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Trattori stretti: il "no" degli agricoltori all'attuale normativa

L'associazione delle imprese e delle cooperative agricole COPA-COGECA interviene presso la Commissione Europea sostenendo l'inapplicabilità delle norme per i motori Fase IV e V alle macchine per le lavorazioni nei frutteti e nei vigneti. In primo piano la difficoltà ad operare nei filari stretti con trattori resi più voluminosi dai dispositivi per il trattamento dei gas di scarico.

a cura della Redazione
maggio - giugno 2015 | Back

Le organizzazioni europee degli agricoltori scendono in campo sulla questione dei “trattori stretti”, e si schierano al fianco delle industrie costruttrici. L’applicazione ai trattori per vigneto e frutteto della normativa sui motori Fase IV e V – che prevede trasformazioni sostanziali nell’architettura delle macchine per ospitare i voluminosi dispositivi di trattamento dei gas di scarico – è considerata dall’associazione europea delle imprese e delle cooperative agricole COPA–COGECA illogica e molto penalizzante per il settore primario. Dopo l’opposizione della federazione italiana dei costruttori FederUnacoma, e del comitato europeo dei costruttori CEMA, il fronte contrario alla normativa si rafforza dunque con la presa di posizione degli agricoltori, espressa in una comunicazione ufficiale trasmessa in data 20 maggio al Direttore Generale della DG Growth (mercato interno, industria, piccole e medie imprese) della Commissione Europea, Daniel Calleja Crespo. Nella lettera alla Commissione le organizzazioni agricole evidenziano tutte le difficoltà legate all’applicazione rigida di una norma che non tiene conto della peculiarità dei trattori specializzati, i quali debbono mantenere le attuali caratteristiche di manovrabilità per operare in vigneti e frutteti con sesti d’impianto e distanze interfilari non modificabili. Nel settore viticolo europeo – sostengono gli agricoltori – i vigneti sono tradizionalmente piantati secondo un modello che presenta un’alta densità se comparato con aree di produzione presenti in altre parti del mondo. Questo metodo storico di produzione del vino – dicono le imprese agricole – è una caratteristica fondamentale che contribuisce alla qualità del vino e al tradizionale paesaggio agricolo europeo. Il documento delle organizzazioni professionali evidenzia, in questo caso, l’incongruenza delle politiche comunitarie, che prima hanno incoraggiato la realizzazione di vigneti ad alta densità, secondo il modello tipico europeo, ed ora costringerebbero a modificarlo, con danni anche sotto il profilo paesaggistico essendo parte dei territori di produzione viticola riconosciuti dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. 

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