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Selvatici porta l'ISOBUS sulle macchine vangatrici

a cura della Redazione
ottobre - novembre 2022 | Back

La Selvatici di San Lazzaro di Savena (Bologna) presenta ad EIMA International le prime vangatrici Isobus compatibili, sviluppate a partire da un in sinergia fra lo stesso costruttore bolognese,la Cobo, la Landini-Argo Tractors e la rete Ideagri. Dotate del kit easy fit della Cobo (premio novità tecnica EIMA 2021) tutti i modelli delle serie SERIE 120.45, 150.75 E 150.95 potranno dialogare con trattori ISOBUS per offrire prestazioni di assoluto livello e garantire un uso ottimale. Due sensori – spiega il costruttore – uno sull’attrezzo l’altro nella cabina del trattore collegato alla presa ISOBUS, senza nessun cavo di collegamento, si scambiano informazioni in modo continuo e automatico. In particolare durante la lavorazione l’operatore potrà monitorare velocità di avanzamento, la coppia, il numero di giri del motore e dell’attrezzo, in modo da ridurre consumi ed emissioni. In tempo reale verranno forniti i dati dei consumi l/ha e della produttività della vangatrice ha/h e un indicatore avviserà l’operatore quando starà lavorando in maniera corretta e con tutti i parametri ottimizzati. Inoltre, verranno visualizzati messaggi relativi ai corretti intervalli di manutenzione dell’attrezzo allungando ulteriormente la vita utile di queste macchine, peraltro già progettate per le condizioni di lavoro più estreme. Un’altra collaborazione, quella fra Selvatici e Bertoni, ha portato alla realizzazione di un ripuntatore-rototripper (premio novità tecnica EIMA 2001) per la lavorazione del terreno. Si tratta di un attrezzo portato al terzo punto del trattore, azionato dalla presa di forza, che è costituito da un diverso numero di ancore (nel modello presentato a EIMA International sono 6). Nella parte terminale delle ancore sono imbullonati particolari coltelli posizionati con uno specifico angolo che ne favorisce la penetrazione nel terreno. La particolarità della macchina è rappresentata dal fatto che tali ancore non sono fisse come nei ripuntatori tradizionali, ma azionate da un sistema di biella-manovella che dà all’utensile un movimento ellissoidale. Grazie a tale movimento, che si sviluppa dal basso verso l’alto portando in superficie strati di terreno fertile e mescolandoli con quelli superficiali già più sfruttati, e che migliora così la struttura del suolo, il terreno viene sminuzzato molto più finemente rispetto al ripper tradizionale. La macchina lavora a una profondità regolabile tramite ruote di livello che normalmente può oscillare tra i 15 e i 40 cm. Anche l'interramento dei residui colturali post raccolta e dell'erba è nettamente superiore rispetto ai ripper fissi. Si può anzi affermare che il lavoro del ripuntatore rotante è quasi comparabile a quello di un ripper tradizionale a una profondità di lavoro di 30-35 cm e a una successiva passata di attrezzo finitore (fresa o erpice) poiché – spiega la Selvatici – lascia la struttura del terreno invariata, ma al tempo stesso la rende ancora più fine quasi a predisporla per la semina successiva. Si è inoltre verificato, tramite studi dell’università di Bologna che, costi di gestione, consumo di carburante ed emissioni di CO2 del rotoripper sono inferiori del 30% rispetto all’utilizzo combinato di ripper tradizionale e zappatrice, mentre la velocità di lavoro – sostiene sempre la casa costruttrice bolognese – è superiore del 30% rispetto a quella di una vangatrice tradizionale delle stesse dimensioni. Insomma il ripuntatore rotante firmato dalla Selvatici è un attrezzo che unisce le caratteristiche dei ripuntatori classici con il moto alternativo delle vangatrici. Al momento le versioni disponibili sono per larghezze di 135 - 160 – 180 – 200 cm e per trattori con potenza da 50 a 100 cavalli.

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