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Giardinaggio

Il diserbo alternativo per il verde urbano

La cura delle aree verdi nelle città e nelle metropoli assume un valore sempre più strategico giacché una quota crescente della popolazione del pianeta vive in contesti urbani dove la salute e la qualità della vita molto dipendono proprio dalla disponibilità di giardini e spazi verdi curati e attrezzati. Alcune tecniche che sono fondamentali nell’attività agricola divengono di primaria importanza anche nella cura del verde, una fra questa il diserbo, oggi possibile con metodi meccanici e termici, e con sistemi di biocontrollo

di Pietro Piccarolo
dicembre 2019 | Back

Nel 1950 la popolazione mondiale, intorno ai 3 miliardi di abitanti, viveva per il 70% in aree rurali e per il 30% in aree urbane; nel 2050 si stima che la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi, di cui il 70% in aree urbane e il 30% in aree rurali. Una popolazione in forte crescita e sempre più urbanizzata, specie in Africa e in Asia, dove già oggi si hanno città, come Mumbai che ha 18,5 milioni di abitanti e Nuova Delhi con 16,5 milioni di abitanti. Città sempre più popolate, congestionate dal traffico e con alti tassi di inquinamento. A ciò si aggiungono i problemi legati al cambiamento climatico e agli eventi e condizioni climatiche estremi che interessano anche le aree urbane.

Per migliorare la qualità della vita in città, oltre cercare di ridurre le emissioni di CO2 e di altri gas serra, intervenendo con misure su consumo energetico, trasporti urbani, mobilità urbana, edilizia abitativa etc., occorre sempre più considerare i servizi ecosistemici del verde urbano. Del resto l’ONU, su cambiamento climatico e perdita della biodiversità, invita a promuovere politiche finalizzate a rendere più verde il nostro pianeta, attraverso la salvaguardia e a un sostanziale incremento della superficie a verde.

Va anche tenuto presente che il lavoro in città obbliga ad operare in ambienti chiusi e spesso ristretti e con luce artificiale, senza contatto con la natura. Non a caso si parla di “indor generation”.  Questo genera nella popolazione un bisogno di aree verdi, considerate come luoghi non solo di benessere e di svago ma anche di socializzazione.

Avere aree verdi in città è dunque fondamentale per migliorare l’ambiente, il clima e le condizioni di vita degli abitanti. Occorre però anche attuare una manutenzione corretta e sostenibile sotto l’aspetto ambientale del verde pubblico in modo da renderlo pienamente fruibile dalla popolazione. Proprio per questo sono state adottate norme sempre più restrittive per l’impiego di fitofarmaci di sintesi nella difesa dai parassiti delle piante e per la lotta alle infestanti.

 

Lotta alle erbe infestanti

La lotta alle erbe indesiderate lungo i percorsi che attraversano le aree a verde pubblico, siano esse parchi, giardini, zone monumentali, etc. e, più in generale nel contesto urbano, attuata in alternativa al trattamento con prodotti chimici di sintesi, può essere eseguita in vari modi. Si tratta di soluzioni che hanno la loro validità ma la cui scelta va adeguatamente ponderata in relazione alle condizioni in cui si opera. Ne presenteremo alcune.

 

Inerbimento

Il ricorso all’inerbimento dei luoghi di transito, in alternativa al diserbo, si basa sulla considerazione che il taglio dell’erba è più economico ed ecologico rispetto all’impiego di diserbanti di sintesi. Inerbire dei suoli compatti, poveri di sostanza organica e di elementi fertilizzanti, richiede una adeguata preparazione del terreno e il ricorso a una miscela di semina specifica.

