomio tra le foreste e i tanti vantaggi – diretti o indiretti – ad esse legati. Fortunatamente si fa sempre più forte la consapevolezza dei fattori territoriali e ambientali che influenzano la vita ed il benessere umano; dall’approvvigionamento delle materie prime, fino alla semplice fruizione del capitale naturale e degli aspetti culturali connessi. 

Tra quelli che vengono indicati come “servizi di supporto alla vita” e “di approvvigionamento” rientra anche la fornitura di prodotti legnosi e di altri prodotti spontanei del bosco (sughero, funghi, tartufi, etc.), la cui richiesta di mercato è in costante aumento. Per esempio, secondo i dati riferiti dal documento strategico, la crescita dei consumi di legname è associata a tre aspetti riscontrati su scala internazionale: incremento dei consumi di bioprodotti (legname per le costruzioni, mobili, imballaggi, carta, ecc.); aumento dei consumi bioenergetici in particolare per produzioni termiche; affermazione di nuovi impieghi di materie prime rinnovabili nella bio-economia: bio-plastiche, bio-tessili, bio-medicinali, bio-edilizia e tutti gli altri materiali in grado di sostituire produzioni da materie prime di origine “fossile” o non rinnovabile.

Secondo le previsioni riferite dalla SFN nei prossimi decenni dobbiamo attrezzarci per fronteggiare il rischio di un gap difficile da colmare tra domanda e offerta di materie prime legnose. Infatti, se a livello globale i consumi attuali di legname si stimano in circa 3 miliardi di metri cubi annui, le previsioni al 2030 sono di 8,5 miliardi e al 2050 di 13 miliardi. Tale dinamica si riscontra – con le dovute proporzioni – anche in Italia. In tale ottica la Strategia intende guidare le politiche di settore per scongiurare il rischio concreto di dipendenza dall’estero per tali materie prime, rendendo ancora più evidente il paradosso della mancata valorizzazione delle nostre risorse interne, spesso collegate ad aree fragili e con problemi di marginalizzazione economica e sociale.

Altri contesti che meritano una particolare attenzione sono le “foreste urbane e periurbane” che troppo spesso soffrono di imbarazzanti carenze gestionali.

In questo contesto le stesse esperienze operative forestali  (meccanizzazione e cantieristica) assumono un’importanza rilevante, in particolare nella riqualificazione di ambienti degradati, sia nei parchi pubblici, sia in aree dismesse e abbandonate nelle zone periferiche.

La cura di tali ambiti – doverosa per motivi estetici e di sicurezza – potrebbe generare occupazione e servizi eco sistemici per il benessere dei cittadini e di enorme valore in virtù della loro eterogeneità e continuità con i lembi di bosco urbani, i viali alberati, i grandi parchi, i giardini, le ville storiche, ecc.

Per realizzare questo documento strategico il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha attivato dal 2016 un processo di riforma delle politiche forestali nazionali, operando in stretta collaborazione con i Ministeri competenti in materia, le Regioni e le Province autonome e con il supporto della Rete Rurale Nazionale. Tale processo ha portato all’approvazione del TUFF e l’istituzione di differenti Gruppi di lavoro tecnici per la predisposizione dei relativi decreti ministeriali di attuazione. In questo percorso sono stai coinvolti anche i principali stakeholder nazionali di settore, il modo universitario e della ricerca, associazioni ambientaliste e non profit riconosciute, rappresentanze di categoria e professionisti del settore. Un primo importante risultato del processo di riforma in atto è stata la pubblicazione del primo Rapporto sullo Stato delle Foreste in Italia (RAF, 2019), una base informativa di grande importanza realizzata con la collaborazione di professionisti, docenti e istituzioni. La SFN avrà una validità ventennale a decorrere dalla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e dovrà essere aggiornata, a seguito di verifiche quinquennali o su richieste istituzionali specifiche e in applicazione di nuovi impegni internazionali.

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