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Verde sportivo: tendenze e tecnologie

La manutenzione dei campi sportivi, soprattutto di quelli da calcio, rappresenta un impegno considerevole anche in termini economici. Le operazioni sono infatti complesse e frequenti, e fondamentale è disporre di tecnologie meccaniche e di tecniche colturali adeguate. Esigenze diverse si prospettano per campi naturali, campi artificiali e campi a composizione ibrida. Questi ultimi offrono il vantaggio del tappeto naturale garantendo allo stesso tempo un miglior mantenimento della copertura. Lo stadio di San Siro è uno degli esempi più significativi di questa applicazione

di Pietro Piccarolo
febbraio - marzo 2018 | Back

Dalla ricerca “Export” condotta in vista di Expo 2015 dal Master in “Sport Management, Marketing and Sociology” si ricavano dati interessanti sul giro di affari dello sport e sulla valutazione delle strutture sportive nazionali. Le imprese italiane che producono articoli sportivi sono più di 800 e il giro di affari che lo sport genera nel Paese supera l’1,5% del PIL. Per contro, la percezione degli italiani in merito al livello qualitativo delle strutture sportive nel proprio comune di residenza, può essere definita medio-bassa. Solo poco più del 40% degli intervistati le reputa buone, contro il 40% circa che le valuta sufficienti e il 18% che le ritiene scarse.

Non diversa la valutazione scaturita dall’indagine effettuata nel 2012 dalla Regione Lombardia sugli impianti sportivi regionali, che ha evidenziato come oltre il 60% degli stessi siano da considerarsi obsoleti e poco fruibili. Per contro, il mercato sportivo in Lombardia è molto attivo con oltre 3.000 imprese che operano nel settore dello sport di cui il 30% presente nel comune di Milano.

Focalizzando l’interesse sulla qualità del  verde sportivo, va anzitutto sottolineato che vi sono due aspetti da tenere sempre in considerazione indipendentemente dalla tipologia di verde: il drenaggio del terreno, che deve permettere la rapida permeazione dell’acqua piovana evitando ristagni in tutti i settori del campo anche in caso di forti piogge; il manto erboso, che deve essere costituito con essenze capaci di resistere al calpestamento, rispondere alle esigenze del gioco e sopportare tagli bassi e frequenti.

Nella fase di esercizio poi, la manutenzione deve essere molto attenta, pena il rapido deterioramento del manto erboso. Da questi due momenti, creazione e manutenzione, dipende in larga misura la qualità e la durata di un campo sportivo.

L’innovazione e le nuove tendenze riguardano soprattutto i campi sportivi a livello professionale, ma le ricadute si registrano anche nel settore amatoriale. In questo articolo approfondiremo il tema del verde per i campi da calcio, per i quali, stante il grande giro di affari che caratterizza questo sport a livello professionale, l’innovazione delle strutture è particolarmente significativa.

 

