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Politiche europee, un autunno "di svolta"

La nuova Pac andrà in votazione a novembre, avendo come punti qualificanti la sostenibilità ambientale e quella sociale. Nella prospettiva “Farm to fork”, l’Italia e l’Europa possono diventare capofila di un sistema agroalimentare altamente qualitativo

di Poalo De Castro
ottobre 2021 | Back

Il nuovo corso della politica agricola e alimentare dell’Unione europea è segnato. Da una svolta ‘green’ proposta dalla Commissione Ue con la strategia ‘Farm to Fork’, approvata in questi giorni in assemblea plenaria dal Parlamento Ue, e da un accordo politico sulla Pac 2021-2027 raggiunto a giugno, che entrerà in aula a novembre per il via libera definitivo. Un impianto normativo, il secondo, decisamente diverso rispetto a quello messo sul tavolo tre anni fa dall’esecutivo comunitario – non solo per la maggiore attenzione all’ambiente dei nostri sistemi alimentari, ma anche per la novità di una dimensione sociale e la conferma di quella economica – pensato per i produttori e gli operatori delle diverse filiere, compresa la meccanica agricola, che avrà ricadute positive per tutti i cittadini europei.

Con la strategia ‘Dal campo alla tavola’, che insieme a quella sulla ‘Biodiversità’ dovrà essere nel frattempo tradotta in atti legislativi da parte della Commissione, come Parlamento abbiamo fissato alcuni punti che sono alla base del nostro programma politico e che ritenevamo irrinunciabili. Il testo finale prevede infatti l’estensione a tutti i prodotti agroalimentari di un sistema di etichettatura di origine obbligatoria a livello europeo, la garanzia di tracciabilità del cibo che arriva sulle nostre tavole – coinvolgendo produttori, distributori e il settore dell’Horeca (Hotel, ristoranti e catering) – e il contrasto agli attacchi francesi e dei Paesi nordici alle nostre eccellenze agroalimentari con i sistemi di etichettatura nutrizionale a semaforo, in particolare del ‘Nutriscore’. Sistemi che, secondo noi, dovrebbero avere soltanto una finalità informativa, senza influenzare al momento dell’acquisto i consumatori con colori categorici (rosso, giallo e verde).

E questo, a differenza del meccanismo ‘Nutrinform Battery’ proposto dall’Italia e altri Paesi, che prevede una lettura più attenta e scientifica delle calorie ingerite quotidianamente con l’assunzione di alimenti alla base di una dieta corretta ed equilibrata. Sul fronte della sostenibilità, il nostro impegno è stato quello di garantire agli agricoltori l’accesso a tutte le alternative tecnologiche a disposizione, a partire dalle nuove biotecnologie come le Tea (Tecniche di evoluzione assistita), per ridurre anche in modo drastico l’impatto ambientale delle produzioni. Per questo siamo convinti che la strategia ‘Farm to Fork’ possa essere lo strumento con cui l’Italia e l’Unione Europea possono diventare davvero capofila di sistemi sempre più sostenibili, in grado di produrre cibo sano, sufficiente e di qualità per i nostri consumatori, garantendo un adeguato guadagno ai produttori.

Quanto alla Politica agricola comune, di cui ci riserveremo di entrare in dettaglio in un prossimo numero di questa rivista, ricordiamo che i tre regolamenti di cui si compone (Piani strategici, Orizzontale e Organizzazione comune dei mercati), sono alla base di una riforma senza precedenti, proprio perché nel segno della sostenibilità economica, ambientale e sociale. E questa Pac, che entrerà in vigore dal 2023 dopo il previsto periodo transitorio del biennio 2021-22, da un punto di vista finanziario garantirà ancora quasi il 32% del budget totale dell’Unione, con una dotazione di 386,6 miliardi di euro che andranno a supporto di circa 7 milioni di aziende agricole europee. Un montante di cui l’Italia beneficerà per quasi 40 miliardi. Nel 2018 siamo partiti da una proposta un po’ vaga da parte della precedente Commissione, che rischiava di portare alla ri-nazionalizzazione di una Pac storicamente alla base della costruzione europea.

Ora, con i tre testi legislativi che stanno per essere approvati in via definitiva, possiamo dire di essere riusciti a salvaguardare la dimensione comune della Pac, evitando distorsioni di concorrenza tra agricoltori di differenti Stati membri e rimettendo al centro il ruolo delle Regioni, che continueranno a essere gli attori principali nella redazione dei Piani strategici nazionali. E poi siamo riusciti a inserire un terzo pilastro della politica agricola – quello sociale – sul quale lavoravamo da anni. Un nuovo principio che non porterà più la Pac a finanziare gli agricoltori irrispettosi dei diritti dei propri dipendenti. Un modo che, oltre tutto, ci auguriamo metta fine a forme di concorrenza sleale nei confronti della stragrande maggioranza degli imprenditori che si prende debitamente cura dei lavoratori.

Tutto questo, senza indebolire gli obiettivi economici della politica agricola, visto che un 15% di aiuti diretti sarà ancora riservato al sostegno accoppiato alle produzioni più rappresentative del made in Italy, dal pomodoro all’olivicoltura, rafforzando le misure di gestione dei rischi ambientali o di mercato contro le perdite di produzione o di reddito. Certo, il settore agricolo sarà chiamato a un ulteriore sforzo ambientale per garantire sistemi produttivi sempre più sostenibili: per questo gli eco-schemi prevedono aiuti fino al 25% dei pagamenti diretti, che per l’Italia si tradurranno in circa 900 milioni di euro l’anno, per gli agricoltori che metteranno in campo pratiche innovative e in grado di proteggere i livelli unici di biodiversità che caratterizzano le aree rurali dell'Italia.

Anche per questo, l’edizione 2021 di EIMA International sarà non solo la vetrina fieristica mondiale della meccanica agricola italiana, come da tradizione, ma anche una grande opportunità per investire sul futuro del settore agroalimentare e della nostra economia.

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