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Meccanica agricola: la formazione come asset strategico

Il Meeting di Agrievolution tenutosi a Madrid ha affrontato, fra gli altri, il tema della diffusione delle informazioni tecniche e dell’addestramento per gli agricoltori e il personale tecnico. Vari progetti sono in corso ad opera di importanti case costruttrici, mentre la Fao ricorda che lo stesso sviluppo dell’agricoltura africana richiede investimenti in termini di formazione

di Giovanni M. Losavio
novembre 2019 | Back

Il modo di fare agricoltura sta cambiando radicalmente, come stanno cambiando - ne è una logica conseguenza - compiti e prerogative degli agricoltori. Coloro che lavorano nei campi devono necessariamente imparare a parlare lo stesso linguaggio delle macchine, sapersi orientare in un mondo interconnesso e sfruttare al meglio tutte le funzionalità dei mezzi meccanici per raggiungere l’optimum produttivo
dal punto di vista delle rese, della sostenibilità e della qualità delle produzioni. L’agricoltore di domani starà sempre meno sul trattore e sempre di più sulla “plancia” di comando della propria azienda, a coordinare macchine e applicazioni
che lavorano sui campi con sistemi di alta automazione. Insomma, l’agricoltore dei prossimi anni sarà un po’ meno “agricoltore” e un po’ più “ingegnere”. È evidente
che in questo scenario la formazione acquista un’importanza cruciale. Non solo nelle realtà dove l’agricoltura 4.0 si è già affermata, ma anche per i Paesi emergenti dove ancora prevalgono il lavoro manuale e la trazione animale.
Di questi temi si è discusso nel corso del Meeting di Agrievolution, tenutosi agli inizi di ottobre a Madrid con la partecipazione di autorevoli rappresentanti del settore della meccanica agricola. Nei contesti più sviluppati c’è, anzitutto, una questione legata al ricambio generazionale. «Nell’Unione Europea - ha evidenziato Emilio Gil, professore al Politecnico della Catalogna nonché project leader del progetto
europeo INNOSETA (Innovative Spraying Equipment Training Advising) - la grande maggioranza degli agricoltori appartiene alle fasce d’età più avanzate; solo il 10% ha meno di 40 anni». Situazione, questa, simile a quella del Giappone dove – ha evidenziato Satoshi Ida, Senior Technical Advisor di Kubota Corporation – il 64% degli agricoltori ha più di 60 anni, mentre solo una percentuale residua (12%) ha meno di cinquant’anni. In Europa la questione dell’invecchiamento della popolazione rurale si lega a doppio nodo con il gap formativo, un problema tanto più stringente in quanto la conoscenza dei processi, delle tecniche e delle tecnologie più innovative può davvero fare la differenza dal punto di vista della produttività. Ciononostante, solo il 30% degli imprenditori agricoli dell’UE ha ricevuto una formazione più o meno accurata, mentre la gran parte - il 68,3% - ha “imparato il mestiere sul campo”. Il deficit formativo riguarda anche i giovani. Ci sono sensibili differenze da un Paese membro all’altro – questo è emerso nel corso del Summit – tuttavia esso è più profondo nell’area del Mediterraneo, soprattutto nel settore delle coltivazioni specializzate. Per superare il gap – ha spiegato Gil – è necessario un impegno congiunto delle istituzioni europee e nazionali, delle Università, delle associazioni di categoria degli agricoltori, ma anche dei costruttori di macchine agricole e dei concessionari. L’innovazione in agricoltura non è funzionale
soltanto alla produzione ma rappresenta anche la leva attraverso cui promuovere il ricambio generazionale grazie a un miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro.
Non è dunque un caso se in Giappone sono proprio i giovani i principali destinatari dell’iniziativa denominata Smart Agriculture promossa dalla Kubota. Tre gli obiettivi del programma di formazione organizzato dal costruttore giapponese: promuovere l’agricoltura di precisione con un particolare focus sulla raccolta e sull’uso dei dati; incentivare l’introduzione di tecnologie di automazione e di guida senza conducente che permettano di ridurre le voci di costo legate al lavoro umano; favorire l’impiego di tecnologie (droni e falciatrici radiocomandate) che alleggeriscano i carichi di lavoro. Molto diverso, invece, è il contesto dei Paesi emergenti, soprattutto nel continente africano. Di Africa ha parlato Josef Kienzle, leader del Mechanization Task Team della FAO, che proprio in occasione del Summit di Agrievolution ha presentato un’analisi di scenario relativa all’agricoltura africana. «Il 60% della popolazione del continente – ha detto Kienzle – trae sostentamento dal settore primario dove predomina la piccola proprietà, e solo il 5% dei terreni è meccanizzato mentre la trazione animale è ancora utilizzata sul 20/25% dei campi. Nonostante i tentativi di modernizzare il comparto, la zappa continua ad essere uno degli utensili più utilizzati dagli agricoltori africani». Insomma, l’impiego sistematico dei mezzi meccanici sarebbe cruciale per ottimizzare i sistemi di coltivazione, ma il settore primario in Africa si trova a fare i conti con le scarse possibilità d’investimento tecnologico dovute proprio ai bassi livelli di produttività e di reddito. A fronte di risorse finanziarie limitate, il deficit di meccanizzazione della piccola proprietà agricola – ha precisato Kienzle – può essere superato con il ricorso sistematico al contoterzismo, ma anche questo richiede uno specifico percorso formativo per i fornitori di tali servizi. Un percorso orientato a fornire gli strumenti per una gestione manageriale dell’azienda di contoterzismo, e per consentire agli operatori di familiarizzare con le macchine e le tecnologie agricole, specie con quelle 4.0. Coltivazioni specializzate, intelligenza artificiale, sostenibilità, nuovi stili alimentari stanno cambiando profondamente non soltanto il modo di coltivare la terra ma la figura stessa dell’agricoltore, sempre meno sul campo ma con un background sempre più vicino a quello di un professionista del settore primario. L’agricoltura si trova dunque ad affrontare molte sfide, la più grande delle quali è quella di nutrire una popolazione mondiale che nel 2050 arriverà a quota 9 miliardi. Per vincerle – questo il messaggio emerso dal Summit di Agrievolution – è necessario che agricoltori, governi, istituzioni internazionali, costruttori di macchine agricole, associazioni di categoria facciano sistema, incentivando l’innovazione e formando una nuova generazione di tecnici e operatori, professionalmente qualificati, e aperti all’innovazione.

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