Preparazione del terreno e drenaggio dei campi da calcio

I lavori di preparazione preliminare sono sostanzialmente comuni per le diverse tipologie di verde. Poiché il profilo del terreno deve essere reso regolare è frequente il ricorso a escavatori e a pale livellatrici a raggio laser. Il drenaggio del suolo deve consentire la rapida percolazione dell’acqua piovana, in primo luogo per esigenze di gioco e, in subordine, per quelle della vegetazione. Il sistema drenante classico era eseguito con la tecnica dello strato drenante continuo. In pratica si realizzava una successione di diversi strati ben definita: strato di terreno vegetale entro cui si sviluppa l’apparato radicale (spessore 150-200 mm); strato di materiale sottile e filtrante; strato di materiale grossolano filtrante a copertura della rete di tubi drenante posti sul fondo. Per accrescere la capacità di smaltimento in modo da ottenere una capacità di percolazione anche superiore ai 150-200 mm/h (circa 40 volte superiore a quella di un terreno agrario), si è passati alla tecnica definita del drenaggio di superficie  rinforzato. Consiste nel realizzare canalette longitudinali profonde 300-350 mm alla distanza variabile dai 5 ai 10 metri. Sul fondo della canaletta viene posto un sottile strato di ghiaietto sul quale si posano tubi forati che vengono poi ricoperti di ghiaia e, più in superficie, di sabbia mista a torba. Le canalette longitudinali vengono poi raccordate con fenditure trasversali profonde 150-200 mm, successivamente riempite con una miscela di sabbia e terriccio. Tutte queste operazioni sono svolte con macchine specifiche che, in una sola passata, sono in grado di completare l’intero ciclo di lavoro (scavo, asporto terra, deposito tubi drenanti e riempimento). Come vedremo in seguito nella descrizione dei tappeti con erba naturale rinforzata di ultima generazione, il sistema di drenaggio ha avuto ulteriori evoluzioni. Anche nella preparazione dello strato vegetativo superficiale si sono registrati interventi migliorativi mirati, ad esempio, al risparmio idrico. Da qui l’impiego di materiali porosi, come le sabbie vulcaniche, quali pomice e pozzolana unite a materiale in grado di aumentare la capacità di scambio. Dopo che il terreno è stato drenato e livellato, si procede all’istallazione della copertura vegetale, per la quale grande importanza ha la scelta del miscuglio di specie e cultivar da impiegare. Le tipologie di copertura possono essere: erba naturale, erba artificiale, erba naturale rinforzata.

 

Campi con erba naturale

Vengono impiegate specie microterme al nord e macroterme al sud. Nelle regioni a clima intermedio, le macroterme, che hanno l’ottimo di temperatura sopra i 30 °C, durante il periodo freddo ingialliscono a tutto discapito dell’aspetto estetico. Si sono così realizzate coperture “miste” ottenute eseguendo la trasemina di microterme al manifestarsi dei primi freddi. Per contro, nei climi nordici, per fare fronte al freddo invernale che inibisce la crescita dell’erba, si è diffusa la pratica del riscaldamento, inserendo una rete di tubi sotto lo strato vegetativo. Sempre per riscaldare il substrato, si è anche ricorso al riscaldamento elettrico, costituito da una fitta rete di cavi elettrici a bassa tensione che permette di creare, nel substrato esplorato dalle radici, temperatura di 12°-14° C. Queste soluzioni, però, male si conciliano con i necessari interventi di drenaggio verticale effettuati con macchine carotatrici e bucatrici. Si sono quindi realizzati sistemi di riscaldamento sopra la copertura erbosa. Si tratta di realizzare un “tetto” di teli antistrappo e trasparenti, movimentato automaticamente e ancorato in diversi punti in modo da garantire la completa copertura del campo. L’effetto serra che si viene a creare è incrementato con l’insufflazione di aria calda. L’altezza a cui vengono posti i teli deve consentire l’accesso per i normali interventi di manutenzione.

A partire dagli anni ’90 del secolo scorso, la semina del tappeto è stata sostituita, almeno nei campi professionali, dalla “zollatura” cioè dal trapianto di piastre o di rotoli di tappeto erboso precostituito. Sia il prelievo delle zolle dai vivai, sia la posa in opera, sono svolte con macchine specifiche.

La manutenzione comprende le operazioni di: taglio dell’erba, concimazione, aerazione, sabbiatura, difesa dai parassiti e irrigazione. Il taglio dell’erba viene eseguito a un’altezza di 30-40 mm, per cui nei periodi di piena vegetazione si effettua due volte la settimana. Si utilizzano sia i rasaerba a lama elicoidale e sia i rasaerba a lama orizzontale, inclusi quelli robotizzati. La frequenza degli interventi di aerazione è legata soprattutto all’intensità della fruizione. In genere si impiegano  macchine carotatrici o foratrici; in alternativa alla foratura meccanica vi sono macchine che effettuano la foratura con getti d’acqua sotto forte pressione. La sabbiatura, con sabbia silicea e terriccio, viene eseguita per riempire i fori ma anche per ridurre la formazione del feltro e per colmare eventuali irregolarità. Altro intervento è il trapianto, parziale o totale, di zolle per sostituire quelle degradate. Tra gli interventi di fertilizzazione, oltre quelli tradizionali al terreno con concimi granulari, effettuati con i normali spandiconcimi, vi sono anche quelli di concimazione fogliare, a base di ormoni (citochinine) e di zinco ammonio acetato, che favoriscono la crescita e l’attecchimento radicale. Indispensabile è l’irrigazione eseguita in modo completamente automatizzato. Attenti devono essere i controlli fitosanitari, specie nei confronti di possibili attacchi fungini.