La preparazione del terreno va limitata a un intervento meccanico di rottura della crosta profondo pochi centimetri.  Il terreno non va troppo affinato ed eventuali elementi grossolani vanno manualmente eliminati. La scelta della composizione della miscela di semi da impiegare è legata al tipo di suolo, al clima e alla frequentazione del sito. Requisiti generali sono: la rapida installazione, la crescita lenta, la resistenza al calpestamento e la tolleranza al taglio raso. Per questo sono preferite le graminacee (alcune varietà di festuca e di poa), con aggiunta di micorrize. La semina si fa in autunno o all’inizio della primavera, quando il contenuto di acqua nel suolo è più elevato. La densità di semina è legata al tipo di miscuglio.  Si va da 10 a 35 g/m2. Anche la frequenza del taglio dell’erba dipende dal tipo di miscuglio e dalle condizioni climatiche, con valori estremi che vanno da 2 a 6 interventi all’anno.

 

Metodo meccanico

L’eliminazione delle malerbe sulle superfici dure, sui marciapiedi, alla base di muri, sui bordi dei percorsi etc., può essere attuata  per via meccanica tramite macchine spazzolatrici. Il lavoro è effettuato da spazzole rotanti al regime di 100 – 200 giri/min che, oltre eseguire l’estirpazione delle malerbe effettuano anche la pulizia della superficie.

Le spazzole sono costituite da dischi su cui sono inserite delle fibre; la larghezza minima di lavoro è di circa 50 cm. Si impiegano tre tipi di spazzole: quelle le cui fibre sono in propilene, quelle  con fibre costituite da lamelle di acciaio flessibile e quelle miste, cioè con fibre in propilene e fibre in acciaio. Ciò influisce sulla qualità del lavoro e sul tipo di intervento. Evidentemente più le fibre sono sottili e flessibili, più alta è la densità della spazzola, per cui più accurato è il lavoro di pulizia, anche se meno energico. La scelta dipende dalla superficie da trattare e dallo sviluppo dell’infestante. Le spazzole con fibre miste non esercitano un’azione abrasiva sul terreno e sono consigliate per interventi su malerbe allo stadio iniziale (plantule). Quando la malerba è ben radicata occorre un intervento energico per cui meglio rispondono le spazzole con fibre metalliche. Le spazzole con fibre in propilene o nylon sono rispondenti per superfici accidentate ma la loro azione è piuttosto superficiale. In funzione della frequenza degli interventi e del tipo di suolo, la durata delle fibre varia. Mediamente essa è intorno alle 100 ore, dopo di che devono essere sostituite.

Queste spazzole sono generalmente montate su macchine portattrezzi con conducente a bordo e anche con conducente a terra. Per effettuare l’estirpazione lungo canalette e ai piedi di marciapiedi e di muri, vengono realizzate macchine con una protezione laterale che evita di spargere le malerba sulla strada.  Dopo il passaggio della spazzolatrice, le malerbe estirpate sono raccolte in andane dietro la macchina. Occorre quindi un successivo passaggio di raccolta delle stesse. Il numero di passaggi per ottenere un risultato soddisfacente varia a seconda delle condizioni. Mediamente si effettuano da 3 a 7 passaggi per ottenere un buon risultato, uno dei vantaggi è che l’operatore si rende subito conto dell’efficacia dell’intervento.  Una soluzione particolare di diserbo meccanico è rappresentata dai decespugliatori manuali sui quali viene montata una testa specifica di taglio a lame controrotanti, in modo da evitare la proiezione dell’erba tagliata ed anche di pietre o di altro materiale presente sul terreno. Questa apparecchiatura è adatta per effettuare interventi di finitura delle bordure di sentieri e di marciapiedi, ed anche per interventi intorno ad alberi e cespugli senza il rischio di produrre abrasioni sulla corteccia.

 

Metodi termici

I metodi termici vengono soprattutto impiegati su superfici pavimentate, su pavè o su coperture in calcestruzzo. I sistemi possono essere: con acqua calda, con acqua calda e schiuma biodegradabile, con vapore d’acqua, con aria calda, con fiamma diretta o con raggi infrarossi. Per tutti questi sistemi è fondamentale intervenire allo stadio inziale della vegetazione infestante e cioè agire allo stadio tra zero e quattro foglie (Febbraio-Marzo). Va anche considerato che con l’intervento termico, oltre ad eliminare le piante infestanti si lotta anche contro i semi di queste e contro le spore presenti nel terreno.  Malgrado la sicurezza nell’uso di questi mezzi, in alcuni casi vi è ancora una certa riluttanza per il fatto che si impiega energia fossile e si temono rischi per l’ambiente e per gli operatori.

