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Reportage

Isole del Mediterraneo, un laboratorio a cielo aperto

Le migliaia di isole presenti nel Mediterraneo, 800 delle quali in acque italiane, esprimono prodotti agricoli di qualità e altamente tipici. Ma la pratica agricola è realizzata in condizioni spesso difficili, per la carenza d’acqua, la qualità dei terreni, le pendenze, l’esposizione ai venti, la difficoltà di adattare le macchine ai particolari contesti agricoli. Questo il tema centrale del convegno intitolato “Meccanizzazione e filiere sostenibili nelle isole del Mediterraneo”. Nel corso dell’incontro presentati progetti sperimentali per realizzare sistemi di economia circolare

a cura della Redazione
novembre 2019 | Back

Nel mare Mediterraneo si contano migliaia di isole, non tutte abitate (seimila sono quelle censite in Grecia delle quali poco più di 200 abitate). Nelle sole acque territoriali italiane ne sono presenti ben 800. L’attività basilare nelle economie isolane, insieme al turismo e alla pesca, è l’agricoltura, che viene praticata in condizioni spesso difficili, per la carenza d’acqua, la qualità dei terreni, le pendenze e l’esposizione ai venti.

Nondimeno, l’agricoltura isolana, in molti casi definita come “agricoltura eroica”, esprime prodotti di qualità e altamente tipici, capaci di rappresentare anche un’attrattiva turistica. Il problema fondamentale delle attività colturali nelle isole è quello relativo alla meccanizzazione, vale a dire la difficoltà di trovare mezzi che per dimensioni, caratteristiche tecniche, sistema di propulsione possano adattarsi a quel particolare ambiente.

Di questo si è parlato ad Agrilevante, nel convegno dal titolo “Meccanizzazione e filiere sostenibili nelle isole del Mediterraneo”, promosso da FederUnacoma insieme con Itabia, l’Italian Biomass Association e svoltosi nel pomeriggio di venerdì 11 ottobre. Nel corso dell’incontro, che ha dedicato un focus particolare alle isole minori e a quelle non allacciate alla rete elettrica nazionale, sono stati illustrati progetti sperimentali realizzati in questi anni per adattare i mezzi meccanici alle necessità dell’agricoltura delle varie isole. Fra questi, il “progetto Pantelleria” realizzato dall’Università di Palermo, e il progetto per le isole greche realizzato dall’Università della Tessaglia, presentati nel corso del convegno rispettivamente dal professor Felice Pipitone e dal professor Alexandros Papahatzis. Nel primo caso si è lavorato prevalentemente su tecnologie meccaniche per la coltivazione di vigneti e uliveti panteschi; nel secondo sull’efficientamento energetico delle isole.

Ma ancora più ampio è l’obiettivo del progetto “Smart Islands”, illustrato nel corso del convegno da Valentina Cozza, ricercatrice CNR-Istituto Inquinamento Atmosferico. Il progetto punta a realizzare nelle isole sistemi di economia circolare, nei quali l’attività agricola è inserita in un contesto ambientale pulito e autosufficiente. Emblematico di questo approccio “circolare” è il caso dell’isola di Capraia, di cui ha parlato Sofia Mannelli, presidente di Chimica Verde Bionet.

In particolare Mannelli si è soffermata sui sistemi per l’utilizzo dei residui agricoli, tecnologie per la riduzione e lo smaltimento sostenibile dei rifiuti plastici, recupero delle acque piovane attraverso l’impiego di canali di raccolta e cisterne, che sono attualmente in via di sperimentazione a Capraia insieme ad altre attività.

“Le isole minori sono un laboratorio a cielo aperto, prezioso per sperimentare tecniche di coltivazione e sistemi energetici ecocompatibili – ha detto il presidente di FederUnacoma, Alessandro Malavolti nel suo intervento – e mettono alla prova l’inventiva e la capacità progettuale delle industrie italiane, che vantano una leadership mondiale nelle tecnologie per le colture specializzate e i prodotti di nicchia”.

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