 

Campi in erba sintetica

L’esigenza di ridurre i costi di manutenzione ha portato alla realizzazione di campi con erba artificiale, sia per il gioco del calcio e sia per altre attività sportive. Grazie al miglioramento della qualità di questi tappeti, la loro diffusione è stata crescente. Secondo un articolo pubblicato su “Il Sole 24 Ore”, il mercato dell’erba sintetica in Italia nel 2010 veniva stimato in 3,5-4 milioni di metri quadrati annui, destinati principalmente al calcio, per un giro di affari superiore a 120 milioni di euro. Fino al 2010 l’istallazione di erba artificiale riguardava il settore dilettantistico. La loro diffusione ha portato alla pubblicazione da parte della LND del “Regolamento per la realizzazione dei campi da calcio in erba artificiale di ultima generazione”, in vigore dal gennaio 2011. A partire da quella data, l’erba sintetica nel nostro paese è stata impiegata anche per i campi da calcio ad uso professionale, compresi quelli della serie maggiore.  Questa crescita rispecchia ciò che è avvenuto anche a livello internazionale. Secondo una rassegna condotta da “Sport  industry magazine”, risulta che “in Europa ogni anno si spendono 1,5 miliardi di euro per installare più di 2.250 manti artificiali, pari a 41,6 milioni di metri quadrati, circa la metà del mercato mondiale. E il tasso di crescita è a doppia cifra”. I tappeti sintetici di ultima generazione consentono condizioni di gioco e forniscono prestazioni molto vicine a quelle dei tappeti in erba naturale. L’erba di questi tappeti è caratterizzata da una lunghezza delle fibre di 400-600 mm e da granuli per l’intaso tra le fibre (il compito è quello di sostenere i filamenti e consentire la massima aderenza dei tacchetti) realizzati con prodotti ecocompatibili. L’erba sintetica ad alta densità di filamento, è costituita da fibre estruse con polimeri in polietilene la cui sezione è solcata da nervature che consentono l’immediato ritorno dei filamenti in posizione eretta durante e dopo lo svolgimento del gioco.

La manutenzione ordinaria consiste in interventi di spazzolatura eseguiti con macchine provviste di cilindri rotanti su asse orizzontale dotati di fibre in nylon duro. L’operazione consente di sollevare le fibre e di asportare eventuali elementi estranei. Periodicamente va eseguito il controllo delle congiunzioni dei teli, del sistema di drenaggio e della segnaletica. Gli interventi irrigui sono indispensabili nei mesi estivi al fine di non fare elevare la temperatura dell’intaso sopra i 35° C. Altra operazione è rappresentata dall’integrazione e dalla redistribuzione del materiale di intaso per far sì che il tappeto mantenga sempre le stesse prestazioni. È inoltre necessario pulire periodicamente la superficie con l’impiego di aspiratori che trattengono la sporcizia mentre l’intaso aspirato viene lasciato ricadere sul terreno. Attenzione particolare va posta per ridurre il rischio di contaminazione batterica proveniente dalle suole delle scarpe, dal sudore e dalla saliva dei giocatori. Per fare fronte a questo, il tappeto va disinfettato con prodotti chimici. In Italia purtroppo mancano ancora regole da parte della Federazione gioco calcio, mentre in USA esiste già una normativa.