Il diserbo con acqua calda consiste nel polverizzare dell’acqua bollente a 95 – 150 °C e di iniettarla a bassa pressione direttamente sulle infestanti. Con questo trattamento si provoca la rottura cellulare dei tessuti della plantula e a livello del colletto della radice, con effetto anche sui semi di infestanti in superficie. Il risultato si vede dopo qualche giorno. Il trattamento va poi ripetuto per colpire gli inevitabili ricacci. Il numero di passate varia da 3 a 5, a seconda delle condizioni. La componente essenziale della macchina è la caldaia alimentata generalmente a gasolio, ma anche a batteria, che provvede al riscaldamento dell’acqua in tempi rapidi. A seconda dei modelli il serbatoio dell’acqua ha diversa capacità. La distribuzione è fatta da una barra portaugelli o da lance portate manualmente. La caldaia è montata su una macchina portattrezzi o su un rimorchio. Nei modelli di più piccola dimensione la caldaia è montata su carriole semoventi anche alimentate a batteria. Nelle macchine più evolute, un sistema di sensori posti sulla barra distributrice riconosce la presenza di infestanti consentendo così di regolare l’irrorazione.

L’effetto dell’acqua calda polverizzata può essere aumentato abbinandone la distribuzione con quella della schiuma biodegradabile. Si viene così a creare una copertura termica più persistente che aumenta l’efficacia del trattamento, evitando la germinazione dei semi di infestanti presenti nel suolo. Si tratta di una soluzione soprattutto destinata a superfici dure e impermeabili.

Nelle macchine per il diserbo a vapore, un generatore trasforma l’acqua in vapore a 150 °C in meno di 1 minuto. La rottura della parete cellulare con questo trattamento è immediata. Come per l’acqua calda è necessario ripetere l’intervento per colpire eventuali ricacci. Mediamente vengono effettuati 3 passaggi, anche se vi è chi ritiene che si possa arrivare a 5 – 6 ripetizioni.

Il trattamento con aria calda in pressione, viene normalmente seguito con una lancia termica (2 kg) portata a zaino dall’operatore in modo che questi possa operare con una sola mano su una superficie di 180° di ampiezza. La lancia è collegata con la bombola del gas montata su una carriola o su altro mezzo.  Il colpo di calore sulla superficie fogliare determina l’appassimento dell’infestante che, grazie alle riserve contenute nello stelo riprenderà a vegetare, per cui occorrerà ripetere più volte l’intervento.

Il trattamento a fiamma diretta si esegue con macchine dotate di un apparato di bruciatori o con lance ad accensione piezoelettrica alimentati dal gas. Si viene a generare una fiamma (da 300 a 1200 °C a seconda della macchina) che applicata per pochi secondi vicino alla pianta ne determina l’essiccazione nel giro di qualche ora. Sono richiesti 4 – 6 passaggi. Anche con la tecnologia ad infrarossi si eliminano le infestanti con il calore ma senza fiamma diretta. Gli elementi della combustione, in ceramica, producono una temperatura superiore ai 1000 °C. I raggi infrarossi che si generano provocano la morte delle cellule dei tessuti, delle spore che si trovano nell’aria e dei semi delle infestati fino a 1 – 2 mm di profondità nel suolo.

 

Prodotti per il biocontrollo

I prodotti di biocontrollo sono sostanze naturali che hanno proprietà erbicida. I principi attivi più presenti in questi erbicidi sono l’acido pelargonico e l’acido acetico. L’acido pelargonico si trova nel Pelargonium ma anche in altre piante come il girasole, la colza e la rosa. L’acido acetico deriva dalla fermentazione dello zucchero. Questi prodotti hanno il vantaggio che possono essere impiegati utilizzando le stesse attrezzature  dei fitofarmaci di sintesi.

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