 

Campi con erba naturale rinforzata

Nei campi da calcio della massima divisione la preferenza, non solo in Italia, è per l’erba naturale. Da qui la nascita dei tappeti erbosi in erba naturale rinforzata, definiti “ibridi”, in quanto costituiti da erba naturale con una quota di erba artificiale. Si viene così a realizzare un intreccio che conferisce maggiore resistenza all’usura causata dal calpestamento e dal gioco, pur mantenendo  le caratteristiche dell’erba naturale. Va tenuto presente che, affinché un tappeto in erba naturale possa mantenere prestazioni ottimali, o comunque buone, l’utilizzo annuo non dovrebbe superare le 30-35 partite. In uno stadio come quello milanese di San Siro dove giocano, in prevalenza durante il periodo invernale, due squadre impegnate anche in tornei internazionali, tale limite viene ampiamente superato. Lo stadio di San Siro, come altri in Italia, è stato rifatto in occasione dei mondiali ’90, e inerbito con la tecnica della “zollatura”. Inoltre, per aumentarne la capacità, è stato costruito il terzo anello che ha ridotto la luminosità naturale. L’effetto combinato dell’alta fruizione, della scarsa illuminazione e della ridotta circolazione dell’aria, ha comportato la necessità di effettuare forti interventi manutentivi, tra cui 3-4 “rinzollature” all’anno, anche totali. Naturalmente questo ha significato costi elevati dell’ordine di un milione di euro all’anno.

Nel 2012, sull’ esempio di quanto già realizzato in Europa in importanti stadi (Wembley a Londra, Santiago Bernabeu a Madrid), dopo 22 anni di sofferenza si è deciso di realizzare a San Siro un tappeto in erba naturale rinforzata. Poiché i tempi concessi per l’esecuzione erano stretti, anziché seminare l’erba naturale si è dovuto ricorrere al trapianto su fondo drenante di zolle già inerbite, come se fosse una “rinzollatura”. Su questo manto si sono poi iniettate le fibre artificiali a mezzo di una speciale macchina dotata di aghi che, spinti da aria compressa, penetrano nel terreno iniettando i filamenti a una profondità di 200 mm e a una distanza di 20 mm. In totale sono state fatte 20 milioni di iniezioni con l’impiego di 43.000 km di filamento artificiale. Le fibre così iniettate sporgono in superficie per 25 mm, ma non si vedono e non si percepiscono perché coperte dall’erba naturale alta 40-45 mm. L’erba artificiale così iniettata rappresenta il 30% del totale del manto erboso. Essendo a tutti gli effetti un campo in erba naturale, questo va gestito con le operazioni di manutenzione già descritte, con l’esclusione della “rinzollatura”. Le radici dell’erba naturale infatti si intrecciano con le fibre artificiali, conferendo all’erba naturale una maggiore resistenza agli strappi provocati dai tacchetti delle scarpe dei calciatori. Su San Siro però, permane il grave handicap della scarsa quantità di luce naturale. Il problema è stato superato ricorrendo a una sorta di grande ragno di acciaio, appoggiato su ruote, che si apre a fisarmonica sopra il manto erboso a un’altezza di due metri, sul quale sono montate 60 lampade da 1000 Watt. Questo sistema, oltre fornire luce artificiale, produce anche calore consentendo così di superare i problemi del freddo invernale.

Tra gli altri campi con tappeto “ibrido” vi è anche il Mapei Stadium di Reggio Emilia realizzato nel 2014. Dopo aver smantellato il vecchio manto erboso con uno scavo fino alla profondità di 350 mm (molto meno rispetto ai 600 mm richiesti dalle vecchie tecniche), si è realizzato un sistema drenante stratificato continuo sul quale si è posato il manto erboso con erba naturale rinforzata. L’impianto di riscaldamento radiante è stato posato alla profondità di circa 200 mm. Il sistema di drenaggio che si è realizzato, consente di recuperare l’acqua percolata ai lati del campo, consentendone il riutilizzo, ad esempio, per l’irrigazione.

Lo strato drenante, l’impianto di riscaldamento e il manto erboso, costituiscono in pratica un unico e integrato sistema. Anche per questo stadio è stato installato un sistema di moduli di illuminazione artificiale, per sopperire all’insufficienza di luce nei periodi di minor irraggiamento solare